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Il soffio, linguaggio dell’ intimità e dell’ascolto profondo

Le tecniche vocali sottili come il whispering (sussurro), l’ASMR (Autonomous Sensory Meridian Response) e la Terapia del Soffio del maestro zen Inoue Muhen offrono una prospettiva innovativa sulla relazione tra suono, respiro e benessere. L’interesse scientifico e terapeutico per queste pratiche nasce dalla loro capacità di agire direttamente sulle risposte neurofisiologiche e psico-emotive, facilitando il rilassamento, la regolazione del sistema nervoso e una maggiore consapevolezza di sé. Ma qual è il significato più profondo di queste tecniche? Quali implicazioni hanno a livello psicologico, filosofico ed emotivo?

Il whispering è molto più di un semplice sussurro: è una modalità vocale che si manifesta attraverso un suono senza vibrazione delle corde vocali, un soffio carico di significato e intenzionalità. L’effetto del whispering sulla psiche umana è profondo, perché si colloca in una dimensione intima e avvolgente, capace di risvegliare archetipi ancestrali legati al nutrimento emotivo e alla sicurezza. Psicologicamente, il sussurro viene associato all’accudimento e alla protezione. Fin dall’infanzia, il tono sussurrato evoca l’esperienza primaria della cura materna, il contatto delicato e rassicurante che infonde calma e fiducia. Nel contesto terapeutico, questa caratteristica lo rende uno strumento potente per abbassare le difese emotive e facilitare una comunicazione più autentica e profonda.

Sul piano filosofico, il sussurro rappresenta l’ascolto consapevole, una pratica che si fonda sulla riduzione del rumore esterno e sull’affinamento della percezione interiore. Il sussurro non impone, ma invita; non invade, ma accoglie. Questo lo rende un veicolo ideale per esplorare il concetto di “presenza”, elemento centrale nelle pratiche meditative e nella relazione d’aiuto. Emotivamente, il whispering genera un senso di vicinanza e connessione. Il suono soffuso richiede attenzione, induce all’ascolto profondo e stabilisce una relazione empatica tra chi emette il suono e chi lo riceve. Questo lo rende particolarmente efficace nella musicoterapia  vocale e nelle terapie sonore, dove la voce non è solo un mezzo espressivo, ma anche un canale di trasformazione interiore.

L’Autonomous Sensory Meridian Response (ASMR) è un fenomeno neurofisiologico in cui determinati suoni – tra cui il sussurro – generano una risposta di rilassamento profondo, spesso accompagnata da una piacevole sensazione di formicolio lungo il corpo. Da un punto di vista psicologico, l’ASMR agisce sulla regolazione del sistema nervoso, favorendo una predominanza del sistema parasimpatico, responsabile del rilassamento e della rigenerazione. Questo lo rende un valido strumento per la gestione dello stress, dell’ansia e delle difficoltà legate all’insonnia. L’aspetto terapeutico dell’ASMR risiede nella sua capacità di indurre stati di calma vigile, uno stato intermedio tra la veglia e il sonno in cui la mente si distende e le tensioni corporee si dissolvono. L’effetto è simile a quello delle pratiche meditative, con la differenza che l’ASMR utilizza specifici stimoli sonori per evocare una risposta involontaria di rilassamento. Filosoficamente, possiamo interpretare l’ASMR come un’esperienza di riconnessione con il piacere sottile della percezione. La società moderna ci ha abituati a stimoli uditivi invasivi e a una costante iperattivazione sensoriale; l’ASMR, al contrario, ci riporta a una dimensione di ascolto attento e di riscoperta della bellezza nei dettagli sonori più impercettibili.

A livello emotivo, il fenomeno ASMR può avere un impatto significativo sulle memorie affettive e sulla regolazione delle emozioni. Molti suoni ASMR evocano ricordi legati alla cura, al contatto gentile e alla sicurezza, creando un effetto terapeutico di auto-consolazione e di benessere psicofisico.

La Terapia del Soffio del maestro zen Inoue Muhen rappresenta una visione ancora più sottile e spirituale del potere del suono e del respiro. Il maestro insegnava che il soffio non è solo un atto fisiologico, ma un principio vitale che collega corpo, mente e spirito. A livello psicologico, il soffio consapevole aiuta a regolare l’attività mentale e a ristabilire un equilibrio interiore. In un mondo dominato dall’accelerazione e dall’iperstimolazione, l’atto di tornare al respiro primordiale diventa una pratica di centratura, un modo per placare il dialogo interno e ritrovare uno stato di quiete profonda. Dal punto di vista terapeutico, la pratica del soffio agisce come una forma di meditazione sonora, in cui la vibrazione del respiro viene utilizzata per sciogliere tensioni fisiche ed emotive. Il suono del soffio diventa una risonanza interiore, un’eco del movimento della vita che scorre dentro di noi. Sul piano filosofico, la Terapia del Soffio si inserisce in una tradizione antica che considera il respiro come il ponte tra il visibile e l’invisibile. Nel buddismo zen, il respiro è il veicolo della presenza, il punto d’incontro tra l’essere e il divenire. Il soffio è il primo e l’ultimo atto della nostra esistenza: riconoscerne la sacralità significa accogliere il mistero della vita con consapevolezza e gratitudine. Emotivamente, il soffio ha il potere di trasformare. Il semplice atto di respirare con attenzione può aprire spazi di rilascio emotivo, permettendo alle tensioni di sciogliersi e alle emozioni represse di emergere in un flusso armonico e naturale.

Il whispering, l’ASMR e la Terapia del Soffio offrono un accesso privilegiato alle dimensioni più profonde della percezione, dell’ascolto e della consapevolezza. Queste pratiche non sono semplici tecniche, ma strumenti di esplorazione interiore, capaci di trasformare il modo in cui ci rapportiamo alla voce, al respiro e al suono. Nel contesto terapeutico, esse rappresentano una via delicata e potente per riconnettersi con il proprio sé autentico, sciogliere blocchi emotivi e ristabilire un senso di armonia tra corpo, mente ed emozioni. Nel soffio, nel sussurro e nel suono sottile si cela un universo di possibilità: un invito ad ascoltare più profondamente, a sentire più intensamente e a vivere con maggiore presenza.

Lorenzo Pierobon 2025 ©

Minimo stimolo. Il potere della delicatezza

Il principio del minimo stimolo (MS) è un concetto scientifico trasversale, presente in diversi campi come la biologia, la fisica, la psicologia e le scienze applicate. La sua essenza si riassume nell’idea che un sistema, sia esso biologico, fisico o psicologico, reagisca a uno stimolo con il minimo livello di risposta necessario per ottenere un effetto misurabile o funzionale. In altre parole, il principio evidenzia l’efficienza intrinseca dei sistemi nel rispondere solo quando uno stimolo supera una certa soglia, evitando così un consumo energetico non necessario o eccessivo.

In fisiologia, il principio MS emerge nel funzionamento dei riflessi: un muscolo, ad esempio, si contrae soltanto se la stimolazione raggiunge il livello soglia, il minimo indispensabile perché il sistema nervoso traduca lo stimolo in una azione. Allo stesso modo, nel campo della psicologia, si può osservare come gli stimoli di intensità moderata, ripetuti nel tempo, siano sufficienti a innescare processi di apprendimento o condizionamento, senza bisogno di forzature.

Questo principio non si limita agli organismi viventi. Nella fisica e nella chimica lo si ritrova, per esempio, nei sistemi catalitici, dove un catalizzatore riduce l’energia necessaria per innescare una reazione chimica. È un principio che rispecchia una sorta di “economia naturale“, un adattamento intelligente che massimizza l’efficienza e minimizza gli sprechi.

Nel campo della musicoterapia e della voce, campi a cui sono particolarmente legate le mie ricerche, il MS trova applicazioni interessanti. Una frequenza sonora ben calibrata, anche con un’intensità minima, può produrre un effetto terapeutico significativo, purché sia in risonanza con il sistema su cui agisce. Questo si riflette anche nel canto armonico, dove le vibrazioni sonore precise e sottili riescono a influire profondamente sull’organismo senza sovrastimolarlo. Le cellule, i tessuti e perfino l’acqua reagiscono a questi stimoli quando le frequenze entrano in sintonia con le loro proprietà intrinseche.

In una prospettiva più ampia, si collega al concetto di omeostasi, cioè la capacità dei sistemi di mantenere l’equilibrio con il minimo intervento esterno. È un concetto che celebra l’armonia tra stimolo e risposta, un equilibrio che diventa particolarmente affascinante quando lo si osserva nel mondo delle vibrazioni e del suono. Se applicato consapevolmente, questo principio può dare nuovi impulsi sia alla ricerca scientifica che all’arte, offrendo nuove prospettive per comprendere il rapporto tra energia, materia e coscienza.

 

In termini generali, il principio del minimo stimolo può essere così riassunto:

“La reazione di un sistema biologico o fisico è proporzionata al livello minimo di stimolazione necessaria per attivare o modificare il suo stato, senza generare un consumo energetico o un’alterazione non necessaria.”

 Nell’ambito artistico, si può tradurre nella potenza della sottrazione. Correnti musicali come il minimalismo si basano sull’idea che il massimo impatto emotivo può essere raggiunto con un uso essenziale di forme, suoni o colori. Nel canto armonico e nella musica sperimentale, ad esempio, un singolo suono puro o una vibrazione sottile può evocare emozioni profonde e creare spazi di ascolto meditativo. Anche nella danza o nel teatro, gesti minimali e calibrati possono trasmettere significati complessi, dimostrando come un approccio ridotto all’essenziale amplifichi la forza espressiva. Nel campo terapeutico, il principio trova una chiara applicazione nella musicoterapia e in altre discipline basate sul suono o sul contatto fisico. Frequenze sonore calibrate, anche a bassa intensità, possono stimolare processi di benessere profondo senza sovrastimolare il sistema nervoso. Lo stesso vale per approcci come l’agopuntura o il massaggio, dove l’applicazione mirata di stimoli minimi produce effetti terapeutici significativi. Questo principio è centrale anche nella psicoterapia, dove piccoli cambiamenti introdotti gradualmente nel comportamento, nel pensiero, nelle abitudini, possono generare trasformazioni durature.

In sintesi, il MS stimolo agisce come una chiave per comprendere come la semplicità e l’essenzialità possano favorire l’efficacia, sia nei sistemi biologici che nei processi creativi e terapeutici. Esplorare questa correlazione in modo interdisciplinare può aprire nuove prospettive per integrare scienza, arte e benessere. Il MS trova profonde risonanze nella filosofia orientale e nella spiritualità, suggerendo che il concetto non sia solo un principio scientifico o applicativo, ma anche una prospettiva esistenziale radicata in una visione armoniosa del mondo e dell’essere, in particolare nel Taoismo, esiste un principio che richiama direttamente il minimo stimolo: il concetto di wu wei, che può essere tradotto come “non azione” o “azione senza sforzo”. Questo non implica passività, ma un agire in sintonia con i flussi naturali della vita, evitando forzature inutili. Il Taoismo insegna che la vera forza risiede nella semplicità e nel lasciare che le cose seguano il loro corso naturale, dove l’energia è usata in modo parsimonioso e mirato per produrre effetti profondi e duraturi.

Nel Buddhismo, la pratica della meditazione si basa sull’attenzione minima, ma intensa, a un unico elemento, come il respiro. Anche in questo caso, un piccolo e costante stimolo, come l’osservazione consapevole, è sufficiente per innescare trasformazioni significative nella mente e nello spirito. La semplicità del metodo non riduce la profondità del risultato; anzi, la sua essenzialità diventa il punto di forza.

In ambito spirituale, si lega all’idea che la crescita interiore non avvenga attraverso eccessi, ma tramite una graduale e delicata connessione con il sé e il divino. Tradizioni come lo Zen pongono grande enfasi sul vuoto, sul silenzio come vie per raggiungere l’illuminazione. L’essenziale diventa il mezzo per entrare in risonanza con ciò che è più profondo e autentico. La preghiera o il mantra, presenti in molte pratiche spirituali, rappresentano un esempio concreto. La ripetizione di una semplice parola o frase, magari accompagnata da un lieve suono o vibrazione, può generare uno stato di profonda concentrazione e apertura. Non serve un’abbondanza di stimoli, ma un singolo punto focale per raggiungere stati elevati di consapevolezza.

Molte tradizioni spirituali, come quelle indiane, attribuiscono un potere sacro ai suoni e alle frequenze. Om, considerato il suono primordiale dell’universo, è un esempio straordinario di come un unico stimolo sonoro, semplice ma perfetto, possa racchiudere il potenziale per connettere l’individuo con il tutto.

La filosofia orientale e la spiritualità condividono con questo principio un rispetto profondo per l’essenzialità. Un piccolo gesto, un suono lieve, un’azione non forzata possono diventare portali verso l’illimitato. Questo approccio non è solo pratico, ma anche profondamente poetico. Esso invita a riconsiderare il rapporto con l’energia, il tempo e lo spazio, suggerendo che il vero cambiamento avviene nel punto in cui semplicità ed efficacia si incontrano, generando una risonanza capace di trasformare sia il mondo interiore che quello esteriore.

Nel canto e nella pratica vocale, l’attenzione a una stimolazione minima implica lavorare con piccole variazioni di intensità, vibrazione e consapevolezza per ottenere risultati precisi e raffinati. Questo significa focalizzarsi più sulla qualità del suono e della vibrazione che sulla quantità o sulla forza dell’emissione.

In ambito terapeutico, si riflette nell’approccio di tecniche come la Neurologic Music Therapy (NMT). Questa disciplina utilizza stimoli musicali dosati per ricalibrare funzioni motorie, cognitive e linguistiche in pazienti con lesioni cerebrali o disturbi neurologici. Ad esempio, l’intervento attraverso il canto può modulare attività neurali e favorire il recupero della fonazione e della prosodia, anche in casi complessi come il morbo di Parkinson e l’aprassia del linguaggio. Questi effetti sono mediati dal potenziamento della plasticità cerebrale e dall’attivazione di circuiti specifici, come dimostrato in numerosi studi clinici e meta-analisi. La NMT è stata formalmente riconosciuta come terapia basata sull’evidenza, in particolare per la riabilitazione motoria e linguistica post-ictus o traumi cranici, e ha ricevuto supporto da organizzazioni come la World Federation of Neurorehabilitation.

In campo artistico studi sull’arteterapia e neuroscienze evidenziano che il processo creativo, compreso il canto, influenza direttamente emozioni, memoria e apprendimento. La combinazione di stimoli sensoriali e cognitivi a bassa intensità permette di attivare sistemi neurali complessi senza sovraccaricarli, favorendo cambiamenti positivi nell’elaborazione emotiva e nella regolazione del comportamento. Questo approccio è particolarmente efficace per ridurre ansia e stress, migliorare la consapevolezza corporea e sviluppare capacità cognitive e relazionali. Studi su interventi vocali, in particolare attraverso il canto, dimostrano miglioramenti significativi nella qualità vocale e nell’intelligibilità del linguaggio. Tecniche basate su piccoli stimoli vocali e respiratori, come esercizi per la gestione del flusso d’aria e l’articolazione modulata, sono utilizzate per incrementare la funzione polmonare e il controllo del diaframma. Gli effetti positivi includono una maggiore durata della fonazione, un miglioramento della prosodia e un’estensione del range vocale, anche in pazienti con patologie croniche. Questi studi dimostrano che l’applicazione mirata e graduale del principio del minimo stimolo non solo rispetta i limiti naturali del corpo e della mente, ma attiva risorse latenti attraverso percorsi di apprendimento e adattamento neurale. Puoi approfondire queste tematiche consultando articoli specifici pubblicati su riviste accademiche per una panoramica completa sulle evidenze e le applicazioni cliniche.

Lorenzo Pierobon 2024 ©

Il Mistero della Voce LAB. 15 febbraio – Milano –

Le date: 15 febbraio 2025 12 aprile 2025

Un laboratorio che nasce dall’esperienza di Lorenzo Pierobon, musicoterapeuta, cantante e ricercatore della Voce, e dall’esigenza di iniziare a trasmettere una conoscenza accumulata in quasi trenta anni di ricerca e sperimentazione vocale. Gli incontri sono pensati per indagare lo strumento voce in maniera profonda, non soffermandosi esclusivamente sulla parte tecnica, ma esplorando le componenti più misteriose che conferiscono alla Voce lo status di “strumento trasformativo”. Le tecniche del canto armonico (overtones singing) ci accompagneranno in questo percorso alla scoperta della parte più nascosta e potente della voce: la componente esoterica. Tutti possono partecipare, non servono prerequisiti tecnici, in particolare è consigliato:

• A coloro che desiderano intraprendere un percorso di crescita personale e di consapevolezza

• Professionisti della relazione di aiuto (medici, psicologi, counselor, operatori olistici, insegnanti, etc).

• Artisti

• Cantanti e danzatori

• Esploratori

Gli incontri sono fruibili singolarmente, ma è fortemente consigliato il percorso completo, al termine del quale sarà rilasciato un attestato di frequenza. Per chi lo desiderasse è possibile attivare sessioni individuali di tutoring e supervisione in presenza, dove possibile, oppure online. (Gli incontri individuali, sono da considerarsi come costo a parte e saranno concordati direttamente con l’insegnante).

PROGRAMMA DETTAGLIATO

Segreteria KAILASH Telefono 02 39545486 e-mail informazioni@cckailash.it

 

 

Lo stato di “flusso”  come  strumento  per il canto, l’improvvisazione e la creatività

Il concetto di flusso o “flow”, come introdotto da Mihaly Csikszentmihalyi, rappresenta uno stato di profondo coinvolgimento e concentrazione in un’attività, che ci trasporta in una dimensione senza tempo, in cui ogni azione scorre senza sforzo. Nel contesto del canto, dell’improvvisazione musicale e delle esperienze creative in generale, questo stato può essere uno strumento fondamentale per migliorare la performance, l’improvvisazione e alimentare la creatività. Per un cantante, è uno stato ideale che permette di esprimere la voce senza  inibizioni, senza che la mente razionale interferisca con il fluire  naturale dell’interpretazione. Molti cantanti si trovano spesso bloccati da pensieri di auto-giudizio o dall’ansia da prestazione, che possono ostacolare la naturalezza del loro canto. Il flusso, invece, permette di bypassare questo ostacolo, aiutando il cantante a “dimenticare” sé stesso e a concentrarsi unicamente sul momento presente. Ma come si raggiunge questo stato? Ci sono alcuni elementi chiave che contribuiscono a facilitare il flusso nel canto:

Equilibrio tra sfida e abilità: per entrare nel flusso, l’attività deve presentare una sfida adeguata alle proprie capacità. Se la sfida è troppo bassa, si rischia la noia; se è troppo alta, si sperimenta ansia. Nel canto, questo può tradursi nell’esecuzione di brani che richiedono una certa complessità tecnica ma che, allo stesso tempo, non siano così difficili da far sentire il cantante sopraffatto.

Attivazione della Presenza: una delle caratteristiche del flusso è la concentrazione assoluta sull’attività in corso. Nel canto, questo significa essere completamente presenti, sentire ogni nota, ogni respiro, ogni vibrazione, senza che la mente vaghi o si perda in pensieri distraenti.

Riscontro  e biofeedback immediato: la voce fornisce un feedback costante. Sentire come il suono risuona nel corpo, come le note vengono emesse, permette di monitorare continuamente la qualità della performance. Questo riscontro immediato è essenziale per mantenere il flusso. Quando un cantante entra in questo stato, la voce scorre libera, le emozioni si manifestano in modo autentico e il pubblico può percepire una connessione profonda con l’artista; questo non solo migliora la performance, ma rende il canto un’esperienza gratificante per chi lo pratica. L’improvvisazione, in particolare nel canto, è un terreno fertile in cui addentrarsi. Richiede la capacità di creare musica in tempo reale, senza la struttura rigida di un brano predefinito. Questo richiede una sincronia perfetta tra il pensiero musicale, la tecnica vocale e l’espressione emotiva, che può essere facilitata da questo stato.

Quando si improvvisa, l’obiettivo è lasciarsi trasportare dalla musica, esplorando nuovi percorsi sonori senza paura di sbagliare. Il flusso consente di superare il timore di fare errori, poiché l’attenzione è completamente focalizzata sull’evoluzione del suono in quel preciso istante. Ecco alcuni elementi che, in questo senso,  facilitano l’improvvisazione:

Libertà espressiva: l’improvvisazione richiede di mettere da parte il controllo razionale per dare spazio alla creatività. Il flusso permette al cantante di sperimentare, esplorare nuove melodie, ritmi e armonie, senza il peso delle aspettative.

Connessione emotiva: l’improvvisazione è un atto profondamente emotivo, e il flusso amplifica questa connessione. Il cantante si fonde con la musica, creando un ponte tra il sé interiore e il mondo esterno, un’esperienza che può risultare catartica e profondamente gratificante.

Ascolto attivo: per improvvisare, è essenziale essere completamente sintonizzati con ciò che accade musicalmente. Il flusso aumenta la capacità di ascoltare attentamente ogni suono e rispondere in modo spontaneo, creando un dialogo musicale fluido con altri musicisti o con la propria voce.

Oltre a migliorare la performance, questo stato interno, è uno strumento potente per facilitare esperienze creative. La creatività, che spesso richiede di uscire dai confini della logica e del pensiero strutturato, qui trova un terreno fertile: la mente si libera da blocchi e inibizioni, permettendo al processo creativo di emergere in modo spontaneo e naturale. Uno degli aspetti più affascinanti è la sua capacità di eliminare il giudizio critico, che spesso rappresenta un ostacolo per la creatività. Invece di analizzare o mettere in discussione ogni idea, le idee fluiscono liberamente, si sviluppano e si evolvono senza interruzioni. Questo stato è particolarmente utile per i musicisti, poiché permette loro di esplorare nuovi territori sonori senza essere bloccati dalla paura di fallire o di non essere all’altezza. Attivarlo non è sempre facile, ma ci sono alcune pratiche che possono aumentare le probabilità di sperimentarlo:

Tecnica: la pratica costante è fondamentale. Più un cantante o un musicista padroneggia la tecnica, più è libero di concentrarsi sull’espressione creativa senza essere distratto dagli aspetti tecnici dell’esecuzione.

Preparazione mentale: creare le giuste condizioni mentali è essenziale. Ridurre il rumore interiore, come l’auto-giudizio e i pensieri negativi, aiuta a focalizzarsi sull’attività e a mantenere la concentrazione.

Tecniche meditative: possono essere strumenti importanti per migliorare il canto, aiutando a sviluppare maggiore consapevolezza del corpo e della respirazione. Attraverso la meditazione, i cantanti possono imparare a rilassare le tensioni muscolari, a gestire l’ansia da performance e a focalizzarsi sulla corretta emissione vocale. La pratica meditativa porta a una connessione più profonda con il proprio respiro, che è fondamentale per il controllo della voce, e aiuta a entrare in uno stato di concentrazione e calma, facilitando l’espressione vocale autentica e fluida.

 

Concetto di flusso Applicato alla Terapia

Il concetto di flusso ha trovato applicazione in una vasta gamma di ambiti, dalla psicologia alle arti, dallo sport alla gestione aziendale, e non meno importante, nella terapia. In terapia può rappresentare un potente strumento per facilitare il processo di guarigione, migliorare il benessere psicofisico e aiutare le persone a riconnettersi con sé stesse. Questo stato, descritto come un’esperienza di completa immersione e presenza, può aiutare a promuovere la trasformazione interiore e la crescita personale. In terapia si verifica quando un paziente o un cliente entra in uno stato di concentrazione e coinvolgimento profondo durante una sessione. Questo stato non è limitato a una specifica forma di terapia: può manifestarsi in molteplici contesti tra cui la musicoterapia, la psicoterapia, l’arte terapia. Nel contesto terapeutico, si manifesta quando la persona è pienamente coinvolta nell’attività terapeutica, sia essa espressiva, come il canto o il disegno, sia riflessiva, come il dialogo con il terapeuta. Nel momento in cui si instaura questo stato, le resistenze iniziano ad indebolirsi, e la persona può accedere a una dimensione più profonda del proprio sé, consentendo una maggiore consapevolezza e comprensione dei propri stati emotivi, mentali e fisici. Raggiungere questo  stato  durante una sessione terapeutica, favorisce l’ instaurarsi di una serie di condizioni favorevoli e facilitanti:

Concentrazione e focalizzazione aumentate: la mente è completamente focalizzata sull’attività in corso. Questo porta a un maggiore coinvolgimento nel processo terapeutico, aiutando la persona a rimanere presente e consapevole di sé e del proprio vissuto. In terapia, la capacità di essere pienamente presenti nel momento è cruciale per riconoscere e affrontare emozioni e traumi che spesso vengono evitati o ignorati.

Riduzione dell’ansia e del giudizio: Il flow aiuta a mettere da parte il giudizio e il pensiero critico. Questo è particolarmente utile quando il timore di essere giudicati, anche da sé stessi, può ostacolare la crescita e il cambiamento. Nello stato di flusso, l’individuo è meno incline a preoccuparsi delle aspettative sociali o del giudizio esterno, il che facilita l’esplorazione emotiva e psicologica.

Autenticità emotiva: la persona è in contatto diretto con le proprie emozioni. Questo stato permette di sperimentare emozioni autentiche, senza filtri o repressioni. In molte terapie, come nella musicoterapia o nell’arte terapia, facilita l’espressione di emozioni che potrebbero essere difficili da verbalizzare. Le emozioni possono essere esplorate attraverso il suono, il movimento, la voce, il canto aiutando la persona a comprendere meglio sé stessa.

Superamento del controllo razionale: la capacità di lasciare andare il controllo razionale. Questo può essere particolarmente utile in terapie orientate all’espressione e alla creatività, dove il controllo razionale spesso limita il processo. In questo stato, il paziente può liberare il proprio potenziale creativo e emotivo, permettendo alla terapia di diventare un’esperienza profondamente trasformativa.

Accesso a nuove prospettive e intuizioni: può favorire una connessione più profonda con il sé interiore, aiutando la persona a ottenere intuizioni(insight) e nuove prospettive sui propri problemi. Nel flusso, le resistenze interiori si indeboliscono, permettendo di vedere situazioni e vissuti da angolazioni diverse, facilitando la crescita e il cambiamento.

 

Flow e Musicoterapia

La musicoterapia è uno degli ambiti in cui si manifesta in modo particolarmente evidente. Durante una sessione di musicoterapia, sia il terapeuta che il paziente possono entrare in questo stato di coscienza profondo specialmente durante momenti di improvvisazione musicale o di partecipazione attiva alla creazione del suono o di un canto. Quando il paziente entra in questo stato durante una sessione di musicoterapia:

  • Si connette profondamente con il suono e le vibrazioni, questo aiuta a regolare le emozioni e a raggiungere uno stato di equilibrio psicofisico.
  • Lascia emergere emozioni nascoste, la musica e il canto agiscono come canali che permettono di esplorare e esprimere emozioni difficili da verbalizzare.
  • Sperimenta una sincronia con il terapeuta, a collaborazione musicale in questo caso crea un legame terapeutico forte, che favorisce la fiducia e l’apertura emotiva.

Per esempio, nell’improvvisazione musicale o vocale, l’attenzione è completamente rivolta al suono e alle emozioni che esso evoca, consentendo al paziente di sperimentare una connessione profonda con il proprio mondo interiore, facilitando così non solo l’esplorazione emotiva, ma anche il rilascio di tensioni e blocchi energetici, portando a una sensazione di sollievo e liberazione.

 Flusso e terapia corporea

Nella terapia corporea, come il lavoro con il respiro, la bioenergetica, il Qi gong, si può manifestare quando il paziente entra in uno stato di consapevolezza profonda del proprio corpo. Questo può accadere, ad esempio, durante pratiche di respirazione o tecniche di rilassamento, in cui la mente si calma e l’attenzione si sposta completamente sulle sensazioni fisiche.

  • Consapevolezza del corpo: aiuta a diventare più consapevoli delle tensioni e delle emozioni bloccate nel corpo.
  • Rilascio di tensioni: quando si entra in flow, il corpo tende a rilasciare tensioni accumulate, promuovendo una sensazione di rilassamento e benessere.

In terapia corporea, permette alla persona di entrare in uno stato di sintonia con il proprio corpo, facilitando l’emergere di emozioni legate a tensioni fisiche o traumi.

 Come promuovere lo stato di flusso

Esistono alcuni fattori che possono favorire l’avvicinamento:

  1. Creare un ambiente sicuro e accogliente: il paziente deve sentirsi libero di esplorare senza paura di giudizio o critica. Un ambiente sicuro permette al cliente di lasciarsi andare e di entrare più facilmente.
  2. Stabilire obiettivi chiari: avere una chiara comprensione di ciò che si vuole ottenere nella sessione terapeutica può aiutare a focalizzare l’attenzione e a entrare più facilmente.
  3. Incoraggiare l’espressione creativa: sia che si tratti di musica, arte, movimento o canto, l’espressione creativa può essere un canale efficace per facilitare il raggiungimento di questo stato.

Il concetto di flusso applicato alla terapia apre una strada nuova e affascinante per migliorare il processo di guarigione e di crescita personale. Che si tratti di una seduta di musicoterapia, di un dialogo profondo io di un lavoro corporeo, può facilitare un’esperienza di completa immersione che permette di abbassare le difese, esplorare emozioni nascoste e trovare un senso di benessere e autenticità. In un mondo in cui spesso ci sentiamo frammentati e disconnessi, ci offre la possibilità di riconnettersi con il nostro sé più profondo, favorendo la trasformazione e il cambiamento. Coltivare il flusso richiede costanza, presenza mentale e un approccio equilibrato tra tecnica e libertà espressiva, ma una volta raggiunto, diventa una risorsa inestimabile per ogni artista che desideri esplorare nuovi orizzonti creativi e connettersi profondamente con la propria arte e con il pubblico.

Lorenzo Pierobon 2024 ©

 

 

I dodici archetipi di Jung la Voce e il canto

Carl Gustav Jung ha introdotto il concetto di archetipi come modelli universali presenti nell’inconscio collettivo. Questi archetipi rappresentano personaggi e simboli ricorrenti nelle storie, nei miti e nella psiche umana, influenzando profondamente il comportamento e le emozioni. Nella pratica del canto, questi archetipi possono trovare una loro espressione e diventare strumenti di connessione con le dimensioni più profonde del Sé. La voce, come mezzo di espressione primaria e personale, può incarnare queste figure archetipiche, creando un ponte tra l’inconscio e il mondo esterno.

Di seguito esploriamo i 12 archetipi di Jung e come ciascuno di essi possa influenzare e arricchire l’espressione vocale e il canto, sia nel contesto del canto tradizionale che in quello del canto armonico.

Il Saggio: rappresenta la ricerca della verità, della conoscenza e della comprensione più profonda. Il Saggio è riflessivo e consapevole, e la sua voce esprime calma, consapevolezza e autorità silenziosa. Nel canto, questo archetipo si manifesta attraverso un uso pacato della voce, con toni gravi e profondi, capaci di trasmettere conoscenza e tranquillità. L’uso di toni bassi e stabili favoriscono la meditazione e l’introspezione, permettendo al cantante di raggiungere una condizione di centratura interiore.

L’Innocente: è ottimista, puro e fiducioso. Questo archetipo si affida alla bontà del mondo e alla semplicità della vita. La voce dell’Innocente è luminosa, leggera e priva di complessità emotive. Nel canto, l’Innocente evoca melodie semplici e gioiose, con toni chiari e leggeri che trasmettono purezza e serenità. Una voce chiara e senza tensioni, che si esprime attraverso melodie delicate e ritmiche semplici.

L’Esploratore: è spinto dal desiderio di andare oltre i confini del conosciuto, alla ricerca di nuove esperienze e possibilità. Nel canto, l’Esploratore si manifesta attraverso l’innovazione e la sperimentazione vocale, giocando con ritmi, melodie e tecniche inusuali. La sua voce è dinamica, flessibile e aperta a esplorare nuove strade. Una voce che si avventura fuori dagli schemi tradizionali, sperimentando nuove melodie e tecniche vocali.

Il Sovrano: rappresenta il potere, il controllo e la padronanza di sé. Questo archetipo incarna l’autorità e la capacità di organizzare e dominare. Nel canto, il Sovrano si esprime con una voce forte, ben controllata e proiettata, che trasmette sicurezza e leadership. Una voce decisa, potente e ben modulata, che proietta un senso di comando e stabilità., controllo preciso delle risonanze vocali, dimostrando padronanza tecnica e forza interiore.

Il Creatore: è l’archetipo dell’innovazione e dell’immaginazione. Egli si esprime attraverso la creazione di qualcosa di nuovo, unico e personale. Nel canto, il Creatore trova espressione attraverso l’invenzione di melodie e armonie originali, che rappresentano la volontà di dare forma a emozioni e pensieri . L’uso della voce per creare combinazioni sonore innovative e armonici complessi, sperimentando nuove risonanze e tecniche vocali.

L’Angelo Custode: è l’archetipo della protezione, della cura e della compassione. Rappresenta l’amore altruistico e il desiderio di proteggere e prendersi cura degli altri. La voce dell’Angelo Custode è dolce, accogliente e rassicurante, capace di creare un senso di sicurezza e conforto. Una voce morbida e calorosa, che trasmette amore e conforto, capace di  creare un’atmosfera di serenità e protezione, favorendo il rilassamento e il benessere.

Il Mago: è l’archetipo della trasformazione e della magia. Egli è in grado di influenzare il mondo e le persone attraverso la sua capacità di trasformare l’energia e la materia. Nel canto, il Mago si esprime attraverso una voce che cambia e si trasforma, utilizzando variazioni dinamiche e timbriche per guidare il processo di cambiamento interiore. L’esplorazione delle risonanze profonde per indurre stati di coscienza alterati e favorire la trasformazione interiore.

L’Eroe: rappresenta il coraggio, la forza e la volontà di affrontare sfide e difficoltà. Questo archetipo è guidato dal desiderio di superare gli ostacoli e raggiungere i propri obiettivi. Nel canto, l’Eroe si esprime con una voce potente e sicura, capace di trasmettere determinazione e resistenza.  Una voce forte e determinata, che comunica coraggio e forza di volontà,  il  controllo tecnico  per esprimere potenza interiore, mantenendo un equilibrio stabile tra forza e precisione.

Il Ribelle: è colui che sfida le regole e le convenzioni, cercando di cambiare il sistema. Questo archetipo è caratterizzato da un desiderio di libertà e indipendenza. Nel canto, il Ribelle si esprime attraverso l’uso di tecniche non convenzionali e dissonanti, rompendo le regole per creare qualcosa di nuovo sfidando le aspettative e le convenzioni  musicali. La sperimentazione con suoni inusuali e dissonanti, spingendo la voce verso nuove possibilità espressive.

L’Amante: rappresenta l’amore, la passione e il desiderio di connessione emotiva e fisica. Questo archetipo è guidato dall’emozione e dal desiderio di creare legami profondi. Nel canto, l’Amante si esprime con una voce calda, sensuale e avvolgente, capace di trasmettere intensità emotiva e intimità. Una voce calda e ricca di emozione, che trasmette passione e desiderio.

Il Giullare:  rappresenta la gioia, la leggerezza e la capacità di vivere il momento presente. Questo archetipo cerca di portare allegria e leggerezza nella vita, ridendo di sé stesso e del mondo. Nel canto, il Giullare si esprime con una voce giocosa, dinamica e ricca di energia. Una voce leggera e vivace, che si muove rapidamente tra diversi registri, creando un senso di gioco e spensieratezza. L’uso di ritmi veloci e suoni brillanti per evocare gioia e movimento.

L’Orfano: rappresenta la vulnerabilità, la solitudine e il desiderio di appartenenza. Questo archetipo si confronta con la perdita e la mancanza, ma è anche caratterizzato da una forte capacità  di resistenza e speranza. Nel canto, l’Orfano si esprime con una voce fragile e malinconica, che trasmette vulnerabilità e desiderio di connessione. Una voce delicata e malinconica, che esprime sentimenti di solitudine e ricerca interiore.

I 12 archetipi junghiani offrono una mappa potente per esplorare il mondo interiore attraverso la voce e il canto. Ogni archetipo incarna un’energia specifica che può essere canalizzata nella pratica vocale, arricchendo l’espressione musicale e offrendo nuove vie di connessione con le proprie emozioni e il proprio inconscio.

Lorenzo Pierobon 2024 ©

Seminario: la voce nella terapia e nella relazione di aiuto 8-9 marzo 2025 – Trieste

La Voce risulta spesso uno “strumento emarginato” nelle relazioni e ancor di più nelle pratiche di cura, ricopre invece un ruolo fondamentale per instaurare un vincolo efficace e per creare un’identità personale ed una coesione gruppale favorevole ad un percorso terapeutico.
Indagare i differenti aspetti della propria voce è una “via” personale che porta “armonicamente” alla conoscenza di se stessi e una relazione sana con gli altri. La voce può quindi recuperare per ognuno di noi la sua collocazione interiore e la sua centralità , e questo grazie al suo ” ascolto”, che in pratica significa ascoltare se stessi.”Sentire” la propria voce equivale a cercare e trovare le strade possibili per una nuova e più autentica relazione con il proprio mondo interno e con il mondo esterno.
Del resto è innegabile che la voce racchiuda il vissuto più o meno segreto che ognuno di noi porta dentro di sé , e la sua espressione, tonalità, timbro, frequenza ecc., ne sono da esso condizionati.

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Voce e movimento per la regolazione del tono vagale (tecniche vocali)

La teoria polivagale è una teoria avanzata che esplora la relazione tra il sistema nervoso autonomo e il comportamento umano, formulata dallo psicologo e neuro scienziato Stephen Porges. Ecco descritti brevemente i principi fondamentali:

Il nervo vago è il decimo nervo cranico e ha due principali branche:

  • Branca ventro vagale: associata al sistema parasimpatico, promuove stati di calma, connessione sociale e sicurezza. È fondamentale per il comportamento pro sociale e la regolazione delle emozioni.
  • Branca dorso vagale: associata sempre al sistema parasimpatico, ma entra in gioco in situazioni di estremo pericolo (anche solo percepito). Può causare immobilità o “spegnimento” come risposta a pericoli estremi.

Gerarchia delle risposte di sopravvivenza 

La teoria polivagale propone una gerarchia di risposte autonomiche:

  • Sistema ventro vagale (connessione sociale): il primo livello di risposta, dove si cerca di stabilire connessioni e comunicazioni sicure.
  • Sistema simpatico (combatti o fuggi): attivato quando la connessione sociale non è possibile o non è sufficiente per garantire la sicurezza, preparando il corpo per l’azione.
  • Sistema dorso vagale (Immobilizzazione): attivato quando le risposte di combattimento o fuga non sono possibili o sono fallite, portando a uno stato di immobilità.

Neurocezione

È un concetto centrale della teoria polivagale che si riferisce alla capacità del sistema nervoso di valutare automaticamente e inconsciamente la sicurezza o il pericolo nell’ambiente, influenzando le risposte autonomiche.

La teoria polivagale ha implicazioni significative in ambito terapeutico, in quanto suggerisce che,  per favorire la regolazione emotiva e il benessere psicologico è essenziale promuovere stati di sicurezza e connessione sociale. Questo può essere realizzato attraverso tecniche che stimolano il nervo vago ventrale, come la respirazione diaframmatica, la voce, la musica, il canto in coro, il canto (armonico), le esperienze artistiche creative e altre forme di interazione sociale positiva.  Per un musicoterapeuta o un terapeuta della relazione di aiuto, la teoria polivagale può offrire importanti spunti su come utilizzare il suono e la voce per influenzare positivamente il sistema nervoso autonomo. Il canto, la modulazione della voce e l’uso di determinati suoni possono aiutare a stimolare il nervo vago ventrale, promuovendo uno stato di calma e sicurezza.

Ecco alcuni esercizi specifici che ho messo a punto per la stimolazione e regolazione del tono vagale:

 

Riequilibrio vagale:

braccia incrociate sul petto (incrociare anche i pollici) , picchiettare, alternando, con indice e medio le clavicole e vocalizzare un humming continuo. (Stimolazione sonora e tapping asincrono bilaterale). Questa pratica aiuta a stimolare il nervo vago e promuovere una sensazione di sicurezza e stabilità. Incrocia le braccia e usa le dita per picchiettare delicatamente le clavicole, favorendo il rilassamento e l’autoregolazione.

Riequilibrio energetico/rilassamento: mano sinistra sulla zona lombare e mano destra sulla base della nuca, vocalizzare “U” e salire lentamente in glissando verso la “I”. Questa pratica può aiutare a rilassare e riequilibrare l’energia del corpo. La posizione delle mani crea un circuito energetico mentre il glissando vocale promuove la regolazione emotiva.

Cerchio di contatto: mano destra sul cuore, mano sinistra al centro della schiena della persona di fronte, vocalizzare “A” e poi glissando verso la “O”. Questo esercizio può essere fatto in coppia o in gruppo, favorendo il contatto sociale e il senso di connessione. Alternando la posizione, ogni partecipante può sentire il supporto fisico ed emotivo del gruppo (o del singolo, nel caso di lavoro in coppia) rafforzando il senso di sicurezza.

Attivazione energetica: vocalizzare in modo ritmico “ON”, picchiettando lentamente sullo sterno, un po’ più veloce sul mento, più veloce in mezzo agli occhi. Questo esercizio aiuta a stimolare l’energia del corpo e attivare il sistema nervoso. Il tapping in diverse aree del corpo con variazioni di velocità può aiutare a rivitalizzare e bilanciare il sistema energetico.

La teoria polivagale fornisce una comprensione più profonda di come il sistema nervoso risponde alle sfide e come queste risposte possano essere influenzate per migliorare la salute mentale e fisica. Utilizzando esercizi mirati di musicoterapia e terapia del suono, è possibile stimolare il nervo vago e promuovere stati di calma, sicurezza e connessione sociale, contribuendo al miglioramento dello stato psicofisico delle persone.

Tutte le tecniche vocali descritte in questo articolo si basano sull’utilizzo del Canto Armonico e sul modello di Musicoterapia Vocal Harmonics in Motion (VHM)

Lorenzo Pierobon 2024 ©

La Musicoterapia vocale (VHM)

La musicoterapia vocale secondo il metodo Vocal Harmonics in Motion 

La musicoterapia vocale si configura  come una pratica multidisciplinare, che offre un approccio innovativo e terapeutico che si estende attraverso i diversi livelli dell’esperienza umana.
Nel presente articolo, esploreremo in maniera approfondita gli aspetti fisici, energetici, emotivi, simbolici e transpersonali della musicoterapia vocale, contestualizzandoli in un quadro teorico che integra elementi di psicologia, neuroscienze, terapia del suono e musicoterapia.
Nella mia personale visione la musicoterapia vocale (MV) agisce su diversi livelli.

Livello Fisico: connessione tra suono e materia
La MV, nel suo rapporto con il livello fisico, si concentra sulla percezione e interpretazione delle vibrazioni sonore nel corpo umano. Attraverso tecniche specifiche, il terapeuta guida il paziente alla consapevolezza delle sensazioni corporee generate dal suono, favorendo una connessione profonda tra la voce/corpo/movimento. Questo approccio è ancorato nei principi della propriocezione e fornisce un terreno fertile per esplorare l’interazione tra la percezione sensoriale e la produzione vocale.

Livello Energetico: pulsazioni  sottili e flusso
Spostandoci al livello energetico, la MV si propone di esplorare flussi sottili di energia correlati al suono vocale. Questo approccio, derivato da tradizioni antiche (medicina tradizionale cinese, Qi gong, pranayama, arti marziali) e integrato con prospettive moderne sulla fisica delle vibrazioni, mira a favorire una comprensione più profonda delle dinamiche energetiche intrinseche alla voce umana. Tale esplorazione può contribuire alla gestione e all’armonizzazione di questi flussi, fornendo un potenziale impatto terapeutico sul paziente.

Livello Emotivo: espressione  e gestione delle emozioni
Sul piano emotivo, la MV assume un ruolo significativo nella facilitazione dell’espressione e gestione delle emozioni. Attraverso l’analisi delle modalità espressive della voce, il terapeuta può guidare il paziente nel riconoscimento e nell’elaborazione di stati emotivi complessi. Questa dimensione dell’intervento terapeutico si collega strettamente alle teorie della psicologia dell’espressione emotiva , della teoria polivagale, della musicoterapia clinica e contribuisce all’espansione delle strategie terapeutiche per affrontare disturbi emotivi.

Livello Simbolico: la  voce  come linguaggio  simbolico
In questo livello, la voce si configura come un linguaggio simbolico che trasporta memorie, immagini e ricordi. Questo approccio, ispirato dalle prospettive della psicologia analitica e della psicologia della mente inconscia, fornisce uno strumento unico per esplorare il significato simbolico attribuito alla voce dal paziente. La MV diventa, quindi, un mezzo attraverso il quale emergono e vengono affrontati contenuti simbolici che contribuiscono alla comprensione del sé e della propria storia personale.

Livello Transpersonale: esplorazione delle dimensioni  trascendenti
L’aspetto transpersonale della MV, si occupa delle dimensioni intuibili, delle visioni, degli aspetti spirituali, degli insight  che emergono durante l’esperienza vocale. Questo livello integra concetti dalla psicologia transpersonale e dalla ricerca sulla coscienza, offrendo uno spazio per l’esplorazione di esperienze che superano i confini dell’individuo e aprono prospettive di crescita e consapevolezza.

Biofeedback: connessione tra fisiologia e suono
Una componente rilevante nel contesto della musicoterapia vocale è l’utilizzo del biofeedback. Questo processo consente al paziente di acquisire consapevolezza delle proprie funzioni fisiologiche: attività cerebrale, funzione cardiaca, respirazione e attività muscolare, durante l’atto vocale. L’integrazione di queste informazioni fornisce una base per la modulazione volontaria delle risposte fisiologiche, consentendo al paziente di sviluppare una maggiore consapevolezza e controllo sulla propria esperienza corporea e vocale.

Bioresistenza: gestione dei pattern fisiologici cronicizzati
Il concetto di bioresistenza, che descrive la conservazione di stati fisiologici, emotivi e mentali spesso cronicizzati e limitanti, costituisce un aspetto chiave della MV. L’analisi e la gestione di questi pattern, mediante l’uso mirato della voce e dell’ascolto attivo, rappresentano un’area di intervento terapeutico che mira a liberare il paziente da schemi disfunzionali e a promuovere la flessibilità psicofisica.

Approfondendo il ruolo della voce nella terapia, emerge la sua rilevanza nella comunicazione terapeutica e nella diagnosi. La qualità della voce, sia del terapeuta che del paziente, diventa uno strumento di indagine prezioso. Attraverso l’analisi delle caratteristiche vocali, si possono raccogliere informazioni utili per comprendere la condizione emotiva e psicologica del paziente, ampliando così la portata della valutazione diagnostica. La voce diventa uno strumento terapeutico nella gestione dello stress, dell’ansia e di altre difficoltà emotive. L’applicazione di tecniche vocali specifiche mira a modulare le risposte fisiologiche e neurovegetative, offrendo al paziente strategie efficaci per il miglioramento del benessere personale. L’ascolto attivo e l’ancoraggio alla voce, nel contesto della MV, costituiscono le fondamenta della relazione terapeutica. La capacità di ascoltare e rispondere in modo attivo alla voce del paziente, insieme alla consapevolezza e all’uso intenzionale della propria voce da parte del terapeuta, contribuisce a creare un ambiente terapeutico sicuro e facilitante nel percorso di crescita personale.
La voce si rivela preziosa anche nelle situazioni di crisi, dove può essere impiegata come un efficace strumento sonoro per la gestione del trauma. Utilizzando specifiche modalità vocali, il terapeuta può contribuire a calmare e rassicurare il paziente, offrendo un sostegno immediato durante momenti di forte stress emotivo.
In conclusione, la MV si configura come un approccio terapeutico ricco e complesso che abbraccia molteplici dimensioni della voce umana. Integrando conoscenze provenienti da discipline diverse  questo campo offre un’ampia gamma di strumenti per promuovere il benessere e la crescita personale attraverso l’esplorazione e l’uso consapevole della voce.”

Lorenzo Pierobon 2024 ©

 

L’Importanza della supervisione in musicoterapia: sviluppo personale e professionale

La supervisione rappresenta un pilastro  fondamentale per i musicoterapeuti nel loro percorso di crescita personale e professionale. Questo approccio, sebbene orientato verso il lato professionale, è in realtà un’opportunità terapeutica fondamentale che consente di esplorare, riflettere e sviluppare le loro competenze attraverso un punto di vista unico.

La supervisione come specchio: riflessione e crescita

Uno degli aspetti più significativi della supervisione i è la sua capacità di agire come uno specchio per i musicoterapeuti. Questo processo consente loro di riflettere sul transfert e contro transfert, ossia la dinamica di proiezione che può emergere tra il terapeuta e il paziente. Inoltre, offre l’opportunità di esplorare conflitti interni che possono emergere durante le sedute di musicoterapia. La supervisione è completamente centrata sul musicoterapeuta, creando uno spazio sicuro per esplorare questi aspetti senza giudizio.

La richiesta di supervisione

Un altro elemento cruciale  è la chiara focalizzazione sulla richiesta di supervisione da parte del musicoterapeuta. Questo passo essenziale aiuta a definire gli obiettivi della supervisione e a guidare il processo in modo efficace. La supervisione, in questo senso, diventa altamente personalizzata, adattandosi alle esigenze specifiche del musicoterapeuta e dei suoi casi clinici.

Role Play: inversione dei ruoli per una prospettiva diversa

Un approccio innovativo che utilizzo nella supervisione è il role play, dove il musicoterapeuta assume il ruolo di paziente. Questa inversione dei ruoli permette di ottenere una prospettiva diversa sulle dinamiche terapeutiche e sui problemi incontrati durante le sedute. Il supervisore guida questo processo, aiutando il musicoterapeuta a ristrutturare le situazioni e a scoprire nuove vie per affrontare le sfide.

Visione chiara

Una pratica che propongo  per migliorare l’efficacia della supervisione  è la creazione  di un foglio con tutte le parole chiave  e mappe concettuali relative alla seduta da supervisionare. Alla fine della supervisione, suggerisco di dare un titolo  evidenziando le principali tematiche emerse. Questa visualizzazione chiara aiuta il professionista a riassumere e integrare l’esperienza di supervisione in modo efficace.

In conclusione, la supervisione in musicoterapia è molto più di una semplice revisione delle pratiche cliniche; è un’opportunità di crescita personale e professionale. Attraverso il processo di riflessione, inversione dei ruoli e focalizzazione, i musicoterapeuti possono affinare le loro competenze e offrire un servizio terapeutico più efficace ai loro clienti. La supervisione in musicoterapia è un ponte che collega l’arte della musica con la scienza della terapia, consentendo ai musicoterapeuti di essere più efficaci  nel loro percorso professionale.

info: pierobon.lorenzo@gmail.com

Lorenzo Pierobon 2023

Musicoterapia: il modello Vocal Harmonics in Motion

La musica ha il potere di toccare le corde più profonde dell’animo umano, un ponte che collega emozioni, pensieri e stati d’animo. La musicoterapia, un campo in continua crescita, sfrutta questa capacità innata del suono per promuovere il benessere mentale, emotivo, spirituale e fisico delle persone.

Il  metodo”VHM (Vocal Harmonics in Motion) offre un approccio unico e innovativo nell’uso terapeutico della musica, della voce e del suono. Questo approccio si basa sull’idea che la musica sia uno strumento di comunicazione primordiale e che sia possibile utilizzarla per accedere a parti profonde dell’individuo che possono essere difficili da esprimere verbalmente.

Principi Fondamentali:

  1. La Musica come Linguaggio: nella prospettiva VHM, la musica, la voce e il canto sono considerati un linguaggio attraverso il quale le emozioni e i pensieri possono essere espressi e condivisi. Questo è particolarmente rilevante per coloro che hanno difficoltà ad esprimersi con la parola.
  2. Improvisazione: la musica improvvisata gioca un ruolo centrale nel modello VHM.

I pazienti sono incoraggiati a esprimere se stessi attraverso la musica senza restrizioni, creando un ambiente di libertà espressiva e creativa.

  1. Risonanza e Contenimento: il terapeuta guida il paziente attraverso l’improvvisazione, creando un “contenitore” emotivo sicuro in cui il paziente può esplorare i propri sentimenti e pensieri. La “risonanza” si riferisce alla capacità del terapeuta di rispecchiare emotivamente il paziente, creando un legame empatico.
  2. Processo Espressivo: il modello VHM enfatizza l’esperienza emotiva più che la performance musicale tecnica. Il focus è incentrato sulla liberazione delle emozioni attraverso la musica, senza giudizio.

Benefici

  1. Espressione Emotiva: permette ai pazienti di esprimere emozioni profonde che potrebbero essere troppo difficili da esprimere in parole. La musica diventa un canale per affrontare e comprendere le proprie emozioni.
  2. Gestione dello Stress e dell’Ansia: la musica ha dimostrato di avere effetti positivi sulla riduzione dello stress e dell’ansia. l’improvvisazione musicale può essere liberatoria, contribuendo al rilascio delle tensioni accumulate.
  3. Potenziamento dell’Autostima: creare musica in un ambiente protetto e accogliente può contribuire a un maggiore senso di autostima e fiducia in se stessi.
  4. Potenziale per il Recupero: la musicoterapia può essere un supporto prezioso nelle situazioni di recupero da traumi, dipendenze o disturbi mentali e offre un percorso per affrontare e superare le sfide emotive.
  5. Comunicazione Interpersonale: attraverso la musica, i pazienti possono sviluppare capacità di comunicazione interpersonale, migliorando la loro capacità di connettersi con gli altri in modi nuovi e significativi.

 

Lorenzo Pierobon 2023