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Regolazione polivagale, musicoterapia e canto armonico

La musicoterapia, la Voce, il suono sono territori vasti che non finiremo mai di esplorare e di conoscere a fondo, ecco perché sono molto importanti la ricerca e la formazione continua. Nel mio percorso professionale ho sempre cercato di inserire competenze tecniche, e conoscenze derivanti da altri settori, a volte da mondi completamente opposti. Questo mi ha permesso di creare un metodo di lavoro molto flessibile e versatile, ma soprattutto multidisciplinare. Il settore di ricerca delle neuroscienze è la nuova frontiera, il contenitore a cui attingere per completare le conoscenze e rimodularle per farle entrare a pieno diritto nel mondo delle terapie artistiche e musicali.

In particolare mi riferisco alla “teoria polivagale”, la quale presuppone che le memorie traumatiche non elaborate, ci impediscono la connessione con gli altri e con il mondo, di sviluppare relazioni sociali sane e appaganti, di vivere in uno stato di completezza e serenità. Le ricerche di Porges, sottolineano come il sistema nervoso legato al nervo vago possa creare una gerarchia di stati diversi a cui corrispondono altrettante reazioni:

dorso vagale ( freezing), simpatico ( fight or flight), ventro vagale (Flow). Muoversi in maniera   fluida attraverso questi tre stati è “il gioco della vita”.

La teoria polivagale, il canto armonico e la musicoterapia sono approcci terapeutici che possono influire positivamente sulla regolazione del nervo vago. La teoria polivagale di Stephen Porges ha evidenziato l’importanza del nervo vago nella regolazione delle risposte da stress e nella promozione del benessere, si basa sul concetto che il sistema nervoso autonomo sia composto da tre sottosistemi, ognuno dei quali è associato a diverse risposte fisiologiche e comportamentali. Il nervo vago, è il responsabile della regolazione dello stato di calma, della connessione sociale e dell’attivazione del riposo e della digestione. Quando il nervo vago è attivo, il corpo può raggiungere uno stato di rilassamento profondo e di equilibrio emotivo.

 

Il canto armonico:

Il canto armonico è una tecnica vocale che prevede la produzione simultanea di più suoni vocali. Durante questa pratica, l’esecutore sfrutta le cavità di risonanza per creare una serie di armonici sovrapposti alla voce principale. Questa tecnica è stata utilizzata da secoli in diverse tradizioni musicali e spirituali per scopi terapeutici e di meditazione. Il canto armonico può stimolare il nervo vago, contribuendo a promuovere una sensazione di calma, riduzione dello stress e benessere generale.

 

La musicoterapia:

La musicoterapia è una forma di terapia che utilizza la musica e elementi sonoro-musicali per promuovere il benessere fisico, emotivo, cognitivo e sociale delle persone. Durante le sessioni di musicoterapia, il terapeuta utilizza strumenti musicali, la voce e selezioni di brani musicali per creare un ambiente terapeutico sicuro e favorire la comunicazione, l’espressione delle emozioni e il rilassamento. La musica, può influire sul sistema nervoso autonomo e attivare una risposta emotiva e fisiologica di benessere, grazie anche alla stimolazione del nervo vago.

Di seguito alcuni possibili effetti derivati dalla combinazione delle tecniche descritte

 

  1. Riduzione dello stress e dell’ansia: la combinazione di queste tecniche può contribuire a ridurre i livelli di stress e ansia, favorendo una maggiore regolazione del sistema nervoso autonomo.
  2. Miglioramento del benessere emotivo: le pratiche che coinvolgono il canto armonico e la musicoterapia possono favorire un senso di calma, gioia e connessione emotiva, promuovendo un benessere generale.
  3. Miglioramento delle funzioni fisiologiche: la stimolazione del nervo vago attraverso queste tecniche può influire positivamente sulla regolazione della frequenza cardiaca, della pressione sanguigna e della digestione.
  4. Miglioramento della connessione sociale: la teoria polivagale evidenzia l’importanza della connessione sociale per la salute e il benessere. Il canto armonico e la musicoterapia possono favorire la connessione e la comunicazione non verbale, facilitando il senso di appartenenza e di connessione con gli altri.

 

La combinazione della teoria polivagale, del canto armonico e della musicoterapia possono offrire un approccio terapeutico completo per la regolazione del nervo vago e il miglioramento del benessere generale. L’integrazione di queste pratiche nella routine quotidiana può fornire strumenti preziosi per affrontare lo stress e per il mantenimento di uno stato di  salute ottimale.

Esistono tecniche e strumenti che favoriscono la regolazione degli stati e la transizione fluida tra di essi: il respiro, il suono, la musica e la Voce, possono essere a tutto diritto considerati “flow triggers”. La teoria polivagale chiarisce i meccanismi sottili che sottendono alla musicoterapia e all’utilizzo della Voce in ambito terapeutico, e fornisce risposte scientifiche ai risultati che si ottengono attraverso questi strumenti, in particolare ha fornito una nuova chiave interpretativa ai fenomeni che ho osservato in oltre 20 anni di attività e dato un nuovo impulso alle mie ricerche nel settore. Ecco perché la Voce, il suono e la musica continueranno ad essere la parte più importante del mio lavoro, in ambito didattico, terapeutico e di ricerca.

©Lorenzo Pierobon 2023

 

 

Vedere la Voce

L’importanza della visualizzazione nelle tecniche vocali secondo il metodo Vocal Harmonics in Motion

Il canto è un’arte che coinvolge non solo la nostra voce, ma anche corpo, mente e spirito. Mentre molti cantanti si concentrano sulla tecnica vocale e sull’allenamento fisico, un aspetto spesso trascurato è l’importanza della visualizzazione. La visualizzazione è una tecnica che implica l’uso dell’immaginazione per creare suggestioni mentali vivide e dettagliate. Nella pratica del canto, la visualizzazione può essere un potente strumento per migliorare la voce, liberare l’espressività e connettersi emotivamente con il pubblico. In questo articolo, esploreremo l’importanza della visualizzazione nelle tecniche di canto convenzionale e canto armonico e come questa può portare i cantanti ad elevare i livelli di performance.

Creare un’immagine sonora:

La visualizzazione consente ai cantanti di creare un’immagine sonora nella loro mente. Immaginare il suono desiderato e un movimento ad esso associato, aiuta a modellare la voce e a ottenere un controllo più preciso sull’emissione vocale, un’immagine mentale di un movimento può aiutare a raggiungere una maggiore consapevolezza delle sensazioni fisiche coinvolte nel canto e migliorare l’emissione del suono.

Superare le difficoltà tecniche:

La visualizzazione può essere utilizzata per superare le difficoltà tecniche nel canto. Ad esempio, se un cantante sta affrontando un passaggio vocale difficile, può immaginare mentalmente un’immagine che rappresenta il superamento di quella sfida. Potrebbe visualizzare fluidità e sicurezza, oppure un movimento virtuale associato ad un suono specifico o ad una nota. Questa visualizzazione positiva può contribuire a migliorare la fiducia e a superare le limitazioni tecniche, consentendo al cantante di raggiungere una performance più fluida e sicura.

Allenare la memoria muscolare:

La visualizzazione è anche un modo efficace per allenare la memoria muscolare. Immaginare mentalmente l’esecuzione corretta di un passaggio vocale, immaginare un suono o un movimento o, stimola le stesse regioni cerebrali coinvolte nell’esecuzione fisica effettiva. Questo tipo di visualizzazione può aiutare i cantanti a migliorare la precisione, la coordinazione e la velocità del loro canto, poiché prepara il corpo e la mente a eseguire in modo ottimale.

Conclusioni:

Nelle tecniche di canto, la visualizzazione è un elemento potente che può portare i cantanti a livelli superiori di performance. Attraverso la creazione di immagini sonore, l’esplorazione dell’interpretazione emotiva, il superamento delle difficoltà tecniche e l’allenamento della memoria muscolare, la visualizzazione svolge un ruolo chiave nel plasmare la voce e la comunicazione dei cantanti.

Lorenzo Pierobon © 2023

Melodie Cellulari: nuove prospettive di medicina rigenerativa

Questo video del Prof. Carlo Ventura, che ringrazio sentitamente per la sua ricerca sul campo, illustra i meravigliosi meccanismi che sottendono alle attività artistiche, musicali e vocali, ancora una volta la Scienza restituisce dignità e rispetto a tutte le pratiche derivate da antiche conoscenze ed elevata consapevolezza.  Proseguiamo senza indugio nelle nostre ricerche e nel nostro lavoro per permettere ad un numero sempre più elevato di persone di poter accedere a queste conoscenze.

Recensione: la notte della Sibilla, un rito musicale – 4 giugno 2022

LA NOTTE DELLA SIBILLA

CASA KEYOU, 4 GIUGNO 2022 con Giusi Zaccagnini, Lorenzo Pierobon, AnnA Taddonio

Battiti potenti di tamburo scuotono il vocio che subito si zittisce. Si dissipa, di colpo, il velo della quarta parete: entriamo tutti nella magia dell’Arte e si percepisce che quei battiti stanno cambiando le vibrazioni della Shala e le nostre, interiori.Ogni tanto un richiamo d’uccello irrompe, si insinua e si propaga come un’eco misteriosa.

Inquietante? Quei suoni, in fondo, lo sono, come tutti i richiami, e dicono: “Preparati, anima, all’incontro! Vexilla initura sunt. Sibilla venit[1]…”.E proprio quell’inquietudine è la chiave d’accesso che prepara all’evento: un occhio disposto a cogliere l’azione teatrale/rituale, l’altro pronto a guardare in interiore hominis. E il ritmo insiste, incalza e fa da tappeto agli altri suoni che evocano immagini, fors’anche emozioni, ma ancora senza precisa identità.

Quand’ecco, come dal cunicolo dell’antro, avanza Lei. E vengo catapultata a Cuma, in quel corridoio di passaggio che sta nella mia memoria di studentessa.Lei, avvolta e nascosta da veli, accompagnata da tintinnii di sonagli e da bagliori evanescenti. Anche Lei inquietante, perché pienamente avvolta dal Mistero, a cui si aggiungono le nostre aspettative e, forse, i ricordi dell’immaginario.

Avanza, maestosa, con lentezza, entrando con circospezione nello spazio sacro, appositamente per Lei predisposto con fumigazioni sapienti e rituali.E comincia il disvelamento, lentamente, quel poco che serve ora. E poi ancora e ancora.Finché un urlo acutissimo squarcia inaspettatamente il silenzio, appena sostenuto dalle Voci di AnnA Taddonio e Lorenzo Pierobon.

Il cuore accelera i battiti, ma quell’urlo ha avuto il potere di tacitare la mente e, in fondo, anche le meravigliate attese degli spettatori.È come se si fosse formata una bolla fuori dallo spazio-tempo e non ci fosse più distinzione fra pubblico, musicisti (che hanno sempre intessuto con Lei un dialogo potente di suoni e Voci dalla grande forza evocatrice) e la Sibilla stessa, che da quel momento ha costituito il focus per tutti gli astanti.

Davanti a Lei, fra due lanterne, è posta una grande ciotola tibetana che contiene le nostre domande o delle parole-chiave su cui ha dato i suoi responsi oracolari, mirabilmente improvvisando (l’attrice, Giusi Zaccagnini) per più di un’ora, con acute e profonde osservazioni e con saggi consigli, pur non sapendo da chi provenissero le domande e le suggestioni tematiche; io credo, però, in base alla mia personale esperienza di quella sera, che si sia comunque sintonizzata con i presenti, molto più di quanto Lei stessa possa aver immaginato, incarnando davvero, e non solo per finzione teatrale, il ruolo della Sibilla. Ogni piccolo foglio viene pescato dalla ciotola sonora e riposto con pari cura, con una mano rispettosa e forse guidata da mani “altre”… Chissà?! Amore, Chiave, Malattia, Mistero… un mondo dietro ogni parola. Sarebbe stato facile cadere nella banalità, ma questo non è stato, mai. Anzi!

“Così la neve al sol si disigilla /così al vento ne le foglie levi / si perdea la sentenza di Sibilla.” (Dante, Par. XXXIII 64-66)

Eppure quell’Essere misterioso, dalla voce talora potente e penetrante, a volte inquietante, altre volte pari a un soffio di vento, con il passare del tempo e dei responsi, si è via via completamente dis-velato, palesando alla fine solo la Donna, potente e fragile, umile ed eccelsa; donna fra le donne, umana fra gli umani. E con un altro urlo lacerante ha sigillato la fine del suo intervento. Alfa e Omega impresse su una lapide ideale con la sola forza della Voce. Ma la suggestione non sarebbe stata così potente, se ogni momento non fosse stato preparato e accompagnato, sostenuto e sottolineato dalle magiche sonorità prodotte da AnnA e Lorenzo: tamburi sciamanici, gong, campane tibetane… e i canti ispirati che, a momenti, mi hanno dato l’impressione che provenissero dal sancta sanctorum di un tempio, tale era la mirabile sacralità delle Voci.Arte che nasce dalle connessioni, dall’Ascolto reciproco, da una sorta di sintonizzazione spontanea, che ha del miracoloso. E con profonda riconoscenza ringrazio chi ha ideato, realizzato e ospitato questa “Notte della Sibilla”, perché, oltretutto, mi ha ricordato quanto scrisse Servio nel suo commento all’Eneide di Virgilio: “Si dice Sibilla ogni fanciulla che abbia la capacità di accogliere la divinità nel suo petto”.

Se ci ricordassimo più spesso questa “verità”, daremmo più frequentemente Voce al Divino che è in noi e diventeremmo davvero “profetesse” del nostro deus interiore. Perché “profeta”, contrariamente a quanto generalmente si pensa, non è colui che “dice prima” gli eventi futuri, ma chi parla “al posto di…” un “dio”, si fa ispirare, invasare dall’enthousiasmòs, l’ispirazione divina (il furor dei Latini).

Ma la buona notizia (e non è affatto una novità, sia chiaro) è che questa Voce non va più ricercata in un “altrove” fuori di noi (in latino “altrove” si dice alibi… un caso?), ma, con espressione già precedentemente usata, in interiore hominis.

Lì è la sede, nell’umiltà del più potente incontro con la nostra parte divina.

Maria Rita Piva

[1] I vessilli stanno per entrare. La Sibilla viene.

Il canto migliora la qualità della salute nei pazienti Long Covid (The Lancet)

Un programma incentrato sulla riqualificazione respiratoria tramite tecniche di canto e pratiche olistiche.

Studio completo (English Version)

Sempre più spesso si torna a parlare di tecniche legate alla Voce, al canto e al respiro per migliorare la salute fisica e mentale delle persone. Secondo uno studio pubblicato su  Lancet Respiratory Medicine, un programma di respirazione specializzata e pratiche olistiche può migliorare la dispnea e la componente mentale della qualità della vita correlata alla salute nei soggetti con sintomi persistenti dopo Covid-19.

«Ci sono pochi interventi evidence-based per il long Covid, tuttavia, si consigliano pratiche  olistiche a sostegno del recupero. Abbiamo valutato se un programma di respirazione e benessere potesse migliorare la qualità della vita in questa popolazione» spiega Keir Philip, dell’Imperial College di Londra, primo nome dello studio. I ricercatori hanno valutato i dati di pazienti adulti trattati per long Covid nel Regno Unito dopo Covid-19 che presentassero affanno, con o senza ansia, ad almeno quattro settimane dall’insorgenza dei sintomi della malattia. I partecipanti al gruppo  hanno seguito un programma di respirazione e benessere di sei settimane, sviluppato per persone con long Covid che soffrono di dispnea, e incentrato sulla riqualificazione respiratoria tramite tecniche di canto e pratiche olistiche. 
L’analisi tematica dell’esperienza dei partecipanti  ha identificato tre temi chiave, ovvero i miglioramenti nei sintomi, la sensazione che il programma fosse complementare alle cure standard, e la particolare idoneità del canto e della musica a soddisfare i loro bisogni. «Approcci basati sul rapporto tra mente e corpo e sulla musica, che comprendono tecniche di gestione dei sintomi e pratiche ludiche, possono avere un ruolo importante nel supportare la guarigione» concludono gli autori.

Le cinque stanze e il mistero della Voce

Entrare in contatto profondo con la voce comporta un viaggio fortemente simbolico “da fuori a dentro”, la possibilità di unire la linea orizzontale con quella verticale, per questo ho sentito l’esigenza di creare il percorso delle cinque stanze, una modalità di preparazione e di riscaldamento con tre diversi livelli di fruizione: fisico, energetico, simbolico. In questa esplorazione entreremo in possesso di strumenti da utilizzare, simboli, intuizioni, otterremo  la possibilità di liberarci dei nostri fardelli emotivi, energetici, mentali. Chi conosce il mio lavoro sulla voce sa che ogni incontro, individuale o di gruppo, inizia sempre in modo rituale con il percorso delle cinque stanze.

LA STANZA DEL SUONO: dedicata al paesaggio sonoro che ci accompagna nel percorso, il primo passo è quello di entrare in contatto profondo con tutte le fonti sonore presenti nel “qui e ora”, affinando l’udito si aumenta la concentrazione e la presenza.

LA STANZA DELLA MATERIA: entriamo in contatto con con il corpo evidenziando i messaggi che quest’ultimo ci invia incessantemente; aumenteremo così la consapevolezza dei blocchi e delle tensioni fisiche.

LA STANZA DELLE EMOZIONI: il contenitore del nostro stato d’animo, qui possiamo percepire in modo netto le emozioni che governano il nostro essere nel momento presente.

Le prime tre stanze permettono al nostro sistema corpo/mente di entrare in uno stato di profonda attenzione e presenza.

LA STANZA DEL RESPIRO: qui avviene il contatto alchemico tra terra e cielo, la trasformazione del respiro meccanico in respiro consapevole. Successivamente attraverso l’emissione di alcuni suoni consonantici ci concediamo la possibilità di liberare simbolicamente tutto ciò che può ostacolare il nostro percorso: paure, tensioni, blocchi e pensieri negativi.

LA STANZA DELLA VOCE: il luogo piú sacro della “cattedrale sonora” in cui viene custodito il Mistero, qui inizia il riscaldamento vocale e la pratica esoterica della Voce, entriamo in contatto con il non luogo: L’altrove.

Lorenzo Pierobon © 2014

La voce il simbolo e la cattedrale sonora

Usare la Voce in modo esoterico significa, prima di tutto, utilizzare il potere dell’intenzione per creare a livello sottile il suono, successivamente si attinge alla forza archetipica del simbolo e solo allora si procede a produrre acusticamente il suono, in pratica: dal pensiero al simbolo, dal simbolo alla creazione. Mi piace pensare che attraverso le Voce si possa costruire la ” cattedrale sonora”, un luogo dove esprimere le emozioni più profonde e attivare un processo trasformativo capace di innalzare il nostro canto a livelli superiori. In tempi  antichi, quando si decideva di erigere un edificio sacro, si procedeva ad identificare un luogo preciso piantando un palo di legno nel terreno, attorno a questo centro “energetico” veniva tracciata una circonferenza, e da questo punto preciso preciso si iniziava a edificare  la costruzione sacra. Il  punto  rappresenta il principio, la Fonte, il cerchio  l’eternità, lo spazio fluido, se a questo aggiungiamo le vocali  U I, che nella mia pratica vocale simboleggiano terra e cielo, otteniamo questo potente simbolo di attivazione per la “cattedrale sonora”.

 Lorenzo Pierobon © 2022

 

Sound research Stanford University

Ecco le ultime novità provenienti dalla prestigiosa università di Stanford riguardanti le ricerche sulle applicazioni del suono in medicina.
Ricordate la Cymatica?

https://stanmed.stanford.edu/listening/innovations-helping-harness-sound-acoustics-healing.html

Lo Yoga Ratna-il gioiello dello Yoga (Patrizia Martinelli)

propone un cammino per entrare dentro se stessi e potersi conoscere al di là degli specchi (quelli reali o anche quelli che ci rimandano le altre persone), aprirsi alla consapevolezza e scoprire il gioiello nascosto in ognuno per poter ridefinire la propria identità.

La maestra Gabriella Cella ha ideato questo metodo che si basa su una ricerca che pone al centro il simbolo, legato alle forme del corpo e del respiro con tutta la sua forza dirompente.

Il corpo si esprime in tante forme differenti, tante quanto l’universo ne può contenere e quante la mitologia e la simbologia più antica hanno manifestato, forme che hanno un riferimento reale oppure meramente fantastico, che esprimono modalità legate al femminile oppure al maschile.

Proprio osservandosi senza giudizio, nell’immobilità dell’asana, ascoltando il tipo di respirazione che si crea, percependo l’elemento e dunque il Raja Chakra che è influenzato, è possibile risvegliare il simbolo che agisce all’interno. Accogliere ciò che appare senza giudicare, vivere l’armonia e l’eleganza del gesto, lasciare affiorare sensazioni di piacere o di disagio senza sottrarsi, può far emergere parti di sé finora ignote e sperimentare la complessità dell’esistenza.

E altrettante possibilità ce le offre il respiro che ci porta all’interno ed è strumento di autoconoscenza. Con il pranayama impariamo esercizi che ci permettono di individuare il nostro stato energetico e che producono effetti benefici come farci superare stati emozionali intensi, trovare la calma e la concentrazione e che possono equilibrare, rilassare o energizzare a seconda di quello di cui abbiamo bisogno. Esercizi che hanno particolari caratteristiche simboliche oltre che azioni terapeutiche ed energetiche.

E non dimentichiamo che il respiro può diventare suono con i Mantra (che significa strumento per la mente): quando i dati sensoriali ed emotivi che ci raggiungono e ci coinvolgono, creano confusione al nostro interno e la mente riflette un’immagine distorta della realtà, la recita dei mantra può favorire il silenzio della mente e lo scorrere dell’energia vitale. Dedicandoci a questa pratica in una ricerca che ha bisogno di una guida attenta, è possibile sperimentare come sia possibile diventare un tutt’uno con questi suoni e realizzare di essere una cassa di risonanza dell’armonia universale. Con i Bija Mantra (Mantra seme) relati ai Maha Raja Chakra (che sono vibrazioni cosmiche concentrate nel microcosmo umano e rappresentano le tappe evolutive nel percorso realizzazione individuale) ci si riferisce a suoni che vanno ad amplificare la concentrazione su questi Centri di energia e sugli elementi ad essi correlati, per stimolarli.

Se si avverte la spinta a voler cambiare qualcosa di se stessi o della vita che si conduce, lo Yoga Ratna ci aiuta. Se in una determinata fase della vita si ha più bisogno di forza o di equilibrio, di fluidità o di fermezza, di abbandono oppure di stabilità, è possibile scegliere esercizi respiratori e mantra adatti alla situazione, così come posizioni di eroi ed eroine, di divinità, di animali, di elementi della natura in cui si evidenzi quella qualità che ci interessa potenziare.

La pratica di questo tipo di Yoga diviene uno strumento duttile e prezioso a disposizione di chi non voglia perdersi in vane acrobazie o effetti consolanti, ma intenda liberarsi dalle abitudini con cui è solito definirsi.

 

Patrizia Martinelli ha conosciuto lo Yoga all’inizio degli anni ‘80 e si è diplomata presso l’E.F.O.A. (European Federation of Oriental Arts) nel 1992 e presso la S.I.Y.R. (Scuola Insegnanti Yoga Ratna) nel 2003. E’ socia YANi (Associazione Nazionale Insegnanti Yoga). È appassionata alla ricerca in questo ambito ed a questo fine ha viaggiato in India , soggiornando in alcuni Ashram, e continua a seguire percorsi formativi e sentieri d ricerca. Vive a Lucca dove insegna Yoga da trenta anni presso l’associazione da lei fondata, il Centro Amrita. patrimartix@gmail.com   3293773096

Cosa significa educare ai valori? (Diego Miscioscia)

di Diego Miscioscia, psicologo e psicoterapeuta

Dare significato alla propria vita facendo riferimento a valori profondi in cui crediamo rappresenta una delle principali condizioni di serenità e benessere per ogni essere umano. A volte si confonde il benessere legato al possedere dei valori con il possesso di una buona educazione. In realtà, si tratta di cose completamente diverse: un adulto può essere ben educato nelle relazioni sociali e spietato con i propri figli o con la propria moglie.

Questo è il primo anno in cui in Italia è obbligatorio l’insegnamento dell’Educazione Civica. Ma, quanti insegnanti e quanti genitori hanno in mente quali sono le basi naturali di questa disciplina? E’ forse sufficiente inculcare nei bambini e nei ragazzi alcuni principi etici per avere dei buoni cittadini? In effetti, così facendo, rischiamo soltanto di imporre dei comportamenti non sentiti da parte di chi cresce creandogli dei conflitti interni. In adolescenza, poi, quando una regola viene suggerita dagli adulti e non è sentita come propria da parte dei ragazzi, essi di solito tendono a fare proprio la cosa opposta. La vera educazione civica, invece, coincide col far maturare in ogni bambino e in ogni ragazzo delle parti di sé che favoriscono spontaneamente la sua adesione a comportamenti etici.

Non è per niente sufficiente, dunque, pensare per le nuove generazioni a un intervento nozionistico superficiale di qualche ora di Educazione Civica nell’ambito del loro curriculum scolastico. Tale operazione, infatti, rappresenterebbe soltanto una sorta di maquillage superficiale che nasconderebbe il vuoto affettivo e quindi etico a cui è condannato chi cresce all’interno dell’attuale cultura.

Ma cosa sono gli ideali e quali sono le loro basi naturali? E’ di questo che mi occupo nel libro di psicologia “I valori degli adolescenti. Nuove declinazioni degli ideali e ruolo educativo degli adulti” che uscirà con la casa editrice Franco Angeli nell’aprile del 2021.

Provo qui a riassumere quali sono le basi psicologiche che devono guidare un vero progetto di Educazione ai valori nel terzo millennio e le conseguenti implicazioni pedagogiche.

 

Maturazione etica e salute mentale

Vi è una stretta relazione tra la condizione di benessere psicologico e la piena maturazione etica. Questo doppio obiettivo, come rivelano gli studi più recenti della psicoanalisi e delle neuroscienze, si può affermare solamente attraverso lo sviluppo e l’integrazione di tutte le diverse parti del Sé e dei loro impliciti e differenti “sistemi di valore” (sistemi motivazionali o codici affettivi). Se un bambino, ad esempio, non vive un buon attaccamento alla madre, da adulto non svilupperà una base sicura e questo lo porterà a sentirsi sempre frustrato, insicuro e la sua relazione con gli altri sarà improntata sulla dipendenza o sul dominio. Oppure, se un bambino subirà rimproveri e minacce da parte dei genitori, le sue relazioni future saranno condizionate da vissuti paranoici e da atteggiamenti eccessivamente violenti nella gestione dei conflitti. Le sue parti del Sé ferite condizioneranno negativamente tutti i suoi valori.

Quando si lavora in ambito scolastico, dunque, la programmazione di un corso di Educazione ai valori si fa più complessa e implica strategie multi professionali, multi sistemiche e multi modali finalizzate a creare una condizione di democrazia affettiva. La programmazione di un percorso di Educazione ai valori, cioè, dovrebbe essere fatta coinvolgendo diverse figure professionali (insegnanti, psicologi, pedagogisti e formatori), condividendo gli obiettivi con altri sistemi educativi (oltre la scuola, la famiglia, gli ambiti sportivi, ricreativi e religiosi frequentati dai ragazzi, dando una certa importanza anche alla cultura giovanile con cui i ragazzi entrano in contatto) e infine, andrebbero privilegiate scelte metodologiche e strumenti che rafforzino al massimo la capacità dei ragazzi di saper scegliere.

 

Che cos’è la democrazia affettiva?

 La democrazia affettiva rappresenta una condizione d’equilibrio e armonia tra le diverse parti del Sé. Essa è alimentata da una tendenza naturale all’armonia interna ed esterna. Rappresenta, quindi, il correlato neurofisiologico di una cultura di pace. Tale modello, tuttavia, è ostacolato da difese disfunzionali e da tutto ciò che sul piano educativo e relazionale danneggia la maturazione delle diverse parti del Sé. Un educatore o un insegnante, dunque, se vogliono aiutare un bambino nel difficile compito evolutivo di sviluppare forti valori è necessario che sappiano innanzitutto fare un’attenta valutazione della sua condizione psicologica chiedendosi: che esperienze ha vissuto questa persona fino a questo momento? Ha subito traumi, violenze o lutti? I valori che un ragazzo arriverà a costruire spontaneamente, infatti, possono essere stati indeboliti o cancellati del tutto a causa di gravi frustrazioni o carenze subite nei primi legami infantili. A causa di queste ferite, dunque, al posto dell’autostima, del rispetto degli altri e della fiducia nel futuro, egli potrebbe sviluppare soprattutto tristezza, apatia, chiusura, rabbia, ansia, atteggiamenti manipolativi e di controllo. L’insicurezza potrebbe portarlo a rinunciare ai suoi impegni oppure a sviluppare un ideale distorto di perfezionismo. Se non s’interviene in tempo, dunque, difficilmente poi la realtà adulta riuscirà a modificare questi atteggiamenti e vissuti negativi.

 

I sistemi motivazionali

 Le qualità più importanti e profonde dei valori dipendono soprattutto da sistemi motivazionali studiati dalla psicoanalisi e dalle neuroscienze quali l’attaccamento (codice materno), l’accudimento (codice materno e paterno), il sistema cooperativo di scambio e il sistema competitivo di rango (codice fraterno), la sessualità finalizzata alla formazione di una coppia (codici erotici). Oggi, in sostanza, è possibile evidenziare all’interno del cervello i correlati neurofisiologici della nostra attività mentale, in particolare i sistemi affettivi ed emotivi di base da cui scaturiscono le motivazioni personali e le decisioni, che poi tutti noi, da adulti, riconosceremo come espressione dei nostri valori. Quando si è in grado di offrire una risposta adeguata e positiva all’intenzione promossa da un sistema motivazionale, si attiva una ricompensa di tipo emotivo, mentre un insuccesso implica lo sviluppo di emozioni negative. Da questi sistemi motivazionali decollano valori come l’appartenenza, la cura, la comprensione, la compassione, la responsabilità, l’autonomia, la libertà, la solidarietà, la seduzione e lo scambio. Pur essendo una risorsa filogenetica, i codici affettivi richiedono una sorta di saturazione positiva, alimentata dalla cura amorevole del bambino da parte dei genitori. In caso contrario, un soggetto, pur potendo contare sui codici affettivi come risorsa interna, non riuscirà a esprimere al meglio le loro potenzialità e i loro valori.

Trattandosi di dispositivi interni al servizio della vita e della sopravvivenza dell’uomo, i codici affettivi rappresentano in genere il veicolo di sentimenti positivi. Essi, dunque, quando hanno ricevuto una buona saturazione nel corso della crescita, sono anche orientati alla costruzione di buone relazioni di scambio sia a livello intrapsichico e sia a livello interpersonale.

Tutti questi valori implicano una relazione con gli altri: non possono essere insegnati! Essi vanno costruiti all’interno di relazioni significative.

 

Meccanismi interni disfunzionali

La tendenza a radicalizzare la propria verità, a militarizzare il proprio punto di vista affettivo negando il valore e l’utilità degli altri codici affettivi rappresenta una disfunzione psicologica che si attiva facilmente dentro tutte quelle persone che non sono state aiutate a saturare affettivamente in modo equilibrato i diversi codici affettivi.

Questo scelta disfunzionale rappresenta l’ostacolo più importante in vista dell’elaborazione di un’etica matura. L’imperialismo di un unico codice affettivo, infatti, impoverisce il mondo affettivo interno e impedisce il contatto con gli altri valori veicolati dagli altri codici affettivi naturali, che sono stati silenziati da questo dispositivo; diventa inoltre difficile utilizzare la relazione o eventualmente il conflitto come occasione per crescere e per scoprire altri sguardi affettivi, e quindi altri valori utili per muoversi nella realtà.

In questo processo patologico, avviene una metamorfosi negativa anche degli stessi valori che l’individuo ha conservato: da ideali positivi, che sanno dialogare e integrarsi con gli altri codici affettivi dentro l’individuo e nelle sue relazioni col mondo, essi si trasformano in valori rigidi e militarizzati. Così, essi perdono le proprie qualità ideali positive, sia all’interno dell’individuo sia nelle sue relazioni esterne, e si trasformano da utile Ideale dell’Io in una sorta di Super io rigido e violento. Non nutrito dall’amore dei genitori, in lui il codice del bambino esprimerà soprattutto paura, insicurezza, rabbia e dipendenza, il codice materno, a causa dell’ansia, apparirà debole o invischiante e invadente, il codice paterno, privo di buone identificazioni, sarà debole oppure autoritario, punitivo e controllante, l’articolazione del codice fraterno sarà ambivalente: troppo competitiva o troppo diffidente e sottomessa.

 

Cultura, valori e condizionamento sociale

 L’uomo non ha ancora acquisito dentro di sé la capacità di tradurre nella realtà in una forma armoniosa, completa e integrata tutta la complessa dotazione valoriale di cui dispone naturalmente. Non a caso, tutti i modelli sociali e politici che si sono affermati nel corso della storia umana rappresentano solo un’espressione parziale dei valori naturali: sono, quindi, da un punto di vista psicologico dei modelli incompleti. Per sostenere chi cresce, la cultura in tutte le sue diverse manifestazioni (religione, filosofia, scienze sociali, diritto, politica, sistema educativo e scolastico, narrazioni artistiche e letterarie, ecc.) nel corso dei secoli ha cercato di tracciare delle strade con indicazioni sempre più precise per trasmettere alle nuove generazioni la cornice etica dentro cui muoversi. Una volta imposti nella società come morale, e quindi come costume (la parola morale deriva dal latino mos, moris, significa, cioè, costume; allo stesso modo, anche la parola etica etimologicamente deriva dal greco antico etos, etikos che ha lo stesso significato di costume), tali strade diventano l’etica di riferimento per quella determinata società. Ogni morale sociale, tuttavia, più che essere un costume utile per la definizione dei propri valori, spesso si è trasformata in una corazza rigida che ha impedito alle nuove generazioni di evolversi o più semplicemente di pensare con più equilibrio a ciò che è giusto o sbagliato. Nella società, dunque, oggi come ieri, sono sempre stati presenti degli agenti patogeni capaci di condizionare negativamente i valori naturali di chi cresce. Oggi la ricerca dei propri valori da parte dei giovani si arresta molto presto a causa di elementi patogeni presenti nell’attuale cultura sociale: se sono scomparse, infatti, le grandi ideologie moralistiche, al loro posto è subentrata una cultura edonista e narcisistica che condiziona soprattutto gli individui più fragili. Ne deriva l’incapacità da parte di molti ragazzi di definire un proprio orizzonte etico.

Avere dei valori sentiti profondamente favorisce il benessere psicologico e offre sicuramente maggiori garanzie di creatività rispetto a una vita piatta, tranquilla e priva di scopi.

Diego Miscioscia; Psicoterapeuta, socio fondatore dell’Istituto Minotauro dove insegna nella scuola di psicoterapia. Ha pubblicato numerosi volumi. diegomiscioscia@libero.it