Archivio dei tag cantare in coro

Alle origini del canto vocalico: frequenze e risonanze

Il canto delle vocali è una pratica che affonda le sue radici nella storia antica, dove l’uso delle vocali non era semplicemente un mezzo di comunicazione, ma un veicolo per sintonizzarsi con energie superiori, con le forze della natura e, in alcuni casi, con la stessa essenza del cosmo. Oggi sappiamo che ogni vocale porta con sé una particolare frequenza armonica che entra in risonanza con precise onde vibrazionali, permettendo una connessione profonda e trasformativa.

Il canto delle vocali è presente in molte antiche tradizioni, dalle culture sciamaniche alle pratiche ritualistiche egiziane, fino alle filosofie indiane e tibetane. Per queste antiche civiltà, le vocali non erano soltanto componenti della lingua: erano sacre e dotate di potere. In molte di queste culture, le vocali rappresentavano delle chiavi per entrare in connessione con la “musica delle sfere,” l’idea platonica secondo cui l’universo emette costantemente delle frequenze armoniche.

Nella tradizione egizia, per esempio, si credeva che le vocali portassero in sé il soffio della creazione. Ogni lettera possedeva un determinato potere di risonanza che poteva influenzare sia la materia sia la coscienza. I sacerdoti egizi utilizzavano specifiche vocali durante le cerimonie, convinti che ogni suono avesse la capacità di aprire portali verso altre dimensioni o stati di coscienza. Nella tradizione indiana, il canto dell’OM (o AUM) rappresenta forse l’esempio più conosciuto di canto vocalico sacro, un suono che racchiude la totalità dell’essere e della non-dualità, una frequenza che, si dice, risuona con la vibrazione fondamentale dell’universo.

Una delle applicazioni più misteriose e suggestive del canto vocalico si trova tra i Catari, un gruppo mistico-religioso del medioevo, perseguitato per le sue credenze eretiche. I Catari credevano in un dualismo radicale tra spirito e materia, e utilizzavano il canto vocalico per purificarsi dalle impurità terrene, cercando la connessione con il divino attraverso la voce.

Il canto delle vocali AEIOU era un rituale intimo e segreto: ogni vocale rappresentava un passaggio, un’energia sottile che accompagnava il fedele in un viaggio spirituale. Nella sequenza AEIOU, ogni vocale era associata a un elemento o a un piano esistenziale specifico, rappresentando un processo di purificazione progressivo. Si riteneva che questo canto potesse sciogliere le impurità dell’anima, riportandola alla sua essenza luminosa e divina. I Catari intuirono che ogni vocale portava con sé un’identità numerica e vibratoria, un’idea che riecheggia nella teoria moderna delle frequenze, che collega il mondo della materia alla geometria sacra e ai numeri. Quando pronunciamo una vocale, generiamo onde armoniche che portano con sé leggi numeriche universali. Secondo l’esoterismo e molte tradizioni filosofiche, l’intero universo è costruito su proporzioni armoniche, che esprimono un ordine nascosto nel caos apparente della natura. L’essere umano, con la propria voce, ha il potere di entrare in risonanza con queste leggi universali. Le vocali diventano così strumenti potenti per sintonizzarsi con le armoniche dell’universo, e l’atto stesso del canto diventa una forma di connessione diretta con l’essenza numerica della realtà.

Un aspetto particolarmente interessante è che queste leggi di armonia si trovano ovunque: dai rapporti tra le orbite planetarie alla struttura della musica e persino nella nostra biologia. Quando cantiamo, le onde sonore generano una struttura geometrica invisibile nell’aria, che si propaga e risuona con tutto ciò che ha una propria frequenza, dalle cellule del nostro corpo ai campi energetici più sottili.

Per chi pratica il canto delle vocali in modo consapevole, questa risonanza può diventare uno strumento di pienezza e trasformazione. Nell’epoca attuale, il canto delle vocali ha trovato nuovi spazi e significati, soprattutto nelle pratiche di meditazione, musicoterapia e sviluppo personale. Oggi, comprendiamo meglio la scienza dietro la risonanza: sappiamo che le onde sonore non solo influenzano il nostro umore, ma possono anche modificare il nostro stato fisico e mentale.

Nella musicoterapia vocale, ad esempio, il canto delle vocali viene utilizzato per sbloccare tensioni emotive e fisiche, facilitando l’allineamento energetico. Alcuni musicoterapeuti insegnano ai pazienti a vocalizzare le singole vocali come parte di esercizi di respiro e rilassamento, aiutandoli a entrare in uno stato di equilibrio interiore. Anche le neuroscienze stanno cominciando a esplorare come le frequenze vocaliche influenzino il cervello, favorendo una risonanza interna che sembra migliorare la connettività tra diverse aree cerebrali. Il canto delle vocali è una pratica antica che oggi si rivela in tutta la sua potenza, non solo come mezzo di espressione, ma come strumento di connessione con le forze più profonde della natura. Ogni vocale rappresenta un canale verso una realtà armonica, e pronunciarla consapevolmente significa entrare in sintonia con il ritmo nascosto dell’universo. In un mondo in cui la ricerca di senso e connessione è sempre più urgente, il canto delle vocali offre un’esperienza che trascende il linguaggio, riportandoci a un’intuizione primordiale e universale: la vibrazione è alla base di ogni cosa, e la nostra voce è uno strumento per esplorare questa verità. Attraverso il canto delle vocali, l’essere umano non solo esprime se stesso, ma diventa uno strumento consapevole di risonanza, capace di sintonizzarsi con l’armonia fondamentale dell’universo, andando oltre le parole e oltre il tempo.

Questa mia personale interpretazione delle vocali come tappe di un percorso spirituale e esoterico arricchisce ulteriormente la pratica del canto armonico, trasformando ogni suono in un simbolo che rappresenta un aspetto specifico del cammino interiore. Vediamo più in dettaglio come ciascuna vocale può essere intesa come un portale verso una qualità energetica e un’esperienza interiore specifica.

A: il principio della vita e della purezza

La vocale A rappresenta l’inizio, l’origine stessa della creazione, collegandosi all’archetipo della sorgente e della purezza primordiale. Nell’emettere il suono “A”, si può sperimentare uno stato di calma, come se ci si ricollegasse all’essenza dell’esistenza. Questo suono induce una stabilità che nasce dal senso di “essere”, senza la necessità di fare. Per questo motivo, molte pratiche spirituali suggeriscono di iniziare con la vocale A, in quanto prepara il terreno interiore, calmando la mente e creando uno spazio di apertura e ricezione.

 E: luce e chiarezza interiore

La vocale E porta una qualità di illuminazione, come un raggio di luce che rischiara l’oscurità interiore. È associata alla chiarezza mentale e alla guida spirituale, un faro che ci mostra la direzione. Cantare la vocale E può risvegliare la fiducia e l’autostima, mettendoci in contatto con la nostra “luce interiore.” Chi pratica il canto della vocale E spesso descrive un effetto di vivacità mentale e chiarezza, quasi come se la vibrazione liberasse tensioni o dubbi, consentendo di vedere le cose con una nuova lucidità.

I: la spiritualità

I rappresenta l’elevazione spirituale, un innalzamento dell’anima verso piani più alti di consapevolezza. È la vocale che incarna la ricerca interiore, l’ascesa verso il divino e la connessione con il trascendente. Emessa consapevolmente, questa vocale stabilizza l’umore, favorendo uno stato di serenità che va oltre le fluttuazioni emotive quotidiane. Nell’emettere il suono I, si può sperimentare una vibrazione che “risale” lungo la colonna vertebrale, quasi come un’energia che si libera e ci spinge verso l’alto, simboleggiando il desiderio di raggiungere un nuovo stato di coscienza.

 O: eternità e ciclicità

La vocale O è simbolo di eternità, del ciclo della vita e della morte. In molte tradizioni, la O è collegata a forme circolari e alla perfezione della natura ciclica dell’universo. La risonanza del suono O trasmette un senso di completezza e unità, come se abbracciasse tutto il creato. Questo suono porta con sé una qualità di accoglienza e di integrazione, permettendo a chi lo emette di sentirsi parte di un tutto. La vibrazione generata dal suono O si percepisce spesso come una “sfera” che avvolge il corpo, trasmettendo una sensazione di appartenenza e perfezione, in linea con la ciclicità eterna della vita.

 U: unione e radicamento

Infine, la vocale U rappresenta il raggiungimento dell’unione, il completamento del percorso spirituale attraverso una profonda fusione con il divino. Il suono U risuona nelle profondità, generando un senso di radicamento che è essenziale per innalzarsi: “vola alto chi ha radici fonde.” Cantare la vocale U aiuta a sentirsi connessi alla terra e al corpo, favorendo una stabilità interiore che permette di affrontare il viaggio spirituale senza perdere l’equilibrio. Chi sperimenta il canto della U può sentire un’energia che scende verso il basso, favorendo un radicamento che non è immobilità, ma piuttosto una stabilità dinamica.

 Una mappa armonica per un cammino spirituale

Insieme, queste vocali disegnano una sorta di mappa che accompagna il praticante lungo il percorso spirituale. Dall’inizio (A), passando per l’illuminazione (E), l’ascensione (I), la comprensione dell’eterno (O) e la fusione con il divino (U), il canto vocalico diventa un rituale di trasformazione che armonizza corpo, mente e spirito. Ogni vocale, quindi, è molto più di un semplice suono: è una frequenza che risuona con precise parti del nostro essere, toccando corde profonde che ci ricollegano con le leggi armoniche dell’universo. Praticare consapevolmente il canto delle vocali può portare a una maggiore comprensione di sé, un viaggio interiore che ci avvicina al divino, non come qualcosa di esterno, ma come qualcosa che risuona già in noi, in attesa di essere risvegliato attraverso il suono. Le vocali rappresentano un canale attraverso cui l’essere umano entra in contatto diretto con il fenomeno delle armoniche. Ogni volta che pronunciamo una vocale, generiamo e percepiamo onde armoniche, creando risonanze che trascendono il semplice suono. Non è un caso che, quando parliamo o cantiamo, non facciamo altro che esprimere numeri. L’intero mondo fisico è in essenza un sistema numerico, le cui leggi di fondo sono armoniche, con i suoni che ne incarnano le manifestazioni più evidenti.

Da questa prospettiva, le radici del canto vocalico non erano né strettamente verbali né puramente musicali. Erano, invece, basate su leggi armoniche, una scienza intuitiva della risonanza. Ogni vocale, quindi, non era solo un suono, ma uno strumento capace di generare risonanza armonica, che permetteva di entrare in sintonia con le vibrazioni naturali dell’universo. Le vocali diventano così mezzi per risuonare con frequenze specifiche, catalizzatori di una sintonia profonda tra la voce e il cosmo, portando chi canta a un’esperienza più intima e primordiale di connessione con la natura delle cose.

Lorenzo Pierobon 2024 ©

Lo stato di “flusso”  come  strumento  per il canto, l’improvvisazione e la creatività

Il concetto di flusso o “flow”, come introdotto da Mihaly Csikszentmihalyi, rappresenta uno stato di profondo coinvolgimento e concentrazione in un’attività, che ci trasporta in una dimensione senza tempo, in cui ogni azione scorre senza sforzo. Nel contesto del canto, dell’improvvisazione musicale e delle esperienze creative in generale, questo stato può essere uno strumento fondamentale per migliorare la performance, l’improvvisazione e alimentare la creatività. Per un cantante, è uno stato ideale che permette di esprimere la voce senza  inibizioni, senza che la mente razionale interferisca con il fluire  naturale dell’interpretazione. Molti cantanti si trovano spesso bloccati da pensieri di auto-giudizio o dall’ansia da prestazione, che possono ostacolare la naturalezza del loro canto. Il flusso, invece, permette di bypassare questo ostacolo, aiutando il cantante a “dimenticare” sé stesso e a concentrarsi unicamente sul momento presente. Ma come si raggiunge questo stato? Ci sono alcuni elementi chiave che contribuiscono a facilitare il flusso nel canto:

Equilibrio tra sfida e abilità: per entrare nel flusso, l’attività deve presentare una sfida adeguata alle proprie capacità. Se la sfida è troppo bassa, si rischia la noia; se è troppo alta, si sperimenta ansia. Nel canto, questo può tradursi nell’esecuzione di brani che richiedono una certa complessità tecnica ma che, allo stesso tempo, non siano così difficili da far sentire il cantante sopraffatto.

Attivazione della Presenza: una delle caratteristiche del flusso è la concentrazione assoluta sull’attività in corso. Nel canto, questo significa essere completamente presenti, sentire ogni nota, ogni respiro, ogni vibrazione, senza che la mente vaghi o si perda in pensieri distraenti.

Riscontro  e biofeedback immediato: la voce fornisce un feedback costante. Sentire come il suono risuona nel corpo, come le note vengono emesse, permette di monitorare continuamente la qualità della performance. Questo riscontro immediato è essenziale per mantenere il flusso. Quando un cantante entra in questo stato, la voce scorre libera, le emozioni si manifestano in modo autentico e il pubblico può percepire una connessione profonda con l’artista; questo non solo migliora la performance, ma rende il canto un’esperienza gratificante per chi lo pratica. L’improvvisazione, in particolare nel canto, è un terreno fertile in cui addentrarsi. Richiede la capacità di creare musica in tempo reale, senza la struttura rigida di un brano predefinito. Questo richiede una sincronia perfetta tra il pensiero musicale, la tecnica vocale e l’espressione emotiva, che può essere facilitata da questo stato.

Quando si improvvisa, l’obiettivo è lasciarsi trasportare dalla musica, esplorando nuovi percorsi sonori senza paura di sbagliare. Il flusso consente di superare il timore di fare errori, poiché l’attenzione è completamente focalizzata sull’evoluzione del suono in quel preciso istante. Ecco alcuni elementi che, in questo senso,  facilitano l’improvvisazione:

Libertà espressiva: l’improvvisazione richiede di mettere da parte il controllo razionale per dare spazio alla creatività. Il flusso permette al cantante di sperimentare, esplorare nuove melodie, ritmi e armonie, senza il peso delle aspettative.

Connessione emotiva: l’improvvisazione è un atto profondamente emotivo, e il flusso amplifica questa connessione. Il cantante si fonde con la musica, creando un ponte tra il sé interiore e il mondo esterno, un’esperienza che può risultare catartica e profondamente gratificante.

Ascolto attivo: per improvvisare, è essenziale essere completamente sintonizzati con ciò che accade musicalmente. Il flusso aumenta la capacità di ascoltare attentamente ogni suono e rispondere in modo spontaneo, creando un dialogo musicale fluido con altri musicisti o con la propria voce.

Oltre a migliorare la performance, questo stato interno, è uno strumento potente per facilitare esperienze creative. La creatività, che spesso richiede di uscire dai confini della logica e del pensiero strutturato, qui trova un terreno fertile: la mente si libera da blocchi e inibizioni, permettendo al processo creativo di emergere in modo spontaneo e naturale. Uno degli aspetti più affascinanti è la sua capacità di eliminare il giudizio critico, che spesso rappresenta un ostacolo per la creatività. Invece di analizzare o mettere in discussione ogni idea, le idee fluiscono liberamente, si sviluppano e si evolvono senza interruzioni. Questo stato è particolarmente utile per i musicisti, poiché permette loro di esplorare nuovi territori sonori senza essere bloccati dalla paura di fallire o di non essere all’altezza. Attivarlo non è sempre facile, ma ci sono alcune pratiche che possono aumentare le probabilità di sperimentarlo:

Tecnica: la pratica costante è fondamentale. Più un cantante o un musicista padroneggia la tecnica, più è libero di concentrarsi sull’espressione creativa senza essere distratto dagli aspetti tecnici dell’esecuzione.

Preparazione mentale: creare le giuste condizioni mentali è essenziale. Ridurre il rumore interiore, come l’auto-giudizio e i pensieri negativi, aiuta a focalizzarsi sull’attività e a mantenere la concentrazione.

Tecniche meditative: possono essere strumenti importanti per migliorare il canto, aiutando a sviluppare maggiore consapevolezza del corpo e della respirazione. Attraverso la meditazione, i cantanti possono imparare a rilassare le tensioni muscolari, a gestire l’ansia da performance e a focalizzarsi sulla corretta emissione vocale. La pratica meditativa porta a una connessione più profonda con il proprio respiro, che è fondamentale per il controllo della voce, e aiuta a entrare in uno stato di concentrazione e calma, facilitando l’espressione vocale autentica e fluida.

 

Concetto di flusso Applicato alla Terapia

Il concetto di flusso ha trovato applicazione in una vasta gamma di ambiti, dalla psicologia alle arti, dallo sport alla gestione aziendale, e non meno importante, nella terapia. In terapia può rappresentare un potente strumento per facilitare il processo di guarigione, migliorare il benessere psicofisico e aiutare le persone a riconnettersi con sé stesse. Questo stato, descritto come un’esperienza di completa immersione e presenza, può aiutare a promuovere la trasformazione interiore e la crescita personale. In terapia si verifica quando un paziente o un cliente entra in uno stato di concentrazione e coinvolgimento profondo durante una sessione. Questo stato non è limitato a una specifica forma di terapia: può manifestarsi in molteplici contesti tra cui la musicoterapia, la psicoterapia, l’arte terapia. Nel contesto terapeutico, si manifesta quando la persona è pienamente coinvolta nell’attività terapeutica, sia essa espressiva, come il canto o il disegno, sia riflessiva, come il dialogo con il terapeuta. Nel momento in cui si instaura questo stato, le resistenze iniziano ad indebolirsi, e la persona può accedere a una dimensione più profonda del proprio sé, consentendo una maggiore consapevolezza e comprensione dei propri stati emotivi, mentali e fisici. Raggiungere questo  stato  durante una sessione terapeutica, favorisce l’ instaurarsi di una serie di condizioni favorevoli e facilitanti:

Concentrazione e focalizzazione aumentate: la mente è completamente focalizzata sull’attività in corso. Questo porta a un maggiore coinvolgimento nel processo terapeutico, aiutando la persona a rimanere presente e consapevole di sé e del proprio vissuto. In terapia, la capacità di essere pienamente presenti nel momento è cruciale per riconoscere e affrontare emozioni e traumi che spesso vengono evitati o ignorati.

Riduzione dell’ansia e del giudizio: Il flow aiuta a mettere da parte il giudizio e il pensiero critico. Questo è particolarmente utile quando il timore di essere giudicati, anche da sé stessi, può ostacolare la crescita e il cambiamento. Nello stato di flusso, l’individuo è meno incline a preoccuparsi delle aspettative sociali o del giudizio esterno, il che facilita l’esplorazione emotiva e psicologica.

Autenticità emotiva: la persona è in contatto diretto con le proprie emozioni. Questo stato permette di sperimentare emozioni autentiche, senza filtri o repressioni. In molte terapie, come nella musicoterapia o nell’arte terapia, facilita l’espressione di emozioni che potrebbero essere difficili da verbalizzare. Le emozioni possono essere esplorate attraverso il suono, il movimento, la voce, il canto aiutando la persona a comprendere meglio sé stessa.

Superamento del controllo razionale: la capacità di lasciare andare il controllo razionale. Questo può essere particolarmente utile in terapie orientate all’espressione e alla creatività, dove il controllo razionale spesso limita il processo. In questo stato, il paziente può liberare il proprio potenziale creativo e emotivo, permettendo alla terapia di diventare un’esperienza profondamente trasformativa.

Accesso a nuove prospettive e intuizioni: può favorire una connessione più profonda con il sé interiore, aiutando la persona a ottenere intuizioni(insight) e nuove prospettive sui propri problemi. Nel flusso, le resistenze interiori si indeboliscono, permettendo di vedere situazioni e vissuti da angolazioni diverse, facilitando la crescita e il cambiamento.

 

Flow e Musicoterapia

La musicoterapia è uno degli ambiti in cui si manifesta in modo particolarmente evidente. Durante una sessione di musicoterapia, sia il terapeuta che il paziente possono entrare in questo stato di coscienza profondo specialmente durante momenti di improvvisazione musicale o di partecipazione attiva alla creazione del suono o di un canto. Quando il paziente entra in questo stato durante una sessione di musicoterapia:

  • Si connette profondamente con il suono e le vibrazioni, questo aiuta a regolare le emozioni e a raggiungere uno stato di equilibrio psicofisico.
  • Lascia emergere emozioni nascoste, la musica e il canto agiscono come canali che permettono di esplorare e esprimere emozioni difficili da verbalizzare.
  • Sperimenta una sincronia con il terapeuta, a collaborazione musicale in questo caso crea un legame terapeutico forte, che favorisce la fiducia e l’apertura emotiva.

Per esempio, nell’improvvisazione musicale o vocale, l’attenzione è completamente rivolta al suono e alle emozioni che esso evoca, consentendo al paziente di sperimentare una connessione profonda con il proprio mondo interiore, facilitando così non solo l’esplorazione emotiva, ma anche il rilascio di tensioni e blocchi energetici, portando a una sensazione di sollievo e liberazione.

 Flusso e terapia corporea

Nella terapia corporea, come il lavoro con il respiro, la bioenergetica, il Qi gong, si può manifestare quando il paziente entra in uno stato di consapevolezza profonda del proprio corpo. Questo può accadere, ad esempio, durante pratiche di respirazione o tecniche di rilassamento, in cui la mente si calma e l’attenzione si sposta completamente sulle sensazioni fisiche.

  • Consapevolezza del corpo: aiuta a diventare più consapevoli delle tensioni e delle emozioni bloccate nel corpo.
  • Rilascio di tensioni: quando si entra in flow, il corpo tende a rilasciare tensioni accumulate, promuovendo una sensazione di rilassamento e benessere.

In terapia corporea, permette alla persona di entrare in uno stato di sintonia con il proprio corpo, facilitando l’emergere di emozioni legate a tensioni fisiche o traumi.

 Come promuovere lo stato di flusso

Esistono alcuni fattori che possono favorire l’avvicinamento:

  1. Creare un ambiente sicuro e accogliente: il paziente deve sentirsi libero di esplorare senza paura di giudizio o critica. Un ambiente sicuro permette al cliente di lasciarsi andare e di entrare più facilmente.
  2. Stabilire obiettivi chiari: avere una chiara comprensione di ciò che si vuole ottenere nella sessione terapeutica può aiutare a focalizzare l’attenzione e a entrare più facilmente.
  3. Incoraggiare l’espressione creativa: sia che si tratti di musica, arte, movimento o canto, l’espressione creativa può essere un canale efficace per facilitare il raggiungimento di questo stato.

Il concetto di flusso applicato alla terapia apre una strada nuova e affascinante per migliorare il processo di guarigione e di crescita personale. Che si tratti di una seduta di musicoterapia, di un dialogo profondo io di un lavoro corporeo, può facilitare un’esperienza di completa immersione che permette di abbassare le difese, esplorare emozioni nascoste e trovare un senso di benessere e autenticità. In un mondo in cui spesso ci sentiamo frammentati e disconnessi, ci offre la possibilità di riconnettersi con il nostro sé più profondo, favorendo la trasformazione e il cambiamento. Coltivare il flusso richiede costanza, presenza mentale e un approccio equilibrato tra tecnica e libertà espressiva, ma una volta raggiunto, diventa una risorsa inestimabile per ogni artista che desideri esplorare nuovi orizzonti creativi e connettersi profondamente con la propria arte e con il pubblico.

Lorenzo Pierobon 2024 ©

 

 

Laboratorio: Il mistero della Voce LAB. 24 maggio – Firenze

dalle 14 alle 18  Tutte le date: 9 novembre

24 maggio 2025

Studio Clematis via Lorenzo di Credi 20 Firenze

SUONI DELL’ANIMA-L’ESSENZA NASCOSTA DELLA VOCE

laboratorio di canto armonico, ricerca e sperimentazione vocale con Lorenzo Pierobon.

Il percorso è finalizzato all’apprendimento del canto armonico, alla ricerca vocale e alla sperimentazione attraverso lo strumento “voce”, mezzo potente ed efficace per il benessere globale della persona, in grado di liberare tensioni, blocchi, stress e ristabilire armonia. Un viaggio nel magico e misterioso mondo della voce per scoprirne tutte le possibilità , non solo dal punto di vista artistico, ma anche e sopratutto dal punto di vista spirituale ed energetico.

VISUALIZZA QUI IL PROGRAMMA DETTAGLIATO

info: cantoarmonicofirenze@gmail.com cell. 3402843870

Laboratorio: IL MISTERO DELLA VOCE 25 maggio – Lucca

dalle 9.30 alle 13:30  Tutte le date: 10 novembre

25 maggio 2025

esploreremo lo strumento “Voce”dal punto di vista artistico, ma anche e sopratutto dal punto di vista spirituale ed energetico. La meditazione con il suono, la voce e gli stati di coscienza, la voce come strumento per la ricerca spirituale, questi alcuni degli argomenti trattati. Laboratorio di canto armonico, ricerca e sperimentazione vocale

Un lavoro profondo e adatto a tutti che unisce all’utilizzo del suono e della voce un naturale movimento corporeo e pratiche di respirazione profonda.

Esploreremo inoltre la ritualità, la condivisione e la contemplazione della dimensione del sacro attraverso l’uso di questo affascinante “strumento musicale

VISUALIZZA QUI IL PROGRAMMA DETTAGLIATO

Centro AMRITA via del Brennero 344 S.Marco, Lucca
INFO E PRENOTAZIONI
cell 329 3773096 patrimartix@gmail.com
cell 335 7581124 avaditi542@gmail.com

Direzione, intenzione, proiezione: il triangolo della voce

Il “Triangolo della Voce” non è solo un concetto teorico, ma un vero e proprio strumento pratico che può aiutarci a comprendere meglio le dinamiche di questo mezzo espressivo, ponendo l’accento su tre aspetti fondamentali: direzione, intenzione e proiezione. Questi tre elementi non solo influenzano la qualità e l’efficacia del canto, ma giocano anche un ruolo cruciale nella connessione tra cantante e ascoltatore, nonché nell’impatto terapeutico della voce.

Direzione: orientamento della voce

La direzione rappresenta l’orientamento fisico e mentale del cantante. Sul piano fisico, implica il controllo della postura, della respirazione e della risonanza per dirigere il suono in modo efficiente. Ad esempio, una buona postura e una respirazione diaframmatica permettono al cantante di mantenere il controllo del flusso d’aria, che è fondamentale per una voce stabile e potente.

Sul piano mentale, la direzione implica la consapevolezza dell’obiettivo del canto, che può variare dal raggiungimento di una determinata nota alla comunicazione di un’emozione specifica. Le neuroscience spiegano che il cervello umano è altamente coinvolto nella produzione vocale, con diverse aree cerebrali che cooperano per controllare il tono, il timbro e la dizione. Una direzione chiara può migliorare la precisione vocale e la coerenza espressiva, poiché il cervello coordina meglio i muscoli coinvolti nella produzione del suono.

Le due direzioni.

Interna

Quando cantiamo dirigendo il suono verso il centro del corpo, creiamo una vibrazione che può sciogliere tensioni e blocchi emotivi. Questo processo può aiutare a risvegliare parti di noi stessi che sono rimaste silenti, offrendo una nuova consapevolezza e pace interiore.

Esterna

Proiettando la voce verso l’esterno, possiamo esprimere noi stessi con forza e chiarezza. È come lanciare  un messaggio al mondo, affermando la nostra presenza e unicità. In questo modo possiamo creare una connessione potente con gli ascoltatori, comunicando emozioni e pensieri in modo diretto e coinvolgente.

Intenzione: energia  emotiva e creativa

L’intenzione è l’energia emotiva e creativa che  i cantanti mettono nella loro espressione vocale. Questo elemento è fondamentale per creare un collegamento emotivo con l’ascoltatore. Nel canto, l’intenzione può variare dalla narrazione di una storia alla condivisione di un’esperienza personale. Ogni canzone ha il potenziale di evocare emozioni profonde, e l’intenzione del cantante è ciò che dà vita e autenticità alla performance.

Nel contesto del canto terapeutico, l’intenzione assume un ruolo ancora più significativo. Il canto è utilizzato in molte culture antiche come strumento di cura, grazie alla sua capacità di influenzare lo stato mentale e emotivo. La scienza moderna supporta questa idea, studi recenti hanno dimostrato che il canto può ridurre i livelli di stress e ansia, migliorare l’umore e persino stimolare il rilascio di endorfine, sostanze chimiche  associate al benessere. L’intenzione di benessere e cura dunque, diventa un canale attraverso il quale il cantante può trasmettere vibrazioni positive e calmanti, che possono avere un effetto terapeutico sugli ascoltatori.

I quattro tipi di intenzione.

Esplorativa

Cantare con l’intento di esplorare nuove sfumature della nostra voce e del nostro essere è un atto di scoperta personale. Questo processo può svelare potenzialità vocali nascoste e arricchire la nostra espressione artistica e personale.

Catartica

L’intenzione catartica nel canto è rivolta alla liberazione delle emozioni represse. Questo può fornire un sollievo significativo, aiutandoci a gestire meglio lo stress e le tensioni quotidiane. La liberazione emotiva attraverso il canto è una pratica che risale a tempi antichi, utilizzata in molte culture come strumento di purificazione e rinascita.

Curativa

Cantare con l’intenzione della cura può influire positivamente sul benessere fisico e psicologico. Studi neuroscientifici hanno dimostrato che il canto può stimolare il rilascio di endorfine e migliorare l’umore, riducendo i sintomi di ansia e depressione.

Connessione

Infine, l’intenzione di connessione è quella che cerca di creare un legame con gli altri e con il mondo. Cantare in gruppo o per un pubblico può costruire una sensazione di appartenenza e comunità, rafforzando i legami sociali e promuovendo l’empatia. (vedi l’articolo: La preparazione di un concerto: un viaggio tra simbolo, metafora e senso del sacro)

Proiezione: trasmissione della voce

La proiezione è il vertice del triangolo e rappresenta il modo in cui la voce del cantante viene trasmessa all’ascoltatore. Una buona proiezione richiede non solo una tecnica vocale solida ma anche una forte connessione emotiva e fisica con il pubblico. Nel canto, la proiezione è spesso associata alla capacità di riempire uno spazio con il suono, ma è anche una questione di trasmettere chiaramente il messaggio e le emozioni.

Nel canto terapeutico, la proiezione è cruciale per l’efficacia del trattamento. Ad esempio, nelle pratiche di canto armonico, il cantante usa tecniche specifiche per creare frequenze che risuonano in diverse parti del corpo, influenzando così l’equilibrio energetico e promuovendo il benessere. La proiezione non è solo una questione di volume, ma anche di qualità del suono e di intonazione, che possono influenzare il sistema nervoso e le onde cerebrali degli ascoltatori.

Il Triangolo della Voce offre un modello per esplorare il potenziale della voce umana sia nel campo artistico che in quello terapeutico. La direzione, l’intenzione e la proiezione sono elementi interconnessi che, se ben compresi e sviluppati, possono elevare l’esperienza della Voce a livelli straordinari. Questa consapevolezza non solo arricchisce la pratica vocale ma offre anche strumenti per la cura e il benessere, dimostrando ancora una volta il potere trasformativo della voce umana.

Lorenzo Pierobon 2024 ©

I dodici archetipi di Jung la Voce e il canto

Carl Gustav Jung ha introdotto il concetto di archetipi come modelli universali presenti nell’inconscio collettivo. Questi archetipi rappresentano personaggi e simboli ricorrenti nelle storie, nei miti e nella psiche umana, influenzando profondamente il comportamento e le emozioni. Nella pratica del canto, questi archetipi possono trovare una loro espressione e diventare strumenti di connessione con le dimensioni più profonde del Sé. La voce, come mezzo di espressione primaria e personale, può incarnare queste figure archetipiche, creando un ponte tra l’inconscio e il mondo esterno.

Di seguito esploriamo i 12 archetipi di Jung e come ciascuno di essi possa influenzare e arricchire l’espressione vocale e il canto, sia nel contesto del canto tradizionale che in quello del canto armonico.

Il Saggio: rappresenta la ricerca della verità, della conoscenza e della comprensione più profonda. Il Saggio è riflessivo e consapevole, e la sua voce esprime calma, consapevolezza e autorità silenziosa. Nel canto, questo archetipo si manifesta attraverso un uso pacato della voce, con toni gravi e profondi, capaci di trasmettere conoscenza e tranquillità. L’uso di toni bassi e stabili favoriscono la meditazione e l’introspezione, permettendo al cantante di raggiungere una condizione di centratura interiore.

L’Innocente: è ottimista, puro e fiducioso. Questo archetipo si affida alla bontà del mondo e alla semplicità della vita. La voce dell’Innocente è luminosa, leggera e priva di complessità emotive. Nel canto, l’Innocente evoca melodie semplici e gioiose, con toni chiari e leggeri che trasmettono purezza e serenità. Una voce chiara e senza tensioni, che si esprime attraverso melodie delicate e ritmiche semplici.

L’Esploratore: è spinto dal desiderio di andare oltre i confini del conosciuto, alla ricerca di nuove esperienze e possibilità. Nel canto, l’Esploratore si manifesta attraverso l’innovazione e la sperimentazione vocale, giocando con ritmi, melodie e tecniche inusuali. La sua voce è dinamica, flessibile e aperta a esplorare nuove strade. Una voce che si avventura fuori dagli schemi tradizionali, sperimentando nuove melodie e tecniche vocali.

Il Sovrano: rappresenta il potere, il controllo e la padronanza di sé. Questo archetipo incarna l’autorità e la capacità di organizzare e dominare. Nel canto, il Sovrano si esprime con una voce forte, ben controllata e proiettata, che trasmette sicurezza e leadership. Una voce decisa, potente e ben modulata, che proietta un senso di comando e stabilità., controllo preciso delle risonanze vocali, dimostrando padronanza tecnica e forza interiore.

Il Creatore: è l’archetipo dell’innovazione e dell’immaginazione. Egli si esprime attraverso la creazione di qualcosa di nuovo, unico e personale. Nel canto, il Creatore trova espressione attraverso l’invenzione di melodie e armonie originali, che rappresentano la volontà di dare forma a emozioni e pensieri . L’uso della voce per creare combinazioni sonore innovative e armonici complessi, sperimentando nuove risonanze e tecniche vocali.

L’Angelo Custode: è l’archetipo della protezione, della cura e della compassione. Rappresenta l’amore altruistico e il desiderio di proteggere e prendersi cura degli altri. La voce dell’Angelo Custode è dolce, accogliente e rassicurante, capace di creare un senso di sicurezza e conforto. Una voce morbida e calorosa, che trasmette amore e conforto, capace di  creare un’atmosfera di serenità e protezione, favorendo il rilassamento e il benessere.

Il Mago: è l’archetipo della trasformazione e della magia. Egli è in grado di influenzare il mondo e le persone attraverso la sua capacità di trasformare l’energia e la materia. Nel canto, il Mago si esprime attraverso una voce che cambia e si trasforma, utilizzando variazioni dinamiche e timbriche per guidare il processo di cambiamento interiore. L’esplorazione delle risonanze profonde per indurre stati di coscienza alterati e favorire la trasformazione interiore.

L’Eroe: rappresenta il coraggio, la forza e la volontà di affrontare sfide e difficoltà. Questo archetipo è guidato dal desiderio di superare gli ostacoli e raggiungere i propri obiettivi. Nel canto, l’Eroe si esprime con una voce potente e sicura, capace di trasmettere determinazione e resistenza.  Una voce forte e determinata, che comunica coraggio e forza di volontà,  il  controllo tecnico  per esprimere potenza interiore, mantenendo un equilibrio stabile tra forza e precisione.

Il Ribelle: è colui che sfida le regole e le convenzioni, cercando di cambiare il sistema. Questo archetipo è caratterizzato da un desiderio di libertà e indipendenza. Nel canto, il Ribelle si esprime attraverso l’uso di tecniche non convenzionali e dissonanti, rompendo le regole per creare qualcosa di nuovo sfidando le aspettative e le convenzioni  musicali. La sperimentazione con suoni inusuali e dissonanti, spingendo la voce verso nuove possibilità espressive.

L’Amante: rappresenta l’amore, la passione e il desiderio di connessione emotiva e fisica. Questo archetipo è guidato dall’emozione e dal desiderio di creare legami profondi. Nel canto, l’Amante si esprime con una voce calda, sensuale e avvolgente, capace di trasmettere intensità emotiva e intimità. Una voce calda e ricca di emozione, che trasmette passione e desiderio.

Il Giullare:  rappresenta la gioia, la leggerezza e la capacità di vivere il momento presente. Questo archetipo cerca di portare allegria e leggerezza nella vita, ridendo di sé stesso e del mondo. Nel canto, il Giullare si esprime con una voce giocosa, dinamica e ricca di energia. Una voce leggera e vivace, che si muove rapidamente tra diversi registri, creando un senso di gioco e spensieratezza. L’uso di ritmi veloci e suoni brillanti per evocare gioia e movimento.

L’Orfano: rappresenta la vulnerabilità, la solitudine e il desiderio di appartenenza. Questo archetipo si confronta con la perdita e la mancanza, ma è anche caratterizzato da una forte capacità  di resistenza e speranza. Nel canto, l’Orfano si esprime con una voce fragile e malinconica, che trasmette vulnerabilità e desiderio di connessione. Una voce delicata e malinconica, che esprime sentimenti di solitudine e ricerca interiore.

I 12 archetipi junghiani offrono una mappa potente per esplorare il mondo interiore attraverso la voce e il canto. Ogni archetipo incarna un’energia specifica che può essere canalizzata nella pratica vocale, arricchendo l’espressione musicale e offrendo nuove vie di connessione con le proprie emozioni e il proprio inconscio.

Lorenzo Pierobon 2024 ©

Voce e movimento per la regolazione del tono vagale (tecniche vocali)

La teoria polivagale è una teoria avanzata che esplora la relazione tra il sistema nervoso autonomo e il comportamento umano, formulata dallo psicologo e neuro scienziato Stephen Porges. Ecco descritti brevemente i principi fondamentali:

Il nervo vago è il decimo nervo cranico e ha due principali branche:

  • Branca ventro vagale: associata al sistema parasimpatico, promuove stati di calma, connessione sociale e sicurezza. È fondamentale per il comportamento pro sociale e la regolazione delle emozioni.
  • Branca dorso vagale: associata sempre al sistema parasimpatico, ma entra in gioco in situazioni di estremo pericolo (anche solo percepito). Può causare immobilità o “spegnimento” come risposta a pericoli estremi.

Gerarchia delle risposte di sopravvivenza 

La teoria polivagale propone una gerarchia di risposte autonomiche:

  • Sistema ventro vagale (connessione sociale): il primo livello di risposta, dove si cerca di stabilire connessioni e comunicazioni sicure.
  • Sistema simpatico (combatti o fuggi): attivato quando la connessione sociale non è possibile o non è sufficiente per garantire la sicurezza, preparando il corpo per l’azione.
  • Sistema dorso vagale (Immobilizzazione): attivato quando le risposte di combattimento o fuga non sono possibili o sono fallite, portando a uno stato di immobilità.

Neurocezione

È un concetto centrale della teoria polivagale che si riferisce alla capacità del sistema nervoso di valutare automaticamente e inconsciamente la sicurezza o il pericolo nell’ambiente, influenzando le risposte autonomiche.

La teoria polivagale ha implicazioni significative in ambito terapeutico, in quanto suggerisce che,  per favorire la regolazione emotiva e il benessere psicologico è essenziale promuovere stati di sicurezza e connessione sociale. Questo può essere realizzato attraverso tecniche che stimolano il nervo vago ventrale, come la respirazione diaframmatica, la voce, la musica, il canto in coro, il canto (armonico), le esperienze artistiche creative e altre forme di interazione sociale positiva.  Per un musicoterapeuta o un terapeuta della relazione di aiuto, la teoria polivagale può offrire importanti spunti su come utilizzare il suono e la voce per influenzare positivamente il sistema nervoso autonomo. Il canto, la modulazione della voce e l’uso di determinati suoni possono aiutare a stimolare il nervo vago ventrale, promuovendo uno stato di calma e sicurezza.

Ecco alcuni esercizi specifici che ho messo a punto per la stimolazione e regolazione del tono vagale:

 

Riequilibrio vagale:

braccia incrociate sul petto (incrociare anche i pollici) , picchiettare, alternando, con indice e medio le clavicole e vocalizzare un humming continuo. (Stimolazione sonora e tapping asincrono bilaterale). Questa pratica aiuta a stimolare il nervo vago e promuovere una sensazione di sicurezza e stabilità. Incrocia le braccia e usa le dita per picchiettare delicatamente le clavicole, favorendo il rilassamento e l’autoregolazione.

Riequilibrio energetico/rilassamento: mano sinistra sulla zona lombare e mano destra sulla base della nuca, vocalizzare “U” e salire lentamente in glissando verso la “I”. Questa pratica può aiutare a rilassare e riequilibrare l’energia del corpo. La posizione delle mani crea un circuito energetico mentre il glissando vocale promuove la regolazione emotiva.

Cerchio di contatto: mano destra sul cuore, mano sinistra al centro della schiena della persona di fronte, vocalizzare “A” e poi glissando verso la “O”. Questo esercizio può essere fatto in coppia o in gruppo, favorendo il contatto sociale e il senso di connessione. Alternando la posizione, ogni partecipante può sentire il supporto fisico ed emotivo del gruppo (o del singolo, nel caso di lavoro in coppia) rafforzando il senso di sicurezza.

Attivazione energetica: vocalizzare in modo ritmico “ON”, picchiettando lentamente sullo sterno, un po’ più veloce sul mento, più veloce in mezzo agli occhi. Questo esercizio aiuta a stimolare l’energia del corpo e attivare il sistema nervoso. Il tapping in diverse aree del corpo con variazioni di velocità può aiutare a rivitalizzare e bilanciare il sistema energetico.

La teoria polivagale fornisce una comprensione più profonda di come il sistema nervoso risponde alle sfide e come queste risposte possano essere influenzate per migliorare la salute mentale e fisica. Utilizzando esercizi mirati di musicoterapia e terapia del suono, è possibile stimolare il nervo vago e promuovere stati di calma, sicurezza e connessione sociale, contribuendo al miglioramento dello stato psicofisico delle persone.

Tutte le tecniche vocali descritte in questo articolo si basano sull’utilizzo del Canto Armonico e sul modello di Musicoterapia Vocal Harmonics in Motion (VHM)

Lorenzo Pierobon 2024 ©

La preparazione di un concerto: un viaggio tra simbolo, metafora e senso del sacro

Preparare un concerto è molto più di una semplice sequenza di prove e preparativi tecnici. È un processo profondamente simbolico e metaforico che coinvolge empatia, condivisione, presenza, creatività, improvvisazione e senso del sacro.

L’empatia è il fondamento di ogni esibizione artistica. Quando artisti e musicisti si preparano per un concerto, devono sintonizzarsi non solo tra di loro ma anche con il pubblico che li ascolterà. Questa connessione empatica crea una risonanza emotiva che amplifica l’esperienza collettiva. L’empatia permette agli artisti di sentire le emozioni altrui come proprie, rendendo possibile una performance che tocca profondamente l’animo degli spettatori.

La preparazione di un concerto è un atto di condivisione, dove ogni membro del gruppo porta la propria voce, il proprio strumento e la propria energia creativa. Questa condivisione crea un tessuto sonoro unico, un mosaico di suoni e sensazioni che si intrecciano per creare qualcosa di più grande della somma delle singole parti. La condivisione non è solo un atto di generosità, ma una necessità che permette di raggiungere una armoniosa perfezione. Essere presenti, totalmente immersi nel momento, nel qui e ora, è essenziale per la riuscita di una performance. La presenza è quella qualità ineffabile che permette agli artisti di essere pienamente consapevoli di ogni nota, ogni movimento e ogni respiro. Questa consapevolezza trasforma la preparazione in un atto meditativo, dove il passato e il futuro svaniscono, lasciando spazio ad un eterno presente.  La creatività è il motore della preparazione artistica. È attraverso la creatività che gli artisti esplorano nuovi territori sonori, sperimentano e giocano con le possibilità. L’improvvisazione, in particolare, rappresenta l’alchimia dell’inaspettato, dove l’arte si rinnova costantemente in modi imprevedibili. Questa capacità di improvvisare, di adattarsi e di trasformarsi, è ciò che rende ogni concerto unico e irripetibile.

In fisica quantistica, la coerenza è lo stato in cui le particelle oscillano all’unisono. Analogamente, durante la preparazione di un concerto, i musicisti entrano in uno stato di coerenza, che crea un campo di energia condiviso, dove intenzione e emozione si allineano in perfetta armonia, rendendo possibile una performance che trascende il semplice atto artistico.  Quando gli artisti si uniscono per creare uno spettacolo, formano un super organismo, un’entità collettiva che va oltre le singole individualità. Questa entità artistica è capace di esprimere una potenza creativa e una sensibilità superiore rispetto al singolo, la sinergia dell’insieme permette di esplorare nuove dimensioni artistiche e di toccare profondamente il cuore del pubblico.

Infine, preparare un concerto è un atto spirituale e rituale. Ogni prova, ogni gesto, ogni nota suonata è parte di un rito che celebra la sacralità dell’arte. Come in un antico rituale, gli artisti si preparano a offrire una parte di sé al pubblico, creando un ponte tra il mondo terreno e quello spirituale., tra terra e cielo. Questa dimensione spirituale conferisce al concerto una profondità e un significato che va oltre il semplice intrattenimento. La preparazione di un concerto è un viaggio, un rito che celebra la sacralità dell’arte e la potenza della connessione umana, trasformando ogni performance in un’esperienza unica e irripetibile.

Lorenzo Pierobon 2024 ©

L’importanza sociale della voce nella società moderna

La voce umana, oltre ad essere uno strumento di comunicazione fondamentale, è un mezzo attraverso il quale esprimiamo la nostra identità, le nostre emozioni e la nostra presenza nel mondo. Nella complessità della società moderna, la voce riveste un ruolo cruciale in vari contesti, influenzando le relazioni personali, la vita  professionale, l’identità culturale e la partecipazione politica e sociale.

La voce è un veicolo per trasmettere molto più di semplici parole: attraverso l’intonazione, il ritmo, il volume e l’espressione facciale, riusciamo a comunicare emozioni, intenzioni e stati d’animo. Una voce calda e rassicurante può creare un’atmosfera di conforto e sicurezza, stabilendo connessioni profonde con gli altri. Al contrario, una voce nervosa o incerta può trasmettere insicurezza e disorientamento, influenzando negativamente il modo in cui veniamo percepiti dagli altri. Nelle relazioni personali, la capacità di ascoltare attivamente e rispondere in modo empatico alla voce dell’altro è essenziale per  costruire legami autentici e duraturi. Attraverso il suono della voce, siamo in grado di comprendere le emozioni e le necessità degli altri, rafforzando così la nostra capacità di comunicare e connetterci con loro. Nel contesto lavorativo, la voce può fare la differenza. Un’abilità comunicativa efficace, supportata da una voce sicura e autorevole, può influenzare positivamente il modo in cui siamo percepiti  dai colleghi, dai superiori e dai clienti. Un oratore carismatico  può ispirare fiducia e ottenere il consenso del pubblico, mentre un professionista con una voce chiara e assertiva può trasmettere competenza e leadership.

La voce è particolarmente importante in settori come l’insegnamento, la vendita e la gestione aziendale, dove la capacità di comunicare in modo chiaro ed efficace può determinare il raggiungimento degli obiettivi . Attraverso la voce, siamo in grado di influenzare le opinioni degli altri, negoziare accordi e motivare le persone a raggiungere obiettivi comuni. La voce non è solo uno strumento di comunicazione individuale, ma anche un riflesso delle nostre radici culturali e sociali. Accenti regionali, modi di parlare e dialetti sono testimoni della diversità linguistica e culturale delle comunità in tutto il mondo. Attraverso la voce, le persone possono rivendicare la propria identità e appartenenza a gruppi sociali specifici, promuovendo la diversità e l’inclusione. Preservare e valorizzare la diversità della voce umana è essenziale per promuovere una cultura del rispetto e della comprensione reciproca. Celebrare le differenze linguistiche e dialettali contribuisce a creare un ambiente inclusivo in cui tutte le voci sono ascoltate e rispettate.

Nel contesto politico e sociale, la voce assume un ruolo fondamentale nella partecipazione civica e nell’esercizio dei diritti democratici. Attraverso  le manifestazioni  pubbliche e la partecipazione ai dibattiti, le persone possono far sentire la propria voce e influenzare il cambiamento sociale. La libertà di espressione e il diritto di protesta sono garantiti dalla capacità di comunicare e diffondere idee attraverso la voce. La voce è uno strumento di potere e cambiamento sociale, capace di mobilitare masse e trasformare le opinioni pubbliche. L’espressione  “ non avere voce in capitolo”   indica la mancanza di potere o influenza nel prendere decisioni su un certo argomento o situazione. Questo termine ha origini nel contesto dei monaci medievali, dove solo alcuni membri più anziani e esperti erano ammessi al Capitolo, l’assemblea dei religiosi che prendeva decisioni importanti. I novizi e i conversi, cioè coloro che avevano da poco preso i voti o lo avevano fatto in tarda età, non avevano il diritto di intervenire. Da qui deriva il concetto che “non avere voce in capitolo” significa non contare nulla quando è il momento di prendere decisioni importanti. Attraverso discorsi pubblici, interviste e mezzi di comunicazione di massa, le persone possono promuovere cause sociali, sensibilizzare l’opinione pubblica e influenzare l’agenda politica.

In conclusione, l’importanza sociale della voce nella società moderna è evidente in ogni aspetto della vita quotidiana. Essa rappresenta uno strumento di connessione e espressione individuale, capace di influenzare profondamente il modo in cui ci rapportiamo agli altri e al mondo che ci circonda.

Lorenzo Pierobon 2024 ©

Voce, canto armonico, Zero Point Energy. Simbolo e metafora.

Nel mondo del canto, della musicoterapia e delle ricerche sperimentali riguardanti la voce, emerge una connessione affascinante tra la voce umana e il concetto di “Zero Point Energy” mutuato dalla fisica quantistica. Si riferisce all’energia minima che una particella subatomica può avere, anche quando è a temperatura assoluta (0 Kelvin, -273,15°C). Questo significa che anche nello stato di riposo più completo, le particelle continuano a vibrare a una certa energia di base, chiamata appunto energia del punto zero (ZPE), questo è un concetto affascinante, poiché suggerisce che il vuoto apparente non è completamente privo di energia, ma piuttosto traboccante di fluttuazioni quantistiche. Questa idea è stata oggetto di studi e discussioni nel contesto della teoria quantistica dei campi e ha importanti implicazioni in diverse aree della fisica.

Per comprendere appieno la connessione, tra voce, canto e ZPE esploriamo come le vocali e i simboli possono diventare un ponte tra la dimensione fisica e quella spirituale. Le vocali, sono le fondamenta del linguaggio e del canto, e possono assumere un significato simbolico profondo. Nella mia pratica, ho associato la vocali “u” e “i” a concetti specifici: “u” rappresenta la terra, l’energia femminile e l’orizzontalità, mentre “i” simboleggia il cielo, l’energia maschile e la verticalità. Questa distinzione tra materia (rappresentata dalla linea orizzontale) e spirito (rappresentato dalla linea verticale) è una visione comune a molte tradizioni spirituali. La linea orizzontale rappresenta la solidità della materia, mentre la linea verticale simboleggia l’ascesa verso lo spirito. Là dove queste due linee si intersecano, si crea un potente simbolo: la croce. Questa intersezione rappresenta il punto in cui materia e spirito si incontrano e si bilanciano. Al centro, nella mia personale visione, sorge l’energia del punto zero (ZPE), ovvero il raggiungimento dello stato di “presenza”, è possibile trovare alcune correlazioni tra questo punto specifico e i concetti legati a una visione spirituale:

  1. Connessione universale: si può pensare alla ZPE come contenente una sorta di energia che permea tutto l’universo (QI, prana, materia oscura). Questa visione può richiamare concetti di unità o interconnessione tra tutte le cose, che sono spesso associati alla spiritualità.
  2. Vibrazioni e frequenze: nella fisica quantistica, l’energia del punto zero è legata alle vibrazioni delle particelle, questo concetto può essere collegato all’idea di “vibrazioni spirituali”
  3. Stato di pace e calma: la ZPE rappresenta uno stato di minima energia, che potrebbe essere interpretato come un momento di calma, pace interiore e presenza. Questo potrebbe essere paragonato alla meditazione o alla ricerca della centratura nelle pratiche spirituali.
  4. Esplorazione interiore: la ricerca di una connessione spirituale spesso coinvolge l’esplorazione interiore e la comprensione di aspetti profondi di sé e della realtà

Un’altra simbologia interessante da prendere in considerazione per spiegare meglio questo centro di “presenza “è l’occhio del ciclone. Mentre tutto attorno a esso è turbolento e caotico, l’occhio offre un rifugio temporaneo di serenità. Questa zona di quiete è creata dal contrasto tra i venti convergenti che lo circondano, creando un equilibrio al centro della tempesta.
La correlazione tra ZPE e l’occhio del ciclone risiede nella loro rappresentazione di equilibri nelle dimensioni opposte dell’universo.: l’equilibrio del microcosmo, presente a livello subatomico, e l’equilibrio del macrocosmo, riferito a un fenomeno meteorologico, entrambi ci ricordano che l’equilibrio è una qualità intrinseca dell’universo, sia nell’infinitamente grande che nell’infinitamente piccolo. Questa correlazione può essere vista come un invito a riflettere sulla profonda interconnessione tra tutti gli aspetti dell’universo, dall’energia primordiale delle particelle subatomiche alla calma apparente nel cuore della tempesta. Tuttavia, è importante sottolineare che queste correlazioni sono interpretazioni personali e filosofiche. La fisica quantistica e la spiritualità operano in ambiti molto diversi, ma anche molto simili, questo non impedisce, di trarre ispirazione da tali concetti per la propria esplorazione personale e ricerca spirituale.

La connessione tra voce e ZPE suggerisce un equilibrio armonico tra la manifestazione fisica e la dimensione spirituale. Quando cantiamo, possiamo sperimentare questo equilibrio, creando un ponte tra il mondo materiale e regno spirituale. Il canto delle vocali diventa un mezzo per esplorare la profondità della nostra esistenza, una pratica che riflette il nostro desiderio di connettere materia e spirito. La ZPE si trova al centro di questa esplorazione, rappresentando l’equilibrio, la calma e la convergenza tra questi due mondi.

Lorenzo Pierobon 2023 ©