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Direzione, intenzione, proiezione: il triangolo della voce

Il “Triangolo della Voce” non è solo un concetto teorico, ma un vero e proprio strumento pratico che può aiutarci a comprendere meglio le dinamiche di questo mezzo espressivo, ponendo l’accento su tre aspetti fondamentali: direzione, intenzione e proiezione. Questi tre elementi non solo influenzano la qualità e l’efficacia del canto, ma giocano anche un ruolo cruciale nella connessione tra cantante e ascoltatore, nonché nell’impatto terapeutico della voce.

Direzione: orientamento della voce

La direzione rappresenta l’orientamento fisico e mentale del cantante. Sul piano fisico, implica il controllo della postura, della respirazione e della risonanza per dirigere il suono in modo efficiente. Ad esempio, una buona postura e una respirazione diaframmatica permettono al cantante di mantenere il controllo del flusso d’aria, che è fondamentale per una voce stabile e potente.

Sul piano mentale, la direzione implica la consapevolezza dell’obiettivo del canto, che può variare dal raggiungimento di una determinata nota alla comunicazione di un’emozione specifica. Le neuroscience spiegano che il cervello umano è altamente coinvolto nella produzione vocale, con diverse aree cerebrali che cooperano per controllare il tono, il timbro e la dizione. Una direzione chiara può migliorare la precisione vocale e la coerenza espressiva, poiché il cervello coordina meglio i muscoli coinvolti nella produzione del suono.

Le due direzioni.

Interna

Quando cantiamo dirigendo il suono verso il centro del corpo, creiamo una vibrazione che può sciogliere tensioni e blocchi emotivi. Questo processo può aiutare a risvegliare parti di noi stessi che sono rimaste silenti, offrendo una nuova consapevolezza e pace interiore.

Esterna

Proiettando la voce verso l’esterno, possiamo esprimere noi stessi con forza e chiarezza. È come lanciare  un messaggio al mondo, affermando la nostra presenza e unicità. In questo modo possiamo creare una connessione potente con gli ascoltatori, comunicando emozioni e pensieri in modo diretto e coinvolgente.

Intenzione: energia  emotiva e creativa

L’intenzione è l’energia emotiva e creativa che  i cantanti mettono nella loro espressione vocale. Questo elemento è fondamentale per creare un collegamento emotivo con l’ascoltatore. Nel canto, l’intenzione può variare dalla narrazione di una storia alla condivisione di un’esperienza personale. Ogni canzone ha il potenziale di evocare emozioni profonde, e l’intenzione del cantante è ciò che dà vita e autenticità alla performance.

Nel contesto del canto terapeutico, l’intenzione assume un ruolo ancora più significativo. Il canto è utilizzato in molte culture antiche come strumento di cura, grazie alla sua capacità di influenzare lo stato mentale e emotivo. La scienza moderna supporta questa idea, studi recenti hanno dimostrato che il canto può ridurre i livelli di stress e ansia, migliorare l’umore e persino stimolare il rilascio di endorfine, sostanze chimiche  associate al benessere. L’intenzione di benessere e cura dunque, diventa un canale attraverso il quale il cantante può trasmettere vibrazioni positive e calmanti, che possono avere un effetto terapeutico sugli ascoltatori.

I quattro tipi di intenzione.

Esplorativa

Cantare con l’intento di esplorare nuove sfumature della nostra voce e del nostro essere è un atto di scoperta personale. Questo processo può svelare potenzialità vocali nascoste e arricchire la nostra espressione artistica e personale.

Catartica

L’intenzione catartica nel canto è rivolta alla liberazione delle emozioni represse. Questo può fornire un sollievo significativo, aiutandoci a gestire meglio lo stress e le tensioni quotidiane. La liberazione emotiva attraverso il canto è una pratica che risale a tempi antichi, utilizzata in molte culture come strumento di purificazione e rinascita.

Curativa

Cantare con l’intenzione della cura può influire positivamente sul benessere fisico e psicologico. Studi neuroscientifici hanno dimostrato che il canto può stimolare il rilascio di endorfine e migliorare l’umore, riducendo i sintomi di ansia e depressione.

Connessione

Infine, l’intenzione di connessione è quella che cerca di creare un legame con gli altri e con il mondo. Cantare in gruppo o per un pubblico può costruire una sensazione di appartenenza e comunità, rafforzando i legami sociali e promuovendo l’empatia. (vedi l’articolo: La preparazione di un concerto: un viaggio tra simbolo, metafora e senso del sacro)

Proiezione: trasmissione della voce

La proiezione è il vertice del triangolo e rappresenta il modo in cui la voce del cantante viene trasmessa all’ascoltatore. Una buona proiezione richiede non solo una tecnica vocale solida ma anche una forte connessione emotiva e fisica con il pubblico. Nel canto, la proiezione è spesso associata alla capacità di riempire uno spazio con il suono, ma è anche una questione di trasmettere chiaramente il messaggio e le emozioni.

Nel canto terapeutico, la proiezione è cruciale per l’efficacia del trattamento. Ad esempio, nelle pratiche di canto armonico, il cantante usa tecniche specifiche per creare frequenze che risuonano in diverse parti del corpo, influenzando così l’equilibrio energetico e promuovendo il benessere. La proiezione non è solo una questione di volume, ma anche di qualità del suono e di intonazione, che possono influenzare il sistema nervoso e le onde cerebrali degli ascoltatori.

Il Triangolo della Voce offre un modello per esplorare il potenziale della voce umana sia nel campo artistico che in quello terapeutico. La direzione, l’intenzione e la proiezione sono elementi interconnessi che, se ben compresi e sviluppati, possono elevare l’esperienza della Voce a livelli straordinari. Questa consapevolezza non solo arricchisce la pratica vocale ma offre anche strumenti per la cura e il benessere, dimostrando ancora una volta il potere trasformativo della voce umana.

Lorenzo Pierobon 2024 ©

I dodici archetipi di Jung la Voce e il canto

Carl Gustav Jung ha introdotto il concetto di archetipi come modelli universali presenti nell’inconscio collettivo. Questi archetipi rappresentano personaggi e simboli ricorrenti nelle storie, nei miti e nella psiche umana, influenzando profondamente il comportamento e le emozioni. Nella pratica del canto, questi archetipi possono trovare una loro espressione e diventare strumenti di connessione con le dimensioni più profonde del Sé. La voce, come mezzo di espressione primaria e personale, può incarnare queste figure archetipiche, creando un ponte tra l’inconscio e il mondo esterno.

Di seguito esploriamo i 12 archetipi di Jung e come ciascuno di essi possa influenzare e arricchire l’espressione vocale e il canto, sia nel contesto del canto tradizionale che in quello del canto armonico.

Il Saggio: rappresenta la ricerca della verità, della conoscenza e della comprensione più profonda. Il Saggio è riflessivo e consapevole, e la sua voce esprime calma, consapevolezza e autorità silenziosa. Nel canto, questo archetipo si manifesta attraverso un uso pacato della voce, con toni gravi e profondi, capaci di trasmettere conoscenza e tranquillità. L’uso di toni bassi e stabili favoriscono la meditazione e l’introspezione, permettendo al cantante di raggiungere una condizione di centratura interiore.

L’Innocente: è ottimista, puro e fiducioso. Questo archetipo si affida alla bontà del mondo e alla semplicità della vita. La voce dell’Innocente è luminosa, leggera e priva di complessità emotive. Nel canto, l’Innocente evoca melodie semplici e gioiose, con toni chiari e leggeri che trasmettono purezza e serenità. Una voce chiara e senza tensioni, che si esprime attraverso melodie delicate e ritmiche semplici.

L’Esploratore: è spinto dal desiderio di andare oltre i confini del conosciuto, alla ricerca di nuove esperienze e possibilità. Nel canto, l’Esploratore si manifesta attraverso l’innovazione e la sperimentazione vocale, giocando con ritmi, melodie e tecniche inusuali. La sua voce è dinamica, flessibile e aperta a esplorare nuove strade. Una voce che si avventura fuori dagli schemi tradizionali, sperimentando nuove melodie e tecniche vocali.

Il Sovrano: rappresenta il potere, il controllo e la padronanza di sé. Questo archetipo incarna l’autorità e la capacità di organizzare e dominare. Nel canto, il Sovrano si esprime con una voce forte, ben controllata e proiettata, che trasmette sicurezza e leadership. Una voce decisa, potente e ben modulata, che proietta un senso di comando e stabilità., controllo preciso delle risonanze vocali, dimostrando padronanza tecnica e forza interiore.

Il Creatore: è l’archetipo dell’innovazione e dell’immaginazione. Egli si esprime attraverso la creazione di qualcosa di nuovo, unico e personale. Nel canto, il Creatore trova espressione attraverso l’invenzione di melodie e armonie originali, che rappresentano la volontà di dare forma a emozioni e pensieri . L’uso della voce per creare combinazioni sonore innovative e armonici complessi, sperimentando nuove risonanze e tecniche vocali.

L’Angelo Custode: è l’archetipo della protezione, della cura e della compassione. Rappresenta l’amore altruistico e il desiderio di proteggere e prendersi cura degli altri. La voce dell’Angelo Custode è dolce, accogliente e rassicurante, capace di creare un senso di sicurezza e conforto. Una voce morbida e calorosa, che trasmette amore e conforto, capace di  creare un’atmosfera di serenità e protezione, favorendo il rilassamento e il benessere.

Il Mago: è l’archetipo della trasformazione e della magia. Egli è in grado di influenzare il mondo e le persone attraverso la sua capacità di trasformare l’energia e la materia. Nel canto, il Mago si esprime attraverso una voce che cambia e si trasforma, utilizzando variazioni dinamiche e timbriche per guidare il processo di cambiamento interiore. L’esplorazione delle risonanze profonde per indurre stati di coscienza alterati e favorire la trasformazione interiore.

L’Eroe: rappresenta il coraggio, la forza e la volontà di affrontare sfide e difficoltà. Questo archetipo è guidato dal desiderio di superare gli ostacoli e raggiungere i propri obiettivi. Nel canto, l’Eroe si esprime con una voce potente e sicura, capace di trasmettere determinazione e resistenza.  Una voce forte e determinata, che comunica coraggio e forza di volontà,  il  controllo tecnico  per esprimere potenza interiore, mantenendo un equilibrio stabile tra forza e precisione.

Il Ribelle: è colui che sfida le regole e le convenzioni, cercando di cambiare il sistema. Questo archetipo è caratterizzato da un desiderio di libertà e indipendenza. Nel canto, il Ribelle si esprime attraverso l’uso di tecniche non convenzionali e dissonanti, rompendo le regole per creare qualcosa di nuovo sfidando le aspettative e le convenzioni  musicali. La sperimentazione con suoni inusuali e dissonanti, spingendo la voce verso nuove possibilità espressive.

L’Amante: rappresenta l’amore, la passione e il desiderio di connessione emotiva e fisica. Questo archetipo è guidato dall’emozione e dal desiderio di creare legami profondi. Nel canto, l’Amante si esprime con una voce calda, sensuale e avvolgente, capace di trasmettere intensità emotiva e intimità. Una voce calda e ricca di emozione, che trasmette passione e desiderio.

Il Giullare:  rappresenta la gioia, la leggerezza e la capacità di vivere il momento presente. Questo archetipo cerca di portare allegria e leggerezza nella vita, ridendo di sé stesso e del mondo. Nel canto, il Giullare si esprime con una voce giocosa, dinamica e ricca di energia. Una voce leggera e vivace, che si muove rapidamente tra diversi registri, creando un senso di gioco e spensieratezza. L’uso di ritmi veloci e suoni brillanti per evocare gioia e movimento.

L’Orfano: rappresenta la vulnerabilità, la solitudine e il desiderio di appartenenza. Questo archetipo si confronta con la perdita e la mancanza, ma è anche caratterizzato da una forte capacità  di resistenza e speranza. Nel canto, l’Orfano si esprime con una voce fragile e malinconica, che trasmette vulnerabilità e desiderio di connessione. Una voce delicata e malinconica, che esprime sentimenti di solitudine e ricerca interiore.

I 12 archetipi junghiani offrono una mappa potente per esplorare il mondo interiore attraverso la voce e il canto. Ogni archetipo incarna un’energia specifica che può essere canalizzata nella pratica vocale, arricchendo l’espressione musicale e offrendo nuove vie di connessione con le proprie emozioni e il proprio inconscio.

Lorenzo Pierobon 2024 ©

Voce e movimento per la regolazione del tono vagale (tecniche vocali)

La teoria polivagale è una teoria avanzata che esplora la relazione tra il sistema nervoso autonomo e il comportamento umano, formulata dallo psicologo e neuro scienziato Stephen Porges. Ecco descritti brevemente i principi fondamentali:

Il nervo vago è il decimo nervo cranico e ha due principali branche:

  • Branca ventro vagale: associata al sistema parasimpatico, promuove stati di calma, connessione sociale e sicurezza. È fondamentale per il comportamento pro sociale e la regolazione delle emozioni.
  • Branca dorso vagale: associata sempre al sistema parasimpatico, ma entra in gioco in situazioni di estremo pericolo (anche solo percepito). Può causare immobilità o “spegnimento” come risposta a pericoli estremi.

Gerarchia delle risposte di sopravvivenza 

La teoria polivagale propone una gerarchia di risposte autonomiche:

  • Sistema ventro vagale (connessione sociale): il primo livello di risposta, dove si cerca di stabilire connessioni e comunicazioni sicure.
  • Sistema simpatico (combatti o fuggi): attivato quando la connessione sociale non è possibile o non è sufficiente per garantire la sicurezza, preparando il corpo per l’azione.
  • Sistema dorso vagale (Immobilizzazione): attivato quando le risposte di combattimento o fuga non sono possibili o sono fallite, portando a uno stato di immobilità.

Neurocezione

È un concetto centrale della teoria polivagale che si riferisce alla capacità del sistema nervoso di valutare automaticamente e inconsciamente la sicurezza o il pericolo nell’ambiente, influenzando le risposte autonomiche.

La teoria polivagale ha implicazioni significative in ambito terapeutico, in quanto suggerisce che,  per favorire la regolazione emotiva e il benessere psicologico è essenziale promuovere stati di sicurezza e connessione sociale. Questo può essere realizzato attraverso tecniche che stimolano il nervo vago ventrale, come la respirazione diaframmatica, la voce, la musica, il canto in coro, il canto (armonico), le esperienze artistiche creative e altre forme di interazione sociale positiva.  Per un musicoterapeuta o un terapeuta della relazione di aiuto, la teoria polivagale può offrire importanti spunti su come utilizzare il suono e la voce per influenzare positivamente il sistema nervoso autonomo. Il canto, la modulazione della voce e l’uso di determinati suoni possono aiutare a stimolare il nervo vago ventrale, promuovendo uno stato di calma e sicurezza.

Ecco alcuni esercizi specifici che ho messo a punto per la stimolazione e regolazione del tono vagale:

 

Riequilibrio vagale:

braccia incrociate sul petto (incrociare anche i pollici) , picchiettare, alternando, con indice e medio le clavicole e vocalizzare un humming continuo. (Stimolazione sonora e tapping asincrono bilaterale). Questa pratica aiuta a stimolare il nervo vago e promuovere una sensazione di sicurezza e stabilità. Incrocia le braccia e usa le dita per picchiettare delicatamente le clavicole, favorendo il rilassamento e l’autoregolazione.

Riequilibrio energetico/rilassamento: mano sinistra sulla zona lombare e mano destra sulla base della nuca, vocalizzare “U” e salire lentamente in glissando verso la “I”. Questa pratica può aiutare a rilassare e riequilibrare l’energia del corpo. La posizione delle mani crea un circuito energetico mentre il glissando vocale promuove la regolazione emotiva.

Cerchio di contatto: mano destra sul cuore, mano sinistra al centro della schiena della persona di fronte, vocalizzare “A” e poi glissando verso la “O”. Questo esercizio può essere fatto in coppia o in gruppo, favorendo il contatto sociale e il senso di connessione. Alternando la posizione, ogni partecipante può sentire il supporto fisico ed emotivo del gruppo (o del singolo, nel caso di lavoro in coppia) rafforzando il senso di sicurezza.

Attivazione energetica: vocalizzare in modo ritmico “ON”, picchiettando lentamente sullo sterno, un po’ più veloce sul mento, più veloce in mezzo agli occhi. Questo esercizio aiuta a stimolare l’energia del corpo e attivare il sistema nervoso. Il tapping in diverse aree del corpo con variazioni di velocità può aiutare a rivitalizzare e bilanciare il sistema energetico.

La teoria polivagale fornisce una comprensione più profonda di come il sistema nervoso risponde alle sfide e come queste risposte possano essere influenzate per migliorare la salute mentale e fisica. Utilizzando esercizi mirati di musicoterapia e terapia del suono, è possibile stimolare il nervo vago e promuovere stati di calma, sicurezza e connessione sociale, contribuendo al miglioramento dello stato psicofisico delle persone.

Tutte le tecniche vocali descritte in questo articolo si basano sull’utilizzo del Canto Armonico e sul modello di Musicoterapia Vocal Harmonics in Motion (VHM)

Lorenzo Pierobon 2024 ©

La preparazione di un concerto: un viaggio tra simbolo, metafora e senso del sacro

Preparare un concerto è molto più di una semplice sequenza di prove e preparativi tecnici. È un processo profondamente simbolico e metaforico che coinvolge empatia, condivisione, presenza, creatività, improvvisazione e senso del sacro.

L’empatia è il fondamento di ogni esibizione artistica. Quando artisti e musicisti si preparano per un concerto, devono sintonizzarsi non solo tra di loro ma anche con il pubblico che li ascolterà. Questa connessione empatica crea una risonanza emotiva che amplifica l’esperienza collettiva. L’empatia permette agli artisti di sentire le emozioni altrui come proprie, rendendo possibile una performance che tocca profondamente l’animo degli spettatori.

La preparazione di un concerto è un atto di condivisione, dove ogni membro del gruppo porta la propria voce, il proprio strumento e la propria energia creativa. Questa condivisione crea un tessuto sonoro unico, un mosaico di suoni e sensazioni che si intrecciano per creare qualcosa di più grande della somma delle singole parti. La condivisione non è solo un atto di generosità, ma una necessità che permette di raggiungere una armoniosa perfezione. Essere presenti, totalmente immersi nel momento, nel qui e ora, è essenziale per la riuscita di una performance. La presenza è quella qualità ineffabile che permette agli artisti di essere pienamente consapevoli di ogni nota, ogni movimento e ogni respiro. Questa consapevolezza trasforma la preparazione in un atto meditativo, dove il passato e il futuro svaniscono, lasciando spazio ad un eterno presente.  La creatività è il motore della preparazione artistica. È attraverso la creatività che gli artisti esplorano nuovi territori sonori, sperimentano e giocano con le possibilità. L’improvvisazione, in particolare, rappresenta l’alchimia dell’inaspettato, dove l’arte si rinnova costantemente in modi imprevedibili. Questa capacità di improvvisare, di adattarsi e di trasformarsi, è ciò che rende ogni concerto unico e irripetibile.

In fisica quantistica, la coerenza è lo stato in cui le particelle oscillano all’unisono. Analogamente, durante la preparazione di un concerto, i musicisti entrano in uno stato di coerenza, che crea un campo di energia condiviso, dove intenzione e emozione si allineano in perfetta armonia, rendendo possibile una performance che trascende il semplice atto artistico.  Quando gli artisti si uniscono per creare uno spettacolo, formano un super organismo, un’entità collettiva che va oltre le singole individualità. Questa entità artistica è capace di esprimere una potenza creativa e una sensibilità superiore rispetto al singolo, la sinergia dell’insieme permette di esplorare nuove dimensioni artistiche e di toccare profondamente il cuore del pubblico.

Infine, preparare un concerto è un atto spirituale e rituale. Ogni prova, ogni gesto, ogni nota suonata è parte di un rito che celebra la sacralità dell’arte. Come in un antico rituale, gli artisti si preparano a offrire una parte di sé al pubblico, creando un ponte tra il mondo terreno e quello spirituale., tra terra e cielo. Questa dimensione spirituale conferisce al concerto una profondità e un significato che va oltre il semplice intrattenimento. La preparazione di un concerto è un viaggio, un rito che celebra la sacralità dell’arte e la potenza della connessione umana, trasformando ogni performance in un’esperienza unica e irripetibile.

Lorenzo Pierobon 2024 ©

Voce, canto armonico, Zero Point Energy. Simbolo e metafora.

Nel mondo del canto, della musicoterapia e delle ricerche sperimentali riguardanti la voce, emerge una connessione affascinante tra la voce umana e il concetto di “Zero Point Energy” mutuato dalla fisica quantistica. Si riferisce all’energia minima che una particella subatomica può avere, anche quando è a temperatura assoluta (0 Kelvin, -273,15°C). Questo significa che anche nello stato di riposo più completo, le particelle continuano a vibrare a una certa energia di base, chiamata appunto energia del punto zero (ZPE), questo è un concetto affascinante, poiché suggerisce che il vuoto apparente non è completamente privo di energia, ma piuttosto traboccante di fluttuazioni quantistiche. Questa idea è stata oggetto di studi e discussioni nel contesto della teoria quantistica dei campi e ha importanti implicazioni in diverse aree della fisica.

Per comprendere appieno la connessione, tra voce, canto e ZPE esploriamo come le vocali e i simboli possono diventare un ponte tra la dimensione fisica e quella spirituale. Le vocali, sono le fondamenta del linguaggio e del canto, e possono assumere un significato simbolico profondo. Nella mia pratica, ho associato la vocali “u” e “i” a concetti specifici: “u” rappresenta la terra, l’energia femminile e l’orizzontalità, mentre “i” simboleggia il cielo, l’energia maschile e la verticalità. Questa distinzione tra materia (rappresentata dalla linea orizzontale) e spirito (rappresentato dalla linea verticale) è una visione comune a molte tradizioni spirituali. La linea orizzontale rappresenta la solidità della materia, mentre la linea verticale simboleggia l’ascesa verso lo spirito. Là dove queste due linee si intersecano, si crea un potente simbolo: la croce. Questa intersezione rappresenta il punto in cui materia e spirito si incontrano e si bilanciano. Al centro, nella mia personale visione, sorge l’energia del punto zero (ZPE), ovvero il raggiungimento dello stato di “presenza”, è possibile trovare alcune correlazioni tra questo punto specifico e i concetti legati a una visione spirituale:

  1. Connessione universale: si può pensare alla ZPE come contenente una sorta di energia che permea tutto l’universo (QI, prana, materia oscura). Questa visione può richiamare concetti di unità o interconnessione tra tutte le cose, che sono spesso associati alla spiritualità.
  2. Vibrazioni e frequenze: nella fisica quantistica, l’energia del punto zero è legata alle vibrazioni delle particelle, questo concetto può essere collegato all’idea di “vibrazioni spirituali”
  3. Stato di pace e calma: la ZPE rappresenta uno stato di minima energia, che potrebbe essere interpretato come un momento di calma, pace interiore e presenza. Questo potrebbe essere paragonato alla meditazione o alla ricerca della centratura nelle pratiche spirituali.
  4. Esplorazione interiore: la ricerca di una connessione spirituale spesso coinvolge l’esplorazione interiore e la comprensione di aspetti profondi di sé e della realtà

Un’altra simbologia interessante da prendere in considerazione per spiegare meglio questo centro di “presenza “è l’occhio del ciclone. Mentre tutto attorno a esso è turbolento e caotico, l’occhio offre un rifugio temporaneo di serenità. Questa zona di quiete è creata dal contrasto tra i venti convergenti che lo circondano, creando un equilibrio al centro della tempesta.
La correlazione tra ZPE e l’occhio del ciclone risiede nella loro rappresentazione di equilibri nelle dimensioni opposte dell’universo.: l’equilibrio del microcosmo, presente a livello subatomico, e l’equilibrio del macrocosmo, riferito a un fenomeno meteorologico, entrambi ci ricordano che l’equilibrio è una qualità intrinseca dell’universo, sia nell’infinitamente grande che nell’infinitamente piccolo. Questa correlazione può essere vista come un invito a riflettere sulla profonda interconnessione tra tutti gli aspetti dell’universo, dall’energia primordiale delle particelle subatomiche alla calma apparente nel cuore della tempesta. Tuttavia, è importante sottolineare che queste correlazioni sono interpretazioni personali e filosofiche. La fisica quantistica e la spiritualità operano in ambiti molto diversi, ma anche molto simili, questo non impedisce, di trarre ispirazione da tali concetti per la propria esplorazione personale e ricerca spirituale.

La connessione tra voce e ZPE suggerisce un equilibrio armonico tra la manifestazione fisica e la dimensione spirituale. Quando cantiamo, possiamo sperimentare questo equilibrio, creando un ponte tra il mondo materiale e regno spirituale. Il canto delle vocali diventa un mezzo per esplorare la profondità della nostra esistenza, una pratica che riflette il nostro desiderio di connettere materia e spirito. La ZPE si trova al centro di questa esplorazione, rappresentando l’equilibrio, la calma e la convergenza tra questi due mondi.

Lorenzo Pierobon 2023 ©

Concerto rituale: Harmonics Art Ensemble 21 giugno 2025 Montallegro (GE)

Un concerto speciale, per un evento speciale, in un luogo speciale. Un rituale sonoro.

Harmonics Art Ensemble live nel bosco di Montallegro ore 21.30 ingresso libero con prenotazione obbligatoria

albergo Casa del Pellegrino: cell. 340 2423960 gianluca.maffezzoni@libero.it Fisso 018 5239003, www.casapellegrino.com

info di contatto: pierobon.lorenzo@gmail.com

 

 

Vedere la Voce

L’importanza della visualizzazione nelle tecniche vocali secondo il metodo Vocal Harmonics in Motion

Il canto è un’arte che coinvolge non solo la nostra voce, ma anche corpo, mente e spirito. Mentre molti cantanti si concentrano sulla tecnica vocale e sull’allenamento fisico, un aspetto spesso trascurato è l’importanza della visualizzazione. La visualizzazione è una tecnica che implica l’uso dell’immaginazione per creare suggestioni mentali vivide e dettagliate. Nella pratica del canto, la visualizzazione può essere un potente strumento per migliorare la voce, liberare l’espressività e connettersi emotivamente con il pubblico. In questo articolo, esploreremo l’importanza della visualizzazione nelle tecniche di canto convenzionale e canto armonico e come questa può portare i cantanti ad elevare i livelli di performance.

Creare un’immagine sonora:

La visualizzazione consente ai cantanti di creare un’immagine sonora nella loro mente. Immaginare il suono desiderato e un movimento ad esso associato, aiuta a modellare la voce e a ottenere un controllo più preciso sull’emissione vocale, un’immagine mentale di un movimento può aiutare a raggiungere una maggiore consapevolezza delle sensazioni fisiche coinvolte nel canto e migliorare l’emissione del suono.

Superare le difficoltà tecniche:

La visualizzazione può essere utilizzata per superare le difficoltà tecniche nel canto. Ad esempio, se un cantante sta affrontando un passaggio vocale difficile, può immaginare mentalmente un’immagine che rappresenta il superamento di quella sfida. Potrebbe visualizzare fluidità e sicurezza, oppure un movimento virtuale associato ad un suono specifico o ad una nota. Questa visualizzazione positiva può contribuire a migliorare la fiducia e a superare le limitazioni tecniche, consentendo al cantante di raggiungere una performance più fluida e sicura.

Allenare la memoria muscolare:

La visualizzazione è anche un modo efficace per allenare la memoria muscolare. Immaginare mentalmente l’esecuzione corretta di un passaggio vocale, immaginare un suono o un movimento o, stimola le stesse regioni cerebrali coinvolte nell’esecuzione fisica effettiva. Questo tipo di visualizzazione può aiutare i cantanti a migliorare la precisione, la coordinazione e la velocità del loro canto, poiché prepara il corpo e la mente a eseguire in modo ottimale.

Conclusioni:

Nelle tecniche di canto, la visualizzazione è un elemento potente che può portare i cantanti a livelli superiori di performance. Attraverso la creazione di immagini sonore, l’esplorazione dell’interpretazione emotiva, il superamento delle difficoltà tecniche e l’allenamento della memoria muscolare, la visualizzazione svolge un ruolo chiave nel plasmare la voce e la comunicazione dei cantanti.

Lorenzo Pierobon © 2023

IL SUONO IMMOBILE

Il ruolo e la gestione del silenzio nel modello di MT Benenzon.

“Generalmente si definisce il silenzio come l’assenza di rumore, di agitazione. Il vero silenzio è molto più di un’assenza di rumore, è al di sopra della parola, al di sopra della musica: è un centro potente da cui scaturiscono tutte le creazioni.

Omraam Mikhaël Aïvanhov

 

“In principio era il Verbo……”, il suono creatore, ma prima del principio, probabilmente, esisteva il suono a cui tutto dobbiamo: il silenzio. Il silenzio alfa ed omega di ogni esistenza, inizio e fine di ogni seduta di musicoterapia, croce e delizia di ogni musicoterapeuta.

Temiamo il silenzio come se fosse portatore di un inganno, di un precipitare verso un vuoto dal quale non sappiamo difenderci. La nostra vita, riempita dalla velocità del fare, dedita alla costruzione di una personalità esteriore, non è più in grado di sopportare l’immobilità del silenzio, che invece si rivela la nostra parte più autentica e ricca di intuizione. Lasciare che questo spazio interiore ritrovi la sua collocazione nel nostro essere ci permette di lasciare il campo alla mente intuitiva ed osservatrice in grado di cogliere tutto quello che può arrivare sotto forma di “percezione improvvisa”, di “lampo”, uno stato interno che da vigore al corpo e chiarezza alle emozioni, spesso contaminate dal giudizio. Quello a cui aspiriamo all’interno di una seduta di musicoterapia è una comunicazione non verbale frutto di un ascolto interiore, dove il paziente non sia considerato un appiglio, ma un compagno di viaggio verso la costruzione di un contenitore emotivo.

L’instaurarsi del silenzio esalta i suoni della vita: il respiro, il battito cardiaco, e ci conduce verso una ricerca nirvanica del mai dimenticato suono intrauterino. Restare nel silenzio, nutrirsi del silenzio, significa attivare un profondo ascolto empatico, prepararsi ad entrare in contatto con l’altro agire nel suo mondo. E’ la capacità di immergersi nello spazio altrui e di partecipare ad una esperienza comune attraverso il non verbale. Il silenzio è una liturgia che attiva la relazione. In musicoterapia questo suono è quasi una necessità che prepara all’ascolto e alla interazione, per questo bisogna coltivare il rispetto e la comprensione del silenzio, questo “non luogo” che da origine all’ascolto, all’attesa, all’accoglienza; il musicoterapeuta ed il paziente li stabiliscono uno spazio profondo di condivisione che spesso si oppone all’isolamento. Una delle difficoltà che incontra il MT nello svolgimento della seduta, a mio avviso, è proprio la gestione del silenzio e di tutte le emozioni e scariche energetiche che ne conseguono, sia da parte del musicoterapeuta, che del paziente. Angoscia, ansia, paura, senso di inadeguatezza, tutti questi fantasmi improvvisamente si materializzano tra le pieghe di questo suono immobile. Molto spesso nelle sessioni di musicoterapia una parte di noi (terapeuti e pazienti) è attratta dal suono, bisogna riconoscere questo, perché la manifestazione sonora impedisce il manifestarsi dell’angoscia, infonde un senso di sicurezza.

Il suono ci protegge da riflessioni, allontana gli incubi, il suono è immediato e prepotentemente presente. Ma cosa pensiamo realmente di fronte al silenzio? Ci preoccupiamo di non capire i comportamenti del paziente? Lasciamo spazio alla sensazione di inadeguatezza? Riteniamo che possa significare una resistenza e per questo ci sentiamo in obbligo di “fare qualcosa” perdendo di vista il focus della seduta? Evidentemente è necessario che il musicoterapeuta abbia eliminato la paura del suo silenzio dalla mente perché questo possa esprimersi come reale valore e non essere interpretato come possibile resistenza. Dobbiamo, allora decidere di accettare il silenzio come “mezzo” e di utilizzarlo per “entrare dentro”, in esplorazione, ma rimanendo saldi nel nostro punto di percezione. Per dare ascolto sia a noi stessi che agli altri per imparare che nel silenzio in realtà c’è il suono. Quello che noi cerchiamo non è nei suoni, ma tra i suoni, non è nelle parole, ma tra le parole, restare nell’universo silenzioso significa ritrovare il mondo del simbolismo e il significato corporeo, o come diceva Simone Weil: “Ogni essere grida in silenzio per essere letto altrimenti”. E allora come fare? Non è sempre facile restare nel silenzio, attendere, spesso mi sono sentito in dovere di interrompere il silenzio per “fare musicoterapia” per non essere obbligato a restare in quell’universo in cui il paziente mi voleva con se. In questi momenti nella testa passano tanti dubbi e tante domande: cosa sto facendo? Quanto ancora dovrò aspettare? Questa assenza di suono sarà produttiva, porterà a qualcosa? E ancora, sentirsi quasi in dovere di produrre un suono, per me, per lui, per chi ascolta ed attende fuori dal setting, spesso mi sono sentito trascinato nella condizione di dover “fare”, per la paura del giudizio di chi non potrebbe capire quell’assenza di suono così prolungata. Padroneggiare adeguatamente questo “non suono”, non è cosa semplice, ma l’esperienza ed il tempo vengono in aiuto, posso dire con certezza che crescere (anche professionalmente) sia stato un aiuto più che concreto nell’aiutarmi a gestire questi momenti. Esperienza e ore di lavoro accumulate aiutano, ma mi metto anche nei panni di chi affronta questo percorso per la prima volta soprattutto in età molto giovane; a mio avviso il saper restare nel silenzio procede di pari passo con l’avanzare dell’età. Un aiuto ulteriore è sicuramente arrivato dall’intraprendere un lavoro ed una ricerca personale, attraverso tecniche quali la meditazione (o altre discipline orientali), che insegnano a stare nel silenzio, a non averne paura, ma a considerarlo un alleato. Il silenzio “esterno” che inevitabilmente si crea sposta l’attenzione verso l’interno, obbligandoci così ad ascoltarci intimamente e ad accedere a quello spazio intimo e silenzioso che mi piace definire il “luogo interiore”.

Lorenzo Pierobon

 

Melodie Cellulari: nuove prospettive di medicina rigenerativa

Questo video del Prof. Carlo Ventura, che ringrazio sentitamente per la sua ricerca sul campo, illustra i meravigliosi meccanismi che sottendono alle attività artistiche, musicali e vocali, ancora una volta la Scienza restituisce dignità e rispetto a tutte le pratiche derivate da antiche conoscenze ed elevata consapevolezza.  Proseguiamo senza indugio nelle nostre ricerche e nel nostro lavoro per permettere ad un numero sempre più elevato di persone di poter accedere a queste conoscenze.

Il canto migliora la qualità della salute nei pazienti Long Covid (The Lancet)

Un programma incentrato sulla riqualificazione respiratoria tramite tecniche di canto e pratiche olistiche.

Studio completo (English Version)

Sempre più spesso si torna a parlare di tecniche legate alla Voce, al canto e al respiro per migliorare la salute fisica e mentale delle persone. Secondo uno studio pubblicato su  Lancet Respiratory Medicine, un programma di respirazione specializzata e pratiche olistiche può migliorare la dispnea e la componente mentale della qualità della vita correlata alla salute nei soggetti con sintomi persistenti dopo Covid-19.

«Ci sono pochi interventi evidence-based per il long Covid, tuttavia, si consigliano pratiche  olistiche a sostegno del recupero. Abbiamo valutato se un programma di respirazione e benessere potesse migliorare la qualità della vita in questa popolazione» spiega Keir Philip, dell’Imperial College di Londra, primo nome dello studio. I ricercatori hanno valutato i dati di pazienti adulti trattati per long Covid nel Regno Unito dopo Covid-19 che presentassero affanno, con o senza ansia, ad almeno quattro settimane dall’insorgenza dei sintomi della malattia. I partecipanti al gruppo  hanno seguito un programma di respirazione e benessere di sei settimane, sviluppato per persone con long Covid che soffrono di dispnea, e incentrato sulla riqualificazione respiratoria tramite tecniche di canto e pratiche olistiche. 
L’analisi tematica dell’esperienza dei partecipanti  ha identificato tre temi chiave, ovvero i miglioramenti nei sintomi, la sensazione che il programma fosse complementare alle cure standard, e la particolare idoneità del canto e della musica a soddisfare i loro bisogni. «Approcci basati sul rapporto tra mente e corpo e sulla musica, che comprendono tecniche di gestione dei sintomi e pratiche ludiche, possono avere un ruolo importante nel supportare la guarigione» concludono gli autori.