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Il Mistero della Voce 11 ottobre – Milano –

Le date: 11 ottobre – 13 dicembre 2025

                   7 febbraio – 25 aprile   2026

Un laboratorio che nasce dall’esperienza di Lorenzo Pierobon, musicoterapeuta, cantante e ricercatore della Voce, e dall’esigenza di iniziare a trasmettere una conoscenza accumulata in quasi trenta anni di ricerca e sperimentazione vocale. Gli incontri sono pensati per indagare lo strumento voce in maniera profonda, non soffermandosi esclusivamente sulla parte tecnica, ma esplorando le componenti più misteriose che conferiscono alla Voce lo status di “strumento trasformativo”. Le tecniche del canto armonico (overtones singing) ci accompagneranno in questo percorso alla scoperta della parte più nascosta e potente della voce: la componente esoterica. Tutti possono partecipare, non servono prerequisiti tecnici, in particolare è consigliato:

• A coloro che desiderano intraprendere un percorso di crescita personale e di consapevolezza

• Professionisti della relazione di aiuto (medici, psicologi, counselor, operatori olistici, insegnanti, etc).

• Artisti

• Cantanti e danzatori

• Esploratori

Gli incontri sono fruibili singolarmente, ma è fortemente consigliato il percorso completo, al termine del quale sarà rilasciato un attestato di frequenza. Per chi lo desiderasse è possibile attivare sessioni individuali di tutoring e supervisione in presenza, dove possibile, oppure online. (Gli incontri individuali, sono da considerarsi come costo a parte e saranno concordati direttamente con l’insegnante).

PROGRAMMA DETTAGLIATO in corso di definizione

Segreteria KAILASH Telefono 02 39545486 e-mail informazioni@cckailash.it

 

 

Seminario: Oltre la Voce il rito del Solstizio 19-22 giugno 2025- Rapallo (GE)

Montallegro-Rapallo  19-20-21-22

nella serata di sabato  21 giugno verrà proposto un concerto rituale , nella splendida cornice del bosco superiore (aperto al pubblico esterno), dell’Harmonics Art Ensemble composto dai partecipanti al seminario più ospiti speciali.

Un bosco magico pieno di lucciole, un panorama mozzafiato, un luogo incantato; questa sarà  la cornice  dell’edizione 2024 del seminario OLTRE LA VOCE.

20ma  edizione:

Asclepeion il tempio della Voce condotto da Lorenzo Pierobon. Un’occasione per entrare in contatto profondo…

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La Voce e la Soglia : trasformazione interiore e liberazione

La voce, spesso relegata a semplice strumento di comunicazione, cela in realtà una forza trasformativa capace di aprire passaggi verso dimensioni e stati di coscienza superiori. Essa si manifesta come una soglia: un ponte tra la realtà ordinaria e una dimensione più sottile, può diventare quindi non solo un mezzo espressivo, ma una chiave per varcare i confini dell’illusione e risvegliare la coscienza autentica.

Dall’alba della civiltà, molte tradizioni hanno riconosciuto nel suono una forza creatrice originaria. Il sacro “Om” vedico non è solo un suono, ma la vibrazione cosmica primordiale da cui tutto nasce, simbolo di totalità e infinito. Il Logos greco, il “Verbo” che dà origine al mondo, rivela lo stesso principio: la parola, il suono vibrante, è l’impulso divino che plasma la realtà. Egizi, tibetani, sciamani di ogni cultura hanno compreso che il suono non è mai neutro, modulato con intenzione, diventa uno strumento per modificare la struttura stessa della realtà e aprire varchi tra i mondi.

Il corpo umano, in questa prospettiva, si trasforma in una cassa di risonanza sacra. Ogni cellula vibra, ogni organo risponde, e le corde vocali diventano il punto di emissione di un’energia capace di risuonare nei luoghi sottili dell’essere. Il respiro, trasfigurato in suono, si converte in una vibrazione che non si limita allo spazio esterno, ma si insinua dentro, nei recessi più segreti della coscienza. Quando la voce viene intonata con consapevolezza e intenzione, il corpo diventa un tempio vivo, dove il suono celebra il rito della trasformazione.  Il viaggio vocale inizia con il suono che emerge spontaneo, come un primo passo verso la dissoluzione dei limiti ordinari. Con il tempo, la voce si stabilizza e comincia a funzionare su due livelli. Verso l’esterno, crea ponti vibrazionali, verso l’interno, risveglia energie sopite, armonizza la struttura energetica, diventa così uno strumento alchemico, capace di trasmutare l’ordinario in straordinario, la percezione in conoscenza.

Quando la vocalizzazione si prolunga, si raggiunge un momento cruciale: la voce smette di appartenere a chi la emette. Si genera una sorta di smarrimento sacro, in cui l’ego si dissolve. Il suono sembra provenire da un altrove senza tempo, quasi fosse il riflesso di una vibrazione archetipica, universale. È qui che la voce diventa soglia, un passaggio che apre verso dimensioni più ampie, dove il sé individuale lascia spazio a una coscienza espansa e collettiva. In molte tradizioni esoteriche e sciamaniche assume un valore rituale. I canti difonici, gregoriani o sciamanici non sono semplici melodie, ma formule sonore che aprono varchi tra i mondi. Ogni parola di potere, ogni modulazione, diventa uno strumento per navigare la realtà invisibile e connettersi con energie ancestrali. La voce si fa veicolo di forza, chiamata, evocazione, smuove il velo delle illusioni e rivela la realtà oltre la percezione comune, diventa il ponte che connette lo stato di veglia a stati di coscienza più elevati, offrendo un percorso attraverso il quale l’essere umano può non solo accedere a livelli profondi della propria interiorità, ma anche liberarsi dal sogno in cui è immerso – quella che comunemente chiamiamo vita reale – e dalla matrice illusoria che la regge. Attraverso il potere del suono, si manifesta così una via di conoscenza e di elevazione della coscienza, capace di rivelare la luce autentica che giace in ogni individuo.

In molte tradizioni spirituali, dalla mistica Sufi alle pratiche esoteriche occidentali come quelle dei Rosa-Croce, dei Catari, la voce e il suono sono considerati chiavi per accedere a dimensioni più elevate. Il Dhikr Sufi, per esempio, è una ripetizione ritmica di nomi sacri di Dio che porta il praticante in uno stato di estasi e connessione diretta con il divino. Anche nel taoismo, il respiro sonoro e le vibrazioni vocali vengono usati per armonizzare il corpo con l’universo, promuovendo una trasformazione energetica profonda. La voce, in questo viaggio iniziatico, si fa infine strumento di liberazione. La vita ordinaria, percepita come realtà assoluta, è in realtà una matrice illusoria, un sogno collettivo che confonde l’essere umano e lo tiene prigioniero in schemi precostituiti. La vocalizzazione consapevole permette di risvegliare la scintilla interiore — quel “lumino” sacro nascosto dentro di noi — che ha il potere di dissolvere le catene della realtà convenzionale. Il suono, carico di intenzione, diventa una lama di luce che squarcia l’illusione e apre la via verso una consapevolezza più alta. Per fare questo è necessaria la PRESENZA, uno stato di coscienza tramandato dal buddhismo, dalle antiche conoscenze, dall’alchimia e dallo gnosticismo. Essere presenti ci rende liberi, perché solo nella piena consapevolezza del momento presente possiamo rompere le catene dell’illusione e riscoprire la nostra vera natura: essenza luminosa, vibrante e infinita. La voce, come soglia, è un invito ad abbandonare i limiti del conosciuto, a varcare il confine tra materia e spirito. È il ponte che collega il visibile all’invisibile, la chiave che permette di attraversare la matrice e riscoprire la propria essenza luminosa. Attraverso la pratica consapevole, la voce può condurre chi la usa verso stati di coscienza più elevati, risvegliando quella scintilla divina che attende di essere liberata.

Il viaggio esoterico della voce ci ricorda che siamo più di ciò che crediamo di essere. Ogni suono emesso, se carico di intenzione e consapevolezza, ci avvicina a quella verità cosmica che giace al di là delle illusioni. La voce non è solo un mezzo: è la soglia stessa, la porta verso una realtà più grande, vibrante e infinita.

 

Il soffio, linguaggio dell’ intimità e dell’ascolto profondo

Le tecniche vocali sottili come il whispering (sussurro), l’ASMR (Autonomous Sensory Meridian Response) e la Terapia del Soffio del maestro zen Inoue Muhen offrono una prospettiva innovativa sulla relazione tra suono, respiro e benessere. L’interesse scientifico e terapeutico per queste pratiche nasce dalla loro capacità di agire direttamente sulle risposte neurofisiologiche e psico-emotive, facilitando il rilassamento, la regolazione del sistema nervoso e una maggiore consapevolezza di sé. Ma qual è il significato più profondo di queste tecniche? Quali implicazioni hanno a livello psicologico, filosofico ed emotivo?

Il whispering è molto più di un semplice sussurro: è una modalità vocale che si manifesta attraverso un suono senza vibrazione delle corde vocali, un soffio carico di significato e intenzionalità. L’effetto del whispering sulla psiche umana è profondo, perché si colloca in una dimensione intima e avvolgente, capace di risvegliare archetipi ancestrali legati al nutrimento emotivo e alla sicurezza. Psicologicamente, il sussurro viene associato all’accudimento e alla protezione. Fin dall’infanzia, il tono sussurrato evoca l’esperienza primaria della cura materna, il contatto delicato e rassicurante che infonde calma e fiducia. Nel contesto terapeutico, questa caratteristica lo rende uno strumento potente per abbassare le difese emotive e facilitare una comunicazione più autentica e profonda.

Sul piano filosofico, il sussurro rappresenta l’ascolto consapevole, una pratica che si fonda sulla riduzione del rumore esterno e sull’affinamento della percezione interiore. Il sussurro non impone, ma invita; non invade, ma accoglie. Questo lo rende un veicolo ideale per esplorare il concetto di “presenza”, elemento centrale nelle pratiche meditative e nella relazione d’aiuto. Emotivamente, il whispering genera un senso di vicinanza e connessione. Il suono soffuso richiede attenzione, induce all’ascolto profondo e stabilisce una relazione empatica tra chi emette il suono e chi lo riceve. Questo lo rende particolarmente efficace nella musicoterapia  vocale e nelle terapie sonore, dove la voce non è solo un mezzo espressivo, ma anche un canale di trasformazione interiore.

L’Autonomous Sensory Meridian Response (ASMR) è un fenomeno neurofisiologico in cui determinati suoni – tra cui il sussurro – generano una risposta di rilassamento profondo, spesso accompagnata da una piacevole sensazione di formicolio lungo il corpo. Da un punto di vista psicologico, l’ASMR agisce sulla regolazione del sistema nervoso, favorendo una predominanza del sistema parasimpatico, responsabile del rilassamento e della rigenerazione. Questo lo rende un valido strumento per la gestione dello stress, dell’ansia e delle difficoltà legate all’insonnia. L’aspetto terapeutico dell’ASMR risiede nella sua capacità di indurre stati di calma vigile, uno stato intermedio tra la veglia e il sonno in cui la mente si distende e le tensioni corporee si dissolvono. L’effetto è simile a quello delle pratiche meditative, con la differenza che l’ASMR utilizza specifici stimoli sonori per evocare una risposta involontaria di rilassamento. Filosoficamente, possiamo interpretare l’ASMR come un’esperienza di riconnessione con il piacere sottile della percezione. La società moderna ci ha abituati a stimoli uditivi invasivi e a una costante iperattivazione sensoriale; l’ASMR, al contrario, ci riporta a una dimensione di ascolto attento e di riscoperta della bellezza nei dettagli sonori più impercettibili.

A livello emotivo, il fenomeno ASMR può avere un impatto significativo sulle memorie affettive e sulla regolazione delle emozioni. Molti suoni ASMR evocano ricordi legati alla cura, al contatto gentile e alla sicurezza, creando un effetto terapeutico di auto-consolazione e di benessere psicofisico.

La Terapia del Soffio del maestro zen Inoue Muhen rappresenta una visione ancora più sottile e spirituale del potere del suono e del respiro. Il maestro insegnava che il soffio non è solo un atto fisiologico, ma un principio vitale che collega corpo, mente e spirito. A livello psicologico, il soffio consapevole aiuta a regolare l’attività mentale e a ristabilire un equilibrio interiore. In un mondo dominato dall’accelerazione e dall’iperstimolazione, l’atto di tornare al respiro primordiale diventa una pratica di centratura, un modo per placare il dialogo interno e ritrovare uno stato di quiete profonda. Dal punto di vista terapeutico, la pratica del soffio agisce come una forma di meditazione sonora, in cui la vibrazione del respiro viene utilizzata per sciogliere tensioni fisiche ed emotive. Il suono del soffio diventa una risonanza interiore, un’eco del movimento della vita che scorre dentro di noi. Sul piano filosofico, la Terapia del Soffio si inserisce in una tradizione antica che considera il respiro come il ponte tra il visibile e l’invisibile. Nel buddismo zen, il respiro è il veicolo della presenza, il punto d’incontro tra l’essere e il divenire. Il soffio è il primo e l’ultimo atto della nostra esistenza: riconoscerne la sacralità significa accogliere il mistero della vita con consapevolezza e gratitudine. Emotivamente, il soffio ha il potere di trasformare. Il semplice atto di respirare con attenzione può aprire spazi di rilascio emotivo, permettendo alle tensioni di sciogliersi e alle emozioni represse di emergere in un flusso armonico e naturale.

Il whispering, l’ASMR e la Terapia del Soffio offrono un accesso privilegiato alle dimensioni più profonde della percezione, dell’ascolto e della consapevolezza. Queste pratiche non sono semplici tecniche, ma strumenti di esplorazione interiore, capaci di trasformare il modo in cui ci rapportiamo alla voce, al respiro e al suono. Nel contesto terapeutico, esse rappresentano una via delicata e potente per riconnettersi con il proprio sé autentico, sciogliere blocchi emotivi e ristabilire un senso di armonia tra corpo, mente ed emozioni. Nel soffio, nel sussurro e nel suono sottile si cela un universo di possibilità: un invito ad ascoltare più profondamente, a sentire più intensamente e a vivere con maggiore presenza.

Lorenzo Pierobon 2025 ©

Arti marziali (interne) voce e canto

La voce e le arti marziali si incontrano in una zona virtuale dove l’energia, il corpo e la mente si fondono. La pratica della vocalizzazione nelle arti marziali è un esempio potente di come il suono può avere un impatto fisico e psicologico sul corpo, e di come le frequenze sonore possano essere utilizzate per migliorare non solo la tecnica, ma anche la consapevolezza e la spiritualità del praticante. Diverse discipline marziali attribuiscono un’importanza specifica alla respirazione, al suono e alla risonanza vocale come parte dell’allenamento e della performance.  In molte arti marziali orientali, come il Tai Chi e l’Aikido, si enfatizza l’importanza di connettersi con la propria energia interna, o qi. L’uso della voce, anche solo come vibrazione interna durante l’espirazione, può aiutare a radicare e a stabilizzare la mente e il corpo. Questa connessione può essere particolarmente potente quando il praticante utilizza suoni gravi o note basse, che creano una risonanza profonda e calmante. Questi suoni vengono spesso emessi durante il movimento, soprattutto nelle tecniche di spinta o nelle fasi di rilascio dell’energia.

Uno degli esempi più noti dell’uso della voce nelle arti marziali è il kiai, (気合: “grido” o “spirito combattivo”) un grido ottenuto da una forte espirazione ventrale che consente di rilasciare l’energia al momento dell’assalto. Nel kendō, ai principianti viene insegnato a gridare il nome della parte bersaglio del colpo (kote, men, dō, tsuki) per sviluppare il kiai. Questo suono, emesso con forza al culmine di un attacco o di una mossa difensiva, ha più scopi: aiuta a liberare energia, a intimidire l’avversario, e a focalizzare l’intenzione del movimento. Il kiai è una forma di “canto marziale,” una vibrazione vocale che mira a mettere in sincronia il corpo e la mente, generando uno stato di flow in cui l’intenzione e il gesto si fondono in un’unica azione. Alcuni studi suggeriscono che l’uso del kiai può effettivamente aumentare la forza fisica e la potenza del colpo grazie alla contrazione muscolare indotta dalla vibrazione sonora.

Alcune pratiche cinesi, come il Qigong e il Kung Fu, utilizzano suoni specifici per controllare la respirazione e promuovere la salute energetica del corpo. Questi suoni, noti come “i sei suoni segreti” nel Qigong, aiutano a stimolare organi interni e a migliorare la circolazione del qi. Questa pratica si basa sul principio che il corpo, come uno strumento musicale, risuona a specifiche frequenze, e che il suono giusto può favorire l’armonia interna e il rilassamento. Le vibrazioni create dai suoni vocali possono anche avere un effetto sulla muscolatura. L’azione di emettere suoni come grida o anche solo suoni ritmati può portare ad un miglior controllo della contrazione muscolare. Alcuni atleti usano il grido non solo come un modo per caricare il corpo di energia, ma anche per rendere più fluida e potente l’esecuzione di un movimento.

Gli stili interni delle arti marziali cinesi nascono dalla fusione tra pratiche meditative, influenzate dal Buddismo e dal Taoismo, e le tradizioni marziali radicate nei villaggi cinesi. Questo incontro ha dato vita a discipline in cui la ricerca dell’equilibrio, tanto fisico quanto mentale, è il fulcro della pratica, trasformando le arti marziali in un percorso di crescita personale e spirituale. L’idea centrale di queste discipline è che la vera forza risiede non nell’azione aggressiva, ma nella capacità di armonizzare corpo, mente ed energia. Gli stili interni si fondano su alcune caratteristiche fondamentali che riflettono l’unione tra tecnica marziale e ricerca meditativa:

Elasticità e coordinazione
Gli stili interni enfatizzano la flessibilità come qualità indispensabile per muovere il corpo in armonia. I piedi rappresentano la connessione con la terra, la testa con il cielo e le mani con lo spazio intermedio. Ogni gesto diventa un ponte tra questi elementi, creando un’unità armoniosa.

Gesti lenti e consapevoli
La lentezza dei movimenti è il segreto per costruire l’unità tra corpo e spirito. Gesti deliberati e precisi educano il praticante a percepire ogni minima tensione e a rilasciarla, portandolo a un controllo sempre maggiore del proprio corpo e della propria energia.

Rilassamento  come forma di connessione alla forza vitale
L’abbandono delle tensioni muscolari è essenziale per permettere ai fluidi corporei e al respiro di scorrere liberamente. Questo rilassamento non è sinonimo di debolezza, ma di forza flessibile, capace di adattarsi e di fluire liberamente senza ostacoli.

Immobilità e il principio del Wu Wei
La pratica della quiete, anche nel movimento, permette di raggiungere lo stato di wu wei, ovvero il “agire senza forzare” (il non agire). Questo concetto taoista suggerisce che l’azione più efficace nasce dalla totale assenza di resistenza mentale o fisica, permettendo al corpo di rispondere spontaneamente e in modo naturale agli stimoli esterni.

Alternanza di pieno e vuoto
Il praticante degli stili interni impara a giocare con l’equilibrio tra pieno (durezza ed esplosività) e vuoto (distensione e rilassamento). Questa alternanza è ciò che rende una tecnica fluida ed efficace, capace di neutralizzare l’avversario senza uno sforzo eccessivo.

Presenza  come allenamento dell’intenzione
Il lavoro sull’intenzione è fondamentale. L’energia segue il pensiero, e attraverso la presenza  il praticante coltiva il corpo e lo spirito, sviluppando un controllo continuo e totale del proprio essere.

I praticanti di queste discipline cercano un controllo completo del corpo, sviluppando la capacità di passare da uno stato all’altro con leggerezza e consapevolezza. Quando un attacco viene sferrato, essi lo neutralizzano attraverso una contrazione controllata dell’energia interna (qi), per poi rilasciarla in maniera esplosiva al momento opportuno. Questo processo non è solo fisico, ma anche mentale: richiede calma e una profonda connessione con il proprio centro. In un mondo sempre più frenetico, la filosofia degli stili interni offre una via per coltivare l’equilibrio e la consapevolezza. La loro pratica non è solo utile per la difesa personale, ma anche per il benessere psicofisico, poiché insegna a muoversi con intenzione, a respirare profondamente e a rispondere agli eventi con flessibilità. Questa saggezza, ereditata dai villaggi e monasteri cinesi, rimane oggi più che mai un potente strumento per affrontare le sfide quotidiane con serenità e forza interiore.

Nella mia personale esperienza ho riscontrato che alcuni artisti marziali, specialmente quelli che praticano arti interne, hanno sperimentato tecniche vocali come il canto armonico. Attraverso la pratica del canto armonico, l’artista marziale può esplorare la propria voce come mezzo di meditazione e di auto-espressione profonda, il che può portare ad una maggiore consapevolezza del proprio stato interno. L’uso degli armonici vocali permette una risonanza unica, che può aiutare a canalizzare meglio l’energia e a migliorare la concentrazione. La voce può anche essere uno strumento per accedere a stati alterati di coscienza. In molte arti marziali, si parla di entrare in uno “stato di flusso” o di “vuoto mentale” (chiamato mushin nel Buddismo Zen). Questa condizione mentale è simile a quella che si può sperimentare attraverso pratiche vocali come il canto armonico, il canto dei mantra o il canto vocalico dove la mente razionale si ritira e il corpo agisce in modo spontaneo e intuitivo. Attraverso la pratica della vocalizzazione, l’artista marziale può accedere a uno stato di coscienza in cui la sua risposta è immediata, intuitiva e priva di tensione.

Il canto nelle arti marziali aggiunge un livello ancora più profondo di connessione tra mente, corpo e spirito, esplorando non solo la voce come veicolo di energia, ma anche come strumento di equilibrio e centratura. Mentre suoni come il kiai sono pensati per esplosioni di potenza, il canto introduce un aspetto più meditativo e continuo, utile per il mantenimento dell’energia e per favorire la concentrazione durante l’allenamento.

Un’arte marziale come la Capoeira brasiliana, include il canto come elemento fondamentale dell’allenamento. Il canto ritmico accompagna i movimenti, contribuendo a creare un flusso armonico tra l’atleta e il ritmo musicale. Il canto permette al praticante di entrare in sintonia con il proprio corpo, rispondendo in maniera più fluida e intuitiva ai movimenti dell’avversario. Inoltre, aiuta a stabilire un ritmo interno costante, che mantiene l’energia senza sprechi. Alcuni praticanti di livello avanzato usano il canto come strumento di visualizzazione. Cantare una nota lunga e continua può aiutare a creare una “mappa mentale” dei movimenti, permettendo così di focalizzare la propria intenzione su specifiche parti del corpo o su una tecnica in particolare. L’idea è che il canto diventi un mantra che guida la mente e il corpo attraverso l’azione, rendendo il gesto più preciso e l’intenzione più focalizzata. Questo è particolarmente utile nelle arti marziali interne, dove il controllo mentale e la consapevolezza del corpo sono fondamentali. Il canto armonico, in particolare, ha un potenziale speciale nelle arti marziali, soprattutto quando si esplorano tecniche più spirituali. Pratiche come il canto difonico (in cui si producono due note contemporaneamente) permettono di creare frequenze che risuonano nel corpo e nella mente, generando uno stato di profonda consapevolezza e connessione con se stessi. Questo tipo di canto è utilizzato da alcuni artisti marziali come pratica preparatoria, un metodo per raggiungere uno stato mentale libero da distrazioni e pronto ad accogliere le tecniche da memorizzare.

Alcuni maestri marziali, influenzati dalle pratiche zen e taoiste, vedono il canto come un’estensione naturale dell’arte marziale. Proprio come ogni colpo o movimento deve essere eseguito con intenzione, anche il canto è un mezzo per esprimere il proprio potere interiore e armonizzare l’energia. L’idea è che la voce rappresenti una forma di “respiro sonoro”, che, se allineato con il corpo, può intensificare l’efficacia della pratica e persino amplificare l’intento di ogni gesto. Il canto diventa così un’espressione sonora del movimento, una “scia vibrante” che lascia un’impronta di sé anche dopo l’esecuzione della tecnica. La sinergia tra canto e arti marziali va oltre l’uso della voce come semplice espediente tecnico. Il canto diventa una forma di meditazione in movimento, che permette al praticante di entrare in una dimensione intima e spirituale, amplificando la connessione tra corpo e spirito. Questa fusione tra canto e arte marziale non è solo una strategia di allenamento, ma un cammino per raggiungere un equilibrio profondo.

Lorenzo Pierobon 2024 ©

 

Voce e movimento per la regolazione del tono vagale (tecniche vocali)

La teoria polivagale è una teoria avanzata che esplora la relazione tra il sistema nervoso autonomo e il comportamento umano, formulata dallo psicologo e neuro scienziato Stephen Porges. Ecco descritti brevemente i principi fondamentali:

Il nervo vago è il decimo nervo cranico e ha due principali branche:

  • Branca ventro vagale: associata al sistema parasimpatico, promuove stati di calma, connessione sociale e sicurezza. È fondamentale per il comportamento pro sociale e la regolazione delle emozioni.
  • Branca dorso vagale: associata sempre al sistema parasimpatico, ma entra in gioco in situazioni di estremo pericolo (anche solo percepito). Può causare immobilità o “spegnimento” come risposta a pericoli estremi.

Gerarchia delle risposte di sopravvivenza 

La teoria polivagale propone una gerarchia di risposte autonomiche:

  • Sistema ventro vagale (connessione sociale): il primo livello di risposta, dove si cerca di stabilire connessioni e comunicazioni sicure.
  • Sistema simpatico (combatti o fuggi): attivato quando la connessione sociale non è possibile o non è sufficiente per garantire la sicurezza, preparando il corpo per l’azione.
  • Sistema dorso vagale (Immobilizzazione): attivato quando le risposte di combattimento o fuga non sono possibili o sono fallite, portando a uno stato di immobilità.

Neurocezione

È un concetto centrale della teoria polivagale che si riferisce alla capacità del sistema nervoso di valutare automaticamente e inconsciamente la sicurezza o il pericolo nell’ambiente, influenzando le risposte autonomiche.

La teoria polivagale ha implicazioni significative in ambito terapeutico, in quanto suggerisce che,  per favorire la regolazione emotiva e il benessere psicologico è essenziale promuovere stati di sicurezza e connessione sociale. Questo può essere realizzato attraverso tecniche che stimolano il nervo vago ventrale, come la respirazione diaframmatica, la voce, la musica, il canto in coro, il canto (armonico), le esperienze artistiche creative e altre forme di interazione sociale positiva.  Per un musicoterapeuta o un terapeuta della relazione di aiuto, la teoria polivagale può offrire importanti spunti su come utilizzare il suono e la voce per influenzare positivamente il sistema nervoso autonomo. Il canto, la modulazione della voce e l’uso di determinati suoni possono aiutare a stimolare il nervo vago ventrale, promuovendo uno stato di calma e sicurezza.

Ecco alcuni esercizi specifici che ho messo a punto per la stimolazione e regolazione del tono vagale:

 

Riequilibrio vagale:

braccia incrociate sul petto (incrociare anche i pollici) , picchiettare, alternando, con indice e medio le clavicole e vocalizzare un humming continuo. (Stimolazione sonora e tapping asincrono bilaterale). Questa pratica aiuta a stimolare il nervo vago e promuovere una sensazione di sicurezza e stabilità. Incrocia le braccia e usa le dita per picchiettare delicatamente le clavicole, favorendo il rilassamento e l’autoregolazione.

Riequilibrio energetico/rilassamento: mano sinistra sulla zona lombare e mano destra sulla base della nuca, vocalizzare “U” e salire lentamente in glissando verso la “I”. Questa pratica può aiutare a rilassare e riequilibrare l’energia del corpo. La posizione delle mani crea un circuito energetico mentre il glissando vocale promuove la regolazione emotiva.

Cerchio di contatto: mano destra sul cuore, mano sinistra al centro della schiena della persona di fronte, vocalizzare “A” e poi glissando verso la “O”. Questo esercizio può essere fatto in coppia o in gruppo, favorendo il contatto sociale e il senso di connessione. Alternando la posizione, ogni partecipante può sentire il supporto fisico ed emotivo del gruppo (o del singolo, nel caso di lavoro in coppia) rafforzando il senso di sicurezza.

Attivazione energetica: vocalizzare in modo ritmico “ON”, picchiettando lentamente sullo sterno, un po’ più veloce sul mento, più veloce in mezzo agli occhi. Questo esercizio aiuta a stimolare l’energia del corpo e attivare il sistema nervoso. Il tapping in diverse aree del corpo con variazioni di velocità può aiutare a rivitalizzare e bilanciare il sistema energetico.

La teoria polivagale fornisce una comprensione più profonda di come il sistema nervoso risponde alle sfide e come queste risposte possano essere influenzate per migliorare la salute mentale e fisica. Utilizzando esercizi mirati di musicoterapia e terapia del suono, è possibile stimolare il nervo vago e promuovere stati di calma, sicurezza e connessione sociale, contribuendo al miglioramento dello stato psicofisico delle persone.

Tutte le tecniche vocali descritte in questo articolo si basano sull’utilizzo del Canto Armonico e sul modello di Musicoterapia Vocal Harmonics in Motion (VHM)

Lorenzo Pierobon 2024 ©

La Musicoterapia vocale (VHM)

La musicoterapia vocale secondo il metodo Vocal Harmonics in Motion 

La musicoterapia vocale si configura  come una pratica multidisciplinare, che offre un approccio innovativo e terapeutico che si estende attraverso i diversi livelli dell’esperienza umana.
Nel presente articolo, esploreremo in maniera approfondita gli aspetti fisici, energetici, emotivi, simbolici e transpersonali della musicoterapia vocale, contestualizzandoli in un quadro teorico che integra elementi di psicologia, neuroscienze, terapia del suono e musicoterapia.
Nella mia personale visione la musicoterapia vocale (MV) agisce su diversi livelli.

Livello Fisico: connessione tra suono e materia
La MV, nel suo rapporto con il livello fisico, si concentra sulla percezione e interpretazione delle vibrazioni sonore nel corpo umano. Attraverso tecniche specifiche, il terapeuta guida il paziente alla consapevolezza delle sensazioni corporee generate dal suono, favorendo una connessione profonda tra la voce/corpo/movimento. Questo approccio è ancorato nei principi della propriocezione e fornisce un terreno fertile per esplorare l’interazione tra la percezione sensoriale e la produzione vocale.

Livello Energetico: pulsazioni  sottili e flusso
Spostandoci al livello energetico, la MV si propone di esplorare flussi sottili di energia correlati al suono vocale. Questo approccio, derivato da tradizioni antiche (medicina tradizionale cinese, Qi gong, pranayama, arti marziali) e integrato con prospettive moderne sulla fisica delle vibrazioni, mira a favorire una comprensione più profonda delle dinamiche energetiche intrinseche alla voce umana. Tale esplorazione può contribuire alla gestione e all’armonizzazione di questi flussi, fornendo un potenziale impatto terapeutico sul paziente.

Livello Emotivo: espressione  e gestione delle emozioni
Sul piano emotivo, la MV assume un ruolo significativo nella facilitazione dell’espressione e gestione delle emozioni. Attraverso l’analisi delle modalità espressive della voce, il terapeuta può guidare il paziente nel riconoscimento e nell’elaborazione di stati emotivi complessi. Questa dimensione dell’intervento terapeutico si collega strettamente alle teorie della psicologia dell’espressione emotiva , della teoria polivagale, della musicoterapia clinica e contribuisce all’espansione delle strategie terapeutiche per affrontare disturbi emotivi.

Livello Simbolico: la  voce  come linguaggio  simbolico
In questo livello, la voce si configura come un linguaggio simbolico che trasporta memorie, immagini e ricordi. Questo approccio, ispirato dalle prospettive della psicologia analitica e della psicologia della mente inconscia, fornisce uno strumento unico per esplorare il significato simbolico attribuito alla voce dal paziente. La MV diventa, quindi, un mezzo attraverso il quale emergono e vengono affrontati contenuti simbolici che contribuiscono alla comprensione del sé e della propria storia personale.

Livello Transpersonale: esplorazione delle dimensioni  trascendenti
L’aspetto transpersonale della MV, si occupa delle dimensioni intuibili, delle visioni, degli aspetti spirituali, degli insight  che emergono durante l’esperienza vocale. Questo livello integra concetti dalla psicologia transpersonale e dalla ricerca sulla coscienza, offrendo uno spazio per l’esplorazione di esperienze che superano i confini dell’individuo e aprono prospettive di crescita e consapevolezza.

Biofeedback: connessione tra fisiologia e suono
Una componente rilevante nel contesto della musicoterapia vocale è l’utilizzo del biofeedback. Questo processo consente al paziente di acquisire consapevolezza delle proprie funzioni fisiologiche: attività cerebrale, funzione cardiaca, respirazione e attività muscolare, durante l’atto vocale. L’integrazione di queste informazioni fornisce una base per la modulazione volontaria delle risposte fisiologiche, consentendo al paziente di sviluppare una maggiore consapevolezza e controllo sulla propria esperienza corporea e vocale.

Bioresistenza: gestione dei pattern fisiologici cronicizzati
Il concetto di bioresistenza, che descrive la conservazione di stati fisiologici, emotivi e mentali spesso cronicizzati e limitanti, costituisce un aspetto chiave della MV. L’analisi e la gestione di questi pattern, mediante l’uso mirato della voce e dell’ascolto attivo, rappresentano un’area di intervento terapeutico che mira a liberare il paziente da schemi disfunzionali e a promuovere la flessibilità psicofisica.

Approfondendo il ruolo della voce nella terapia, emerge la sua rilevanza nella comunicazione terapeutica e nella diagnosi. La qualità della voce, sia del terapeuta che del paziente, diventa uno strumento di indagine prezioso. Attraverso l’analisi delle caratteristiche vocali, si possono raccogliere informazioni utili per comprendere la condizione emotiva e psicologica del paziente, ampliando così la portata della valutazione diagnostica. La voce diventa uno strumento terapeutico nella gestione dello stress, dell’ansia e di altre difficoltà emotive. L’applicazione di tecniche vocali specifiche mira a modulare le risposte fisiologiche e neurovegetative, offrendo al paziente strategie efficaci per il miglioramento del benessere personale. L’ascolto attivo e l’ancoraggio alla voce, nel contesto della MV, costituiscono le fondamenta della relazione terapeutica. La capacità di ascoltare e rispondere in modo attivo alla voce del paziente, insieme alla consapevolezza e all’uso intenzionale della propria voce da parte del terapeuta, contribuisce a creare un ambiente terapeutico sicuro e facilitante nel percorso di crescita personale.
La voce si rivela preziosa anche nelle situazioni di crisi, dove può essere impiegata come un efficace strumento sonoro per la gestione del trauma. Utilizzando specifiche modalità vocali, il terapeuta può contribuire a calmare e rassicurare il paziente, offrendo un sostegno immediato durante momenti di forte stress emotivo.
In conclusione, la MV si configura come un approccio terapeutico ricco e complesso che abbraccia molteplici dimensioni della voce umana. Integrando conoscenze provenienti da discipline diverse  questo campo offre un’ampia gamma di strumenti per promuovere il benessere e la crescita personale attraverso l’esplorazione e l’uso consapevole della voce.”

Lorenzo Pierobon 2024 ©

 

Musicoterapia: il modello Vocal Harmonics in Motion

La musica ha il potere di toccare le corde più profonde dell’animo umano, un ponte che collega emozioni, pensieri e stati d’animo. La musicoterapia, un campo in continua crescita, sfrutta questa capacità innata del suono per promuovere il benessere mentale, emotivo, spirituale e fisico delle persone.

Il  metodo”VHM (Vocal Harmonics in Motion) offre un approccio unico e innovativo nell’uso terapeutico della musica, della voce e del suono. Questo approccio si basa sull’idea che la musica sia uno strumento di comunicazione primordiale e che sia possibile utilizzarla per accedere a parti profonde dell’individuo che possono essere difficili da esprimere verbalmente.

Principi Fondamentali:

  1. La Musica come Linguaggio: nella prospettiva VHM, la musica, la voce e il canto sono considerati un linguaggio attraverso il quale le emozioni e i pensieri possono essere espressi e condivisi. Questo è particolarmente rilevante per coloro che hanno difficoltà ad esprimersi con la parola.
  2. Improvisazione: la musica improvvisata gioca un ruolo centrale nel modello VHM.

I pazienti sono incoraggiati a esprimere se stessi attraverso la musica senza restrizioni, creando un ambiente di libertà espressiva e creativa.

  1. Risonanza e Contenimento: il terapeuta guida il paziente attraverso l’improvvisazione, creando un “contenitore” emotivo sicuro in cui il paziente può esplorare i propri sentimenti e pensieri. La “risonanza” si riferisce alla capacità del terapeuta di rispecchiare emotivamente il paziente, creando un legame empatico.
  2. Processo Espressivo: il modello VHM enfatizza l’esperienza emotiva più che la performance musicale tecnica. Il focus è incentrato sulla liberazione delle emozioni attraverso la musica, senza giudizio.

Benefici

  1. Espressione Emotiva: permette ai pazienti di esprimere emozioni profonde che potrebbero essere troppo difficili da esprimere in parole. La musica diventa un canale per affrontare e comprendere le proprie emozioni.
  2. Gestione dello Stress e dell’Ansia: la musica ha dimostrato di avere effetti positivi sulla riduzione dello stress e dell’ansia. l’improvvisazione musicale può essere liberatoria, contribuendo al rilascio delle tensioni accumulate.
  3. Potenziamento dell’Autostima: creare musica in un ambiente protetto e accogliente può contribuire a un maggiore senso di autostima e fiducia in se stessi.
  4. Potenziale per il Recupero: la musicoterapia può essere un supporto prezioso nelle situazioni di recupero da traumi, dipendenze o disturbi mentali e offre un percorso per affrontare e superare le sfide emotive.
  5. Comunicazione Interpersonale: attraverso la musica, i pazienti possono sviluppare capacità di comunicazione interpersonale, migliorando la loro capacità di connettersi con gli altri in modi nuovi e significativi.

 

Lorenzo Pierobon 2023

Regolazione polivagale, musicoterapia e canto armonico

La musicoterapia, la Voce, il suono sono territori vasti che non finiremo mai di esplorare e di conoscere a fondo, ecco perché sono molto importanti la ricerca e la formazione continua. Nel mio percorso professionale ho sempre cercato di inserire competenze tecniche, e conoscenze derivanti da altri settori, a volte da mondi completamente opposti. Questo mi ha permesso di creare un metodo di lavoro molto flessibile e versatile, ma soprattutto multidisciplinare. Il settore di ricerca delle neuroscienze è la nuova frontiera, il contenitore a cui attingere per completare le conoscenze e rimodularle per farle entrare a pieno diritto nel mondo delle terapie artistiche e musicali.

In particolare mi riferisco alla “teoria polivagale”, la quale presuppone che le memorie traumatiche non elaborate, ci impediscono la connessione con gli altri e con il mondo, di sviluppare relazioni sociali sane e appaganti, di vivere in uno stato di completezza e serenità. Le ricerche di Porges, sottolineano come il sistema nervoso legato al nervo vago possa creare una gerarchia di stati diversi a cui corrispondono altrettante reazioni:

dorso vagale ( freezing), simpatico ( fight or flight), ventro vagale (Flow). Muoversi in maniera   fluida attraverso questi tre stati è “il gioco della vita”.

La teoria polivagale, il canto armonico e la musicoterapia sono approcci terapeutici che possono influire positivamente sulla regolazione del nervo vago. La teoria polivagale di Stephen Porges ha evidenziato l’importanza del nervo vago nella regolazione delle risposte da stress e nella promozione del benessere, si basa sul concetto che il sistema nervoso autonomo sia composto da tre sottosistemi, ognuno dei quali è associato a diverse risposte fisiologiche e comportamentali. Il nervo vago, è il responsabile della regolazione dello stato di calma, della connessione sociale e dell’attivazione del riposo e della digestione. Quando il nervo vago è attivo, il corpo può raggiungere uno stato di rilassamento profondo e di equilibrio emotivo.

 

Il canto armonico:

Il canto armonico è una tecnica vocale che prevede la produzione simultanea di più suoni vocali. Durante questa pratica, l’esecutore sfrutta le cavità di risonanza per creare una serie di armonici sovrapposti alla voce principale. Questa tecnica è stata utilizzata da secoli in diverse tradizioni musicali e spirituali per scopi terapeutici e di meditazione. Il canto armonico può stimolare il nervo vago, contribuendo a promuovere una sensazione di calma, riduzione dello stress e benessere generale.

 

La musicoterapia:

La musicoterapia è una forma di terapia che utilizza la musica e elementi sonoro-musicali per promuovere il benessere fisico, emotivo, cognitivo e sociale delle persone. Durante le sessioni di musicoterapia, il terapeuta utilizza strumenti musicali, la voce e selezioni di brani musicali per creare un ambiente terapeutico sicuro e favorire la comunicazione, l’espressione delle emozioni e il rilassamento. La musica, può influire sul sistema nervoso autonomo e attivare una risposta emotiva e fisiologica di benessere, grazie anche alla stimolazione del nervo vago.

Di seguito alcuni possibili effetti derivati dalla combinazione delle tecniche descritte

 

  1. Riduzione dello stress e dell’ansia: la combinazione di queste tecniche può contribuire a ridurre i livelli di stress e ansia, favorendo una maggiore regolazione del sistema nervoso autonomo.
  2. Miglioramento del benessere emotivo: le pratiche che coinvolgono il canto armonico e la musicoterapia possono favorire un senso di calma, gioia e connessione emotiva, promuovendo un benessere generale.
  3. Miglioramento delle funzioni fisiologiche: la stimolazione del nervo vago attraverso queste tecniche può influire positivamente sulla regolazione della frequenza cardiaca, della pressione sanguigna e della digestione.
  4. Miglioramento della connessione sociale: la teoria polivagale evidenzia l’importanza della connessione sociale per la salute e il benessere. Il canto armonico e la musicoterapia possono favorire la connessione e la comunicazione non verbale, facilitando il senso di appartenenza e di connessione con gli altri.

 

La combinazione della teoria polivagale, del canto armonico e della musicoterapia possono offrire un approccio terapeutico completo per la regolazione del nervo vago e il miglioramento del benessere generale. L’integrazione di queste pratiche nella routine quotidiana può fornire strumenti preziosi per affrontare lo stress e per il mantenimento di uno stato di  salute ottimale.

Esistono tecniche e strumenti che favoriscono la regolazione degli stati e la transizione fluida tra di essi: il respiro, il suono, la musica e la Voce, possono essere a tutto diritto considerati “flow triggers”. La teoria polivagale chiarisce i meccanismi sottili che sottendono alla musicoterapia e all’utilizzo della Voce in ambito terapeutico, e fornisce risposte scientifiche ai risultati che si ottengono attraverso questi strumenti, in particolare ha fornito una nuova chiave interpretativa ai fenomeni che ho osservato in oltre 20 anni di attività e dato un nuovo impulso alle mie ricerche nel settore. Ecco perché la Voce, il suono e la musica continueranno ad essere la parte più importante del mio lavoro, in ambito didattico, terapeutico e di ricerca.

©Lorenzo Pierobon 2023

 

 

Vedere la Voce

L’importanza della visualizzazione nelle tecniche vocali secondo il metodo Vocal Harmonics in Motion

Il canto è un’arte che coinvolge non solo la nostra voce, ma anche corpo, mente e spirito. Mentre molti cantanti si concentrano sulla tecnica vocale e sull’allenamento fisico, un aspetto spesso trascurato è l’importanza della visualizzazione. La visualizzazione è una tecnica che implica l’uso dell’immaginazione per creare suggestioni mentali vivide e dettagliate. Nella pratica del canto, la visualizzazione può essere un potente strumento per migliorare la voce, liberare l’espressività e connettersi emotivamente con il pubblico. In questo articolo, esploreremo l’importanza della visualizzazione nelle tecniche di canto convenzionale e canto armonico e come questa può portare i cantanti ad elevare i livelli di performance.

Creare un’immagine sonora:

La visualizzazione consente ai cantanti di creare un’immagine sonora nella loro mente. Immaginare il suono desiderato e un movimento ad esso associato, aiuta a modellare la voce e a ottenere un controllo più preciso sull’emissione vocale, un’immagine mentale di un movimento può aiutare a raggiungere una maggiore consapevolezza delle sensazioni fisiche coinvolte nel canto e migliorare l’emissione del suono.

Superare le difficoltà tecniche:

La visualizzazione può essere utilizzata per superare le difficoltà tecniche nel canto. Ad esempio, se un cantante sta affrontando un passaggio vocale difficile, può immaginare mentalmente un’immagine che rappresenta il superamento di quella sfida. Potrebbe visualizzare fluidità e sicurezza, oppure un movimento virtuale associato ad un suono specifico o ad una nota. Questa visualizzazione positiva può contribuire a migliorare la fiducia e a superare le limitazioni tecniche, consentendo al cantante di raggiungere una performance più fluida e sicura.

Allenare la memoria muscolare:

La visualizzazione è anche un modo efficace per allenare la memoria muscolare. Immaginare mentalmente l’esecuzione corretta di un passaggio vocale, immaginare un suono o un movimento o, stimola le stesse regioni cerebrali coinvolte nell’esecuzione fisica effettiva. Questo tipo di visualizzazione può aiutare i cantanti a migliorare la precisione, la coordinazione e la velocità del loro canto, poiché prepara il corpo e la mente a eseguire in modo ottimale.

Conclusioni:

Nelle tecniche di canto, la visualizzazione è un elemento potente che può portare i cantanti a livelli superiori di performance. Attraverso la creazione di immagini sonore, l’esplorazione dell’interpretazione emotiva, il superamento delle difficoltà tecniche e l’allenamento della memoria muscolare, la visualizzazione svolge un ruolo chiave nel plasmare la voce e la comunicazione dei cantanti.

Lorenzo Pierobon © 2023